Riapre il Louvre tre giorni dopo il furto da 88 milioni

Il Louvre ha riaperto questa mattina alle 9, tre giorni dopo il clamoroso furto di nove gioielli della Corona francese avvenuto domenica scorsa per un valore stimato di circa 88 milioni di euro. Il museo ha confermato la riapertura regolare delle sale principali ma ha precisato che “alcune aree restano inaccessibili”, senza indicare quali, per consentire ulteriori verifiche tecniche e accertamenti di sicurezza.

Riapre il Louvre tre giorni dopo il furto da 88 milioni

Il furto è avvenuto nella Galleria di Apollo, al primo piano dell’edificio, con affaccio sulla Senna. Secondo le prime ricostruzioni, quattro ladri sarebbero riusciti a introdursi dall’interno utilizzando un montacarichi e a eludere i controlli con una pianificazione minuziosa. La dinamica fa ritenere agli inquirenti che l’azione sia stata condotta con una conoscenza precisa della struttura del museo e dei tempi di vigilanza.

Il valore simbolico del colpo supera quello economico: la Galleria ospita una selezione di tesori direttamente legati alla storia dello Stato francese e della monarchia. Per questo l’episodio è già considerato uno dei furti più gravi subiti dal Louvre negli ultimi decenni.

Des Cars convocata in Parlamento
La presidente-direttrice del museo, Laurence des Cars, è attesa oggi per una audizione davanti alla Commissione Cultura del Senato francese, chiamata a riferire sulla vicenda e sulle misure di contenimento del rischio adottate nei giorni successivi. L’audizione avrà anche un valore politico: i senatori vogliono chiarire se le attuali dotazioni di sicurezza siano adeguate per il patrimonio conservato e se vi siano state sottovalutazioni nei protocolli interni.

Un caso che mette sotto pressione il sistema di tutela
L’inchiesta dovrà accertare sia l’azione materiale dei ladri sia l’eventuale presenza di una “regia informativa” dietro il colpo, ipotesi inevitabile quando si parla di un museo iperprotetto, dotato di sistemi antintrusione ridondanti. A Parigi, nelle ultime ore, è tornato il dibattito sul livello di protezione del patrimonio culturale statale e sul rischio crescente di furti mirati di oggetti di altissimo valore storico. Non si tratta infatti di opere facilmente piazzabili sul mercato nero, ma di beni riconoscibili in ogni parte del mondo: è più probabile che il furto sia stato commissionato o finalizzato a collezioni private illegali.

Riapertura come messaggio simbolico
La decisione di riaprire il Louvre in tempi rapidi è stata interpretata come una scelta politica oltre che culturale: non interrompere la continuità del museo, pur riconoscendo l’entità dell’accaduto. Il personale continua a lavorare a porte aperte, mentre gli investigatori esaminano registri interni, turni del personale, mappe di passaggi tecnici e archivi di manutenzione.

Per il pubblico è una riapertura “parziale” ma fortemente simbolica: la più grande istituzione museale europea resta accessibile, mentre si accerta come sia stato possibile violarla.

Un precedente che riapre il dossier sicurezza
Il caso finirà inevitabilmente per alimentare un confronto istituzionale più ampio: il Louvre è un luogo-simbolo della Francia repubblicana tanto quanto del suo passato monarchico, e la sottrazione della Corona tocca corde politiche e identitarie profonde. Per questo il Parlamento chiederà non solo spiegazioni, ma anche garanzie su una futura revisione dei sistemi di protezione.

La direttrice des Cars dovrà quindi rispondere non solo a una domanda di ricostruzione, ma a una richiesta di rassicurazione: che il Louvre resti un presidio di patrimonio, non un bersaglio vulnerabile.