Il piano "ReArm Europe" proposto dalla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, mira a mobilitare fino a 800 miliardi di euro per rafforzare le capacità difensive dell'Unione Europea nei prossimi quattro anni. Questo ambizioso progetto prevede che gli Stati membri aumentino la spesa per la difesa, con una media dell'1,5% del PIL, e include un programma di prestiti da 150 miliardi di euro per investimenti congiunti in settori come la difesa aerea e missilistica, sistemi di artiglieria, missili e droni.
ReArm Europe: il paradosso della difesa comune che divide la maggioranza italiana
In Italia, il piano ha suscitato reazioni contrastanti all'interno della maggioranza di governo. Fratelli d'Italia e Forza Italia hanno espresso sostegno all'iniziativa, mentre la Lega ha manifestato forti riserve.
Fratelli d'Italia: sostegno convinto
Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d'Italia al Parlamento Europeo, ha elogiato il piano, sottolineando il merito di passare "dalla mera enunciazione di principio a strumenti concreti" per rafforzare gli investimenti nella difesa. Ha inoltre evidenziato l'importanza della possibilità di attivare la clausola di salvaguardia nazionale del Patto di stabilità, che consentirà agli Stati membri di escludere i maggiori investimenti nella difesa dai parametri deficit/PIL, una misura richiesta da tempo dal governo Meloni e da Fratelli d'Italia.
Forza Italia: appoggio al rafforzamento della difesa europea
Forza Italia ha espresso pieno sostegno al piano. Il ministro degli Esteri e segretario del partito, Antonio Tajani, ha dichiarato: "Finalmente si fanno concreti passi in avanti per costruire una indispensabile difesa europea. Era il grande sogno di Alcide De Gasperi e Silvio Berlusconi. Ora bisogna realizzarlo, senza indugi, nel modo migliore possibile per rendere più forte l'Europa nel contesto di una solida alleanza con gli Stati Uniti."
Lega: critiche e preoccupazioni
La Lega, invece, ha espresso una posizione nettamente critica. Il senatore Claudio Borghi ha definito il piano "pericolosissimo" e una minaccia alla sovranità degli Stati membri, mettendo in guardia contro l'idea di un esercito comune europeo. Borghi ha accusato l'Unione Europea di voler sottrarre ulteriori poteri agli Stati membri, finanziando un progetto di difesa che, a suo parere, toglierebbe risorse essenziali per servizi come scuola, sanità e pensioni. Ha affermato con forza: "Non ci faremo trascinare in nessuna guerra contro terzi e ci opporremo in ogni modo all'esercito Ursula," rifiutando qualsiasi proposta di un debito comune o di un esercito comune europeo.
Implicazioni economiche per l'Italia
L'adozione del piano comporterebbe un significativo incremento della spesa militare italiana. Attualmente, l'Italia spende circa 33 miliardi di euro all'anno per la difesa. Con l'attuazione del piano, questa cifra potrebbe raddoppiare, raggiungendo circa 70 miliardi di euro entro il 2028, equivalenti al 3% del PIL. Questo aumento progressivo implicherebbe ulteriori 7 miliardi nel 2025, 17 miliardi nel 2026, 27 miliardi nel 2027 e 37 miliardi nel 2028. Nel quadriennio 2025-2028, l'Italia potrebbe dover sborsare complessivamente tra gli 88 e i 120 miliardi di euro per assecondare questa politica.
Il dibattito sul piano "ReArm Europe" evidenzia le profonde divergenze all'interno della maggioranza italiana riguardo alle priorità di spesa pubblica e alla strategia di difesa comune europea. Mentre alcuni vedono nell'iniziativa un passo necessario per garantire la sicurezza del continente, altri temono che possa distogliere risorse da settori fondamentali come la sanità e l'istruzione, oltre a rappresentare una minaccia alla sovranità nazionale. La discussione proseguirà nei prossimi mesi, con l'obiettivo di trovare una posizione condivisa che tenga conto delle diverse sensibilità politiche presenti nel panorama italiano.