Nel Giardino di Ercole rifioriscono i profumi dell’antica Roma: un restauro botanico ricostruisce l’arte sensoriale sepolta dal Vesuvio.
(Foto: una parte dell'antica Casa del profumiere a Pompei)
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Un viaggio tra i profumi perduti dell’Impero
Pompei torna a profumare di rose antiche, viole e ruscus. Dopo secoli di silenzio e ceneri, l’antica “Casa del profumiere”, oggi ribattezzata come “Casa del Giardino di Ercole”, è di nuovo viva. Non solo per il restauro architettonico, ma per un’autentica rinascita olfattiva: nel cuore del Parco Archeologico, un giardino romano rifiorisce grazie a un intervento che unisce archeologia, botanica e cultura materiale.
Riaperta l’11 giugno 2025, la domus sarà visitabile ogni martedì come “casa del giorno” e rappresenta uno dei più affascinanti progetti filologici di ricostruzione dell’ambiente sensoriale pompeiano.
Una riscoperta sensoriale tra mito e agricoltura antica
La casa, costruita nel III secolo a.C., prende il nome da una statuetta di Ercole ritrovata nel larario del giardino. Ma il suo vero tesoro è sotto la cenere: tra le decorazioni e i resti vegetali emersi durante gli scavi del Novecento, archeologi e botanici hanno identificato i tratti di una piccola industria del profumo. Bottigliette in vetro, spore e pollini ne attestano la funzione produttiva, con una filiera che, al momento dell’eruzione del 79 d.C., era ancora attiva.
“Pompei racconta il legame profondo tra bellezza e funzione, tra natura e cultura,” ha dichiarato il direttore del Parco Gabriel Zuchtriegel. “In questa casa il giardino è laboratorio, memoria e progetto: un’idea di futuro radicata nel passato”.
800 rose per ridare vita a un mondo sepolto
Il giardino è stato ripristinato con straordinaria attenzione ai dettagli: 800 rose antiche, 1.200 viole, mille piante di ruscus, insieme a ciliegi, viti e meli cotogni. Ogni pianta è stata selezionata secondo i dati paleobotanici e le fonti agronomiche romane. È stato ricostruito anche l’antico impianto di irrigazione, unico nel suo genere, insieme ai pergolati che ombreggiavano il triclinio esterno.
“Abbiamo voluto riportare alla luce non solo la forma, ma il respiro stesso del giardino,” ha spiegato l’archeobotanico Gaetano Di Pasquale, coinvolto nel progetto. “Qui si producevano essenze, si coltivava la bellezza, si celebrava la vita”.
Un modello di restauro tra pubblico e privato
La riqualificazione è frutto di una collaborazione virtuosa tra il Parco Archeologico e l’Associazione Rosantiqua, che ha fornito la sponsorizzazione tecnica. È un esempio concreto di come il patrimonio possa rinascere grazie al contributo di enti, studiosi e mecenati. Coinvolti anche esperti come Antonio De Simone, Salvatore Ciro Nappo, Michele Borgongino, Luigi Frusciante.
“Il nostro è un giardino ‘intelligente’ — dice Frusciante — costruito su dati scientifici, non su suggestioni decorative. È un documento vivente”.
La frase sul muro e l’ironia pompeiana
All’ingresso della casa, una scritta ammonisce con un sorriso: “Cras credo” — “Domani si fa credito”. È l’umorismo asciutto di Pompei, che nella sua brevità racchiude la leggerezza e l’intraprendenza di chi commerciava, produceva, viveva in un mondo destinato ad essere inghiottito in un solo giorno.
Il profumo come forma di resistenza
L’eruzione del Vesuvio, devastante, colse la casa in pieno restauro, come attestano le modifiche edilizie post-terremoto del 62 d.C. Ma il giardino era attivo, curato, produttivo. Segno che anche allora si guardava avanti. “I giardini sono la speranza dei romani”, afferma Zuchtriegel, “sono luoghi dove la bellezza non è evasione, ma strategia di sopravvivenza”.
Un’eredità che oggi torna a parlare. Non con le parole, ma con i profumi.