PIL in crescita nel 2022 ma sale la pressione fiscale, Confcommercio e Confesercenti in coro: "Bisogna intervenire"

- di: Daniele Minuti
 
L'Istat ha pubblicato lo studio "Pil e indebitamento delle amministrazioni pubbliche nel 2022" e i dati resi noti dall'Istituto mostrano come il Prodotto Interno Lordo italiano nel 2022 sia cresciuto in volume del 3,7% (ai prezzi di mercato è stato pari a 1.909,154 miliardi di euro, in crescita del 6,8% su base annua).

Sale la pressione fiscale, Confcommercio e Confesercenti: "Bisogna intervenire"

Come spiegato nella nota, dal lato della domanda interna c'è stata una crescita del 9,4% degli investimenti fissi lordi e del 3,5% dei consumi finali nazionali, mentre dal lato dei flussi con l'estero, le esportazioni di beni e servizi sono aumentate del 9,4% e le importazioni dell’11,8%.
La domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito positivamente alla dinamica del Pil per 4,6 punti percentuali, mentre l'apporto della domanda estera netta è stato negativo per 0,5 punti e quello della variazione delle scorte per 0,4 punti. Il valore aggiunto ha registrato aumenti in volume del 10,2% nelle costruzioni e del 4,8% nelle attività dei servizi. In contrazione dell'1,8%, invece, agricoltura, silvicoltura e pesca e dello 0,1% l'industria in senso stretto.

La pressione fiscale complessiva, nel 2022 è risultata pari al 43,5%, in crescita a causa dell'aumento del 7% delle entrate fiscali e contributive, superiore rispetto a quella del Pil a prezzi correnti (+6,8%).

L'
Ufficio Studi di Confcommercio ha così commentato in una nota: "Il sistema produttivo italiano si è mostrato vitale e reattivo rispetto al doppio shock della crisi pandemica prima e della crisi energetica, poi. Il +3,7% fatto registrare dal il reale nel 2022 è la sintesi di un forte impulso della domanda interna (consumi nazionali e investimenti), che contribuisce per 4,6 punti percentuali, a fronte di un contributo negativo di quasi un punto percentuale delle scorte e del saldo della domanda estera. La pressione fiscale sale però di 1,2 punti percentuali della pressione fiscale, al record assoluto dal 1995. Non c’è dubbio che l’afflusso di risorse tramite il gettito abbia consentito di finanziare tutte le forme di sostegno e di sussidio alle famiglie e alle imprese, soprattutto nella fase della pandemia, ma anche per la neutralizzazione degli impatti indotti dai pesanti rincari energetici, a vantaggi degli strati sociali più fragili ed esposti. Tuttavia tale drenaggio verso il bilancio pubblico di flussi reddituali e contributivi da parte dei ceti produttivi più strutturati e resilienti va corretto velocemente per ricondurlo a dinamiche tali da non compromettere, con un eccesso di pressione fiscale, quel sentiero di crescita robusta che sarebbe opportuno mantenere anche nei prossimi anni, proprio per garantire il riequilibrio dei conti pubblici e la riduzione del disavanzo nel momento in cui verranno ripristinati i vincoli stringenti del Patto di Stabilità e Crescita".

Dello stesso tono il commento di Confesercenti: "La ripartenza dell’economia e la crescita dell’inflazione hanno spinto le entrate del fisco, e nel 2022 la pressione fiscale si è assestata sul 43,5%: sebbene sia solo in lieve aumento rispetto all’anno precedente, è comunque un livello altissimo, superiore anche a quello registrato all’epoca dell’Austerity di Monti nel biennio 2012-2013. Un segnale chiaro: è giunto il momento di tagliare le tasse. La riforma fiscale in via di impostazione da parte del Governo deve concretizzarsi al più presto. Un taglio consistente delle imposte libererebbe risorse per famiglie ed imprese, aiutandoci a superare le difficoltà create dalla corsa dei prezzi dei beni energetici e consolidando la ripresa dei consumi e la crescita economica post-pandemica".
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