L’economia italiana mostra segnali di vivacità nel primo scorcio del 2025. Secondo i dati pubblicati dall’Istat, il Prodotto interno lordo (PIL) è cresciuto dello 0,3% nel primo trimestre dell’anno rispetto ai tre mesi precedenti, e dello 0,6% su base annua, rispetto al primo trimestre del 2024. Un risultato che supera le previsioni di molti analisti e che pone l’Italia in una posizione favorevole nel confronto europeo, dove Germania e Francia hanno segnato rispettivamente +0,2% e +0,1%.
Crescita del PIL oltre le attese nel primo trimestre: +0,3%. Giorgetti: “Meglio di altri in Europa”
Il dato italiano, pur ancora contenuto in termini assoluti, rappresenta un’accelerazione rispetto all’ultimo trimestre del 2024, quando la crescita era rimasta sostanzialmente ferma. L’industria manifatturiera, le costruzioni e in parte anche i servizi avanzati hanno sostenuto la ripresa, nonostante la frenata dei consumi interni. L’export resta uno dei motori principali, ma a trainare la crescita sono stati anche gli investimenti pubblici, legati in buona parte alla spesa del Pnrr.
La soddisfazione del ministro Giorgetti: “Segnale importante”
Immediato il commento del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che ha definito il risultato “un segnale importante per la nostra economia, che dimostra la correttezza delle previsioni contenute nella Nadef e nella legge di bilancio”. Il ministro ha sottolineato come l’Italia stia facendo meglio di altri partner europei, confermando “la solidità del nostro impianto economico, anche in un contesto di incertezze internazionali e tensioni geopolitiche”.
Per Giorgetti, la combinazione di politiche fiscali prudenti e investimenti selettivi sta dando i suoi frutti: “Abbiamo scelto di non seguire la strada della spesa facile, ma di sostenere settori chiave e riforme strutturali”. Il riferimento è in particolare agli incentivi per la transizione verde, agli investimenti infrastrutturali e alle riforme del mercato del lavoro e della pubblica amministrazione in corso di attuazione.
Il confronto europeo: Italia sopra Germania e Francia
La fotografia scattata dall’Istat acquista ancora più rilievo alla luce del confronto con gli altri grandi Paesi dell’Unione. La Germania, dopo due trimestri negativi consecutivi nel 2024, ha segnato un timido +0,2% nel primo trimestre del 2025, appena in linea con le attese. La Francia ha registrato un +0,1%, frenata dalla stagnazione dei consumi e dal rallentamento della produzione industriale.
Per l’Italia, che negli anni scorsi aveva spesso viaggiato a un ritmo inferiore rispetto ai vicini europei, si tratta di un’inversione di tendenza significativa. Alcuni osservatori evidenziano però come il differenziale positivo possa essere temporaneo, legato anche al calendario fiscale favorevole e a una finestra espansiva del ciclo edilizio, spinta dal Superbonus e dalle misure post-pandemia ancora in esecuzione.
Rischi e prospettive: tra inflazione, tassi e riforme
Non mancano tuttavia le incognite. Il rallentamento globale, le tensioni commerciali e il quadro monetario restrittivo imposto dalla Banca centrale europea continuano a pesare sulle prospettive del secondo semestre. Il livello dei tassi d’interesse rimane elevato e il credito alle imprese, soprattutto quelle medio-piccole, si sta contraendo. L’inflazione, pur in calo rispetto ai picchi del 2022-2023, resta sopra il target del 2% fissato dalla BCE, erodendo il potere d’acquisto delle famiglie.
Il governo punta a consolidare la crescita attraverso il pieno utilizzo delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza e l’attuazione di riforme in grado di aumentare la produttività. Il ministro Giorgetti ha ribadito che “la seconda parte dell’anno sarà decisiva” e ha chiesto “uno sforzo corale per mantenere l’Italia su un sentiero di crescita duratura, inclusiva e sostenibile”.
Le reazioni del mondo economico: “Segnali incoraggianti, ma serve stabilità”
Il dato dell’Istat è stato accolto positivamente anche dal mondo delle imprese. Confindustria parla di “un segnale incoraggiante” che deve però essere consolidato con politiche di lungo periodo. “L’instabilità normativa, il peso fiscale e la difficoltà ad accedere al credito – si legge in una nota – restano i principali ostacoli per la competitività del sistema Italia”. Anche Confcommercio e CNA chiedono interventi strutturali sul cuneo fiscale e sulla semplificazione burocratica, per trasformare l’attuale rimbalzo in una ripresa duratura.