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L’ONU chiede lo stop immediato al piano israeliano su Gaza

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
L’ONU chiede lo stop immediato al piano israeliano su Gaza

Cresce la tensione diplomatica dopo l’approvazione, da parte del gabinetto di sicurezza israeliano, del controverso piano proposto dal premier Benjamin Netanyahu che prevede l’estensione del controllo militare su Gaza City. La decisione, maturata dopo dieci ore di discussione notturna, ha provocato una reazione immediata e dura da parte delle Nazioni Unite, che hanno chiesto a Israele di “fermare immediatamente” il piano.

L’ONU chiede lo stop immediato al piano israeliano su Gaza

Il segretario generale dell’ONU, António Guterres, ha lanciato un appello forte e diretto a Tel Aviv, definendo il piano “una minaccia alla stabilità regionale” e “una misura che rischia di aggravare ulteriormente la già drammatica situazione umanitaria nella Striscia di Gaza”. Guterres ha ribadito che qualsiasi azione che implichi l’occupazione diretta di Gaza deve essere “rigorosamente evitata” per non compromettere le prospettive di una futura soluzione diplomatica tra Israele e Palestina.

Reazioni internazionali: Londra si smarca da Tel Aviv
Alla voce dell’ONU si è unito anche il nuovo primo ministro britannico, Keir Starmer, che ha preso le distanze in modo esplicito dalle scelte del governo israeliano. In una dichiarazione pubblica, Starmer ha affermato che “Israele dovrebbe seriamente riconsiderare il piano annunciato, che è non solo sbagliato nei modi e nei tempi, ma rischia di compromettere l’intero equilibrio geopolitico della regione”.

Londra ha da sempre mantenuto una posizione di alleanza storica con lo Stato di Israele, ma le ultime mosse del governo Netanyahu sembrano aver incrinato la tradizionale diplomazia. Anche altri Paesi europei, tra cui Francia e Spagna, secondo fonti diplomatiche, starebbero valutando una presa di posizione comune che potrebbe sfociare in una dichiarazione congiunta nelle prossime ore.

Il contenuto del piano Netanyahu
Secondo indiscrezioni filtrate da fonti interne al gabinetto di sicurezza israeliano, il piano prevede l’istituzione di un’area di sicurezza permanente a Gaza City, sotto diretto controllo dell’esercito israeliano, con l’obiettivo dichiarato di “prevenire la ricostruzione delle capacità militari di Hamas e garantire la sicurezza a lungo termine dei cittadini israeliani”.

L’iniziativa rappresenterebbe di fatto un ritorno a una presenza militare fissa nella Striscia di Gaza, dopo il disimpegno del 2005. In molti, anche all’interno di Israele, temono che ciò possa far precipitare ulteriormente i rapporti con la popolazione palestinese e alimentare nuovi cicli di violenza e rappresaglie.

Gaza: situazione umanitaria al collasso

Nel frattempo, nella Striscia di Gaza la situazione umanitaria rimane al limite del collasso. Secondo i dati diffusi da UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, oltre il 70% delle infrastrutture sanitarie è fuori uso, mentre scarseggiano acqua potabile, medicinali e generi di prima necessità. L’arrivo di nuovi contingenti militari israeliani nella regione rischia di complicare ulteriormente la distribuzione degli aiuti e le operazioni delle organizzazioni umanitarie internazionali.

Il portavoce di UNRWA ha dichiarato che “qualsiasi ulteriore operazione militare nella zona urbana di Gaza City comprometterebbe irrimediabilmente l'accesso umanitario a centinaia di migliaia di civili”, aggiungendo che si rischia “una catastrofe ancora più grande rispetto a quella in corso”.

Il governo israeliano: “Decisione necessaria”
Dal canto suo, il governo israeliano difende la decisione. Benjamin Netanyahu ha ribadito che “Israele ha il diritto e il dovere di difendersi da minacce terroristiche persistenti” e che il piano è stato studiato “per garantire un futuro più sicuro sia per il nostro popolo che per l’intera regione”.

Secondo i ministri più vicini al premier, la proposta rappresenta una risposta necessaria all’instabilità generata dal continuo lancio di razzi e dalle infiltrazioni terroristiche che, a detta loro, partono proprio da Gaza City. Tuttavia, voci critiche non mancano nemmeno all’interno della stessa coalizione di governo, dove alcuni membri avrebbero espresso perplessità sull’opportunità politica e strategica dell’operazione.

Il rischio di una nuova escalation
Molti osservatori internazionali temono che l’adozione effettiva del piano possa aprire la strada a una nuova e lunga fase di conflitto aperto tra Israele e le forze armate palestinesi presenti a Gaza. Hamas ha già dichiarato che considererà “ogni presenza militare israeliana a Gaza come un’occupazione a tutti gli effetti”, lasciando intendere una possibile risposta armata immediata.

L’Unione Europea, che non ha ancora preso una posizione ufficiale, starebbe preparando una riunione straordinaria dei ministri degli Esteri per valutare la situazione e coordinare una risposta diplomatica che possa riportare la crisi entro un margine negoziabile.

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