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La Russia in default tecnico, pochi effetti, ma uno scacco d'immagine per Putin

- di: Redazione
 
La Russia in default tecnico, pochi effetti, ma uno scacco d'immagine per Putin
Da oggi Vladimir Putin potrebbe sorridere meno, perché, con ogni probabilità, la Russia non sarà nelle condizioni di pagare gli interessi di due tranche di obbligazioni, in dollari (per 71,25 milioni) e in euro (26,5 milioni) scaduti il 27 maggio scorso e che nelle ultime ore hanno visto evaporare il ''periodo di grazia'', ovvero la possibilità di fare slittare di 30 giorni l'incombenza di onorare il debito. In questo caso, davanti al non pagamento degli interessi ai creditori, la Russia entrerà nel cosiddetto default tecnico, e si tratterebbe della seconda volta dal 1998.

La Russia è in default tecnico: una sconfitta per Putin

Da un punto di vista strettamente materiale, ovvero finanziario, non è una situazione di per sé gravissima se si pensa che ancora ora, dopo oltre cento giorni dall'inizio della guerra scatenata contro l'Ucraina, nelle casse di Mosca continuano ad arrivare ingenti flussi di denaro. Gli effetti delle sanzioni, decise dall'Occidente nei confronti della Russia, si avvertono e i loro effetti potrebbero ampliarsi con il passare dei giorni, ma il fatto che Mosca abbia trovato a chi vendere il proprio petrolio, sia pure a prezzi scontati, allevia la pressione debitoria.

India e Cina, Paesi dalla enorme popolazione e con la necessità di fare marciare le rispettive economie, stanno facendo ricchi affari con la Russia, acquistando quantità ingentissime di petrolio, infischiandosene delle sanzioni e creando un fronte economico alternativo all'Occidente, con Brasile e Africa del Sud. (i 'Brics': Brasile, Russia, India, Cina e Africa del Sud). Ma questo è comunque solo una parte del problema e di come Mosca cerchi di risolverlo, davanti ad una massa di debiti pari a circa quaranta miliardi in obbligazioni estere, alle quali deve dare risposta. E quella che deve necessariamente arrivare entro la fine del 2022 parla di due miliardi di dollari in pagamenti che dovrebbero essere onorati. Cosa che la Russia potrebbe fare, in considerazione che continua a vendere gas e petrolio soprattutto i grandissime quantità, seppure non a ''prezzo pieno''.

Ma, da quando il fronte (quasi) compatto di Stati Uniti e mondo occidentale ne ha decretato la messa al band dal circuito di pagamenti internazionali, la Russia si trova in una condizione di oggettiva impossibilità a continuare a ''frequentare'' il commercio e la finanzia globali come ha fatto sino a pochi mesi fa. La messa all'indice dai mercati finanziari globali ha avuto un ulteriore mazzata quando gli Stati Uniti hanno bloccato la possibilità, per Mosca, di servirsi delle banche americane per onorare i debiti con gli investitori internazionali, una mossa cui la Russia ha cercato di replicare dicendo che pagherà comunque i suoi deboli, ma utilizzando il rublo.

Davanti alla prospettiva di un default, la Russia ha davanti a sé lo spettro molto concreto di non potere più accedere i prestiti del mercato obbligazionario almeno sino a quando non salderà i suoi debiti. Ma, con le sanzioni decise contro Mosca, è una ipotesi molto lontana dal concretizzarsi. Come si è detto, in questo contesto, determinato dalla messa all'indice della Russia, il default non dovrebbe avere conseguenze disastrose nella sostanza, ma non certo a livello simbolico, perché darebbe di Mosca una immagine di inaffidabilità. Esattamente il contrario di quello che vuole Putin, davanti ad una guerra che - nonostante lo strapotere militare - non riesce a vincere.
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