• 8501 intesa GREEN 25
  • POSTE25 850 1

Ramy, la consulenza della Procura scagiona i carabinieri: "Fu l’impatto con il palo a ucciderlo"

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Ramy, la consulenza della Procura scagiona i carabinieri: 'Fu l’impatto con il palo a ucciderlo'

La traiettoria è quella di una fuga disperata, il finale quello di una morte che lascia domande aperte. Ma per la Procura il punto fermo è uno: Ramy, 19 anni, egiziano, è morto perché il motorino su cui viaggiava è finito contro un palo del semaforo. E la responsabilità di quell’incidente non è dei carabinieri che li stavano inseguendo, ma di chi guidava lo scooter, Fares, l’amico che con lui ha tentato di sfuggire al controllo.

Ramy, la consulenza della Procura scagiona i carabinieri: "Fu l’impatto con il palo a ucciderlo"

Le conclusioni dell’esperto tecnico incaricato dalla Procura chiudono, almeno dal punto di vista giudiziario, il caso. Ramy non è morto per un tamponamento o per una manovra azzardata dei militari. Non c’è stata alcuna spinta, nessun urto provocato dall’auto dell’Arma. Solo un inseguimento che si è concluso nel peggiore dei modi: con un impatto violento contro un palo, una curva presa troppo stretta, l’equilibrio perso in un attimo.

Nella sua relazione, il perito è chiaro: “Le modalità dell’incidente escludono un contatto tra il veicolo inseguito e quello dei carabinieri. La morte del passeggero è riconducibile esclusivamente all’impatto con l’ostacolo”.

Il rischio scelto
E qui arriva il punto più duro della consulenza: secondo la Procura, se c’è un responsabile, quello è Fares, il ragazzo alla guida del motorino. È lui ad aver deciso di scappare, lui ad aver aumentato la velocità, lui ad aver “accettato il rischio delle conseguenze, per sé e per il trasportato”. In altre parole, è lui che ha messo in pericolo la vita di Ramy.

Un’accusa pesante, che ribalta la narrazione emersa nei primi giorni dopo la tragedia. In molti avevano puntato il dito sui carabinieri, parlando di un inseguimento condotto con troppa aggressività. Ma ora il fascicolo sembra destinato all’archiviazione per i militari. E resta aperto solo per Fares, che ora rischia un’accusa per omicidio stradale.

Una storia sbagliata
Ramy e Fares stavano scappando. Perché? Il motorino non era rubato, né c’era un mandato di arresto su di loro. Ma scappare, in certe zone e in certe vite, è un riflesso automatico. Vedere una pattuglia significa accelerare, perché fermarsi può significare guai. È questo il cortocircuito che ha ucciso Ramy: la paura della divisa, la decisione di spingere sull’acceleratore invece che fermarsi.

Ora la giustizia ha detto la sua. Ma la domanda resta: di chi è davvero la colpa, se crescere con l’istinto di fuggire sembra essere l’unica scelta possibile?

Notizie dello stesso argomento
Trovati 50 record
Pagina
4
20/07/2025
Tragica tempesta su Gaza: Parolin sospetta raid mirato contro chiesa
Raid su Gaza, la chiesa della Sacra Famiglia colpita. Il cardinale Parolin dubita dell'err...
20/07/2025
Tel Aviv in piazza per la pace e gli ostaggi: “Basta guerra”
Decine di migliaia di persone in piazza in Israele chiedono la fine della guerra a Gaza e ...
20/07/2025
A Rebibbia il 41° suicidio del 2025: vergogna di Stato
Con 41 suicidi nelle carceri italiane dall'inizio del 2025, la situazione è diventata una ...
18/07/2025
Netanyahu chiama il Papa: “Vicini a tregua a Gaza”. Telefonata storica
Telefonata storica tra Netanyahu e Papa Leone XIV dopo il raid su una chiesa a Gaza. La Sa...
18/07/2025
Autostrade per l’Italia: la sicurezza delle persone al centro
ASPI lancia la nuova campagna di sensibilizzazione in collaborazione con il Ministero dell...
18/07/2025
Assicurazione obbligatoria per docenti e studenti, dal 2025 cambia tutto
Assicurazione obbligatoria per docenti e studenti, dal 2025 cambia tutto
Trovati 50 record
Pagina
4
  • POSTE25 720
  • 720 intesa GREEN 25