• PIRELLI25 850 1
  • Banca IFIS GIUGNO25 850 1
  • 8501 intesa GREEN 25
  • POSTE25 850 1

Il settore vinicolo in Italia in buona salute nel 2022 ma si teme per i consumi: cala l'e-commerce

- di: Barbara Bizzarri
 
Il settore vinicolo in Italia in buona salute nel 2022 ma si teme per i consumi: cala l'e-commerce
Il 2022 dei maggiori produttori italiani di vino ha chiuso con un aumento del fatturato del 10% (+10,5% il mercato interno, +9,5% l’estero). L’Ebit margin ha riportato un calo del 7,6% sul 2021, il rapporto tra il risultato netto e il fatturato dell’8,7%. I vini frizzanti (+16,9%) hanno accelerato più dei vini fermi (+8,2%). Prevalgono i mercati di prossimità (Paesi UE) con il 37,1% dell’export, ma si riduce la distanza con il Nord America (34,6%); crescita importante (+26,9%) per l’Americacentro-meridionale.

Il settore vinicolo in Italia in buona salute nel 2022 ma si teme per i consumi: cala l'e-commerce

Nel 2022 il ritorno alle normali abitudini di consumo e la ripresa del flusso turistico hanno favorito le vendite nel canale Ho.Re.Ca. (+19,9%), che passa dal 16,6% del mercato nel 2021 al 18,1% del 2022, a svantaggio della Gdo, (+3,3% a valore) in calo dal 37,7% al 36%. Le dinamiche inflattive del 2022 hanno rallentato le vendite nella Gdo che si è mostrata più restia a trasferire i maggiori costi sui listini al fine di preservare i volumi. Gli aumenti di listino hanno interessato in minor misura i vini Basic (+6,6% a valore); aumenti a doppia cifra per i vini Premium (+13,7%) e i vini Icon (+11,1%). L’attenzione alla sostenibilità spinge le vendite 2022 del bio (+9,6% sul 2021) confinato al 4,3% del mercato: questi i dati emersi dall’Indagine sul settore vinicolo in Italia pubblicata dall’Area Studi Mediobanca che riguarda 255 principali società di capitali italiane con fatturato 2021 superiore ai 20 milioni di euro e ricavi aggregati per 10,7 miliardi di euro, pari all’89,3% del fatturato nazionale del settore.

I maggiori produttori di vino si attendono per il 2023 una crescita delle vendite complessive del +3,3%, +3,1% l’export. A spingere le vendite l’ottimismo delle bollicine (+5,2% i ricavi complessivi, +4,2% l’export), mentre i vini fermi si aspettano un +2,8% (+2,9% l’export).  

Nel 2022 crescono i ricavi dei servizi enoturistici (+67% sul 2021). Al primo posto le visite in cantina (78,8% delle imprese), seguite dall’accoglienza presso una propria struttura alberghiera (32,5%) e dalla ristorazione (27,5%). Il 17,5% delle società non svolge alcuna attività enoturistica. 

In ridimensionamento l’e-commerce: nel 2022 le vendite on-line delle principali imprese vinicole si sono ridotte del 3,7% (2,1% del fatturato nazionale). 

Nel 2021 la classifica dei principali pure player è guidata da Vino.com che ha fatto registrare ricavi per 43,3 milioni di euro, in crescita del 44% sul 2020. Seguono Tannico (33,5 milioni, -9,7%) e Bernabei (31,8 milioni, +23,3%). Sopra i 10 milioni di euro anche il fatturato di Callmewine (17,1 milioni), in aumento del 38,4% sul 2020, e di XtraWine (12,6 milioni, +76,7%).

Di poco inferiore il fatturato di Winelivery (9 milioni di euro) in aumento del 29% sul 2021. Il 2021 non è stato un anno positivo per le realtà di minori dimensioni (-6,3% i fatturati sul 2020). 

La leadership di vendite nel 2022 resta appannaggio del gruppo Cantine Riunite-GIV, con fatturato a 698,5 milioni (+10,1% sul 2021). Al secondo posto il neonato polo vinicolo Argea (455,1 milioni, +9,6%), completa il terzetto IWB in crescita del 5,2% sul 2021 a 430,3 milioni.  Fatturato 2022 superiore ai 400 milioni di euro anche per la cooperativa romagnola Caviro (417,4 milioni) in progresso del 7,1% sul 2021. Sette società rilevano ricavi compresi tra i 200 e  300 milioni di euro: la cooperativa trentina Cavit (fatturato 2022 pari a 264,8 milioni di euro, in  calo 2,3% sul 2021), la veneta Santa Margherita (260,7 milioni di euro, +18,2%), la toscana  Antinori (245,4 milioni di euro, +14,9%), la piemontese Fratelli Martini (237,6 milioni, +8,2%), La  Marca, specializzata nella produzione di spumanti, con fatturato 2022 pari 235,2 milioni di euro  (+30,9%), la trentina Mezzacorona (213,4 milioni, +8,6%) e la veneta Casa Vinicola Zonin (200,1  milioni, +0,8%). Osservando la redditività (rapporto tra risultato netto e fatturato), il 2022 vede in testa la toscana Frescobaldi (28,4%) seguita dalla veneta Santa Margherita (19,7%). Chiude il podio Terra Moretti con un utile su fatturato del 13,7%, in aumento di 4,4 punti percentuali sul 2021, secondo tasso di crescita più alto dopo quello della Berlucchi (10,7%, +6 p.p. sul 2021).  Alcune aziende hanno una quota di export molto elevata, in alcuni casi quasi totalitaria: Fantini Group tocca il 96,4%, Ruffino il 93,2%. 

Dai conti aziendali emergono le specificità regionali. Nel 2021 il miglior Roi tocca alle aziende piemontesi (8,9%), alle toscane il più alto Ebit margin (15,7%). In Toscana anche la maggiore solidità finanziaria, con i debiti finanziari pari ad appena il 22,1% del capitale investito. Grandi esportatori i produttori piemontesi (68,9% del fatturato). Brilla la Lombardia (Ebit margin 2021 all’8,5%) con vendite 2021 in aumento del 18,6% trainate dalle bollicine (+29,9%) che rappresentano la metà del fatturato complessivo. Nel 2022 gli spumanti spingono la crescita delle imprese venete (+13,4%); performance superiori alla media nazionale anche per Puglia (+21,1% sul 2021) e Sicilia (+14,9%). Ottimismo per il 2023 per il Friuli-Venezia Giulia (+9,9% sul 2022), Lombardia (+6,7%), Piemonte (+6,1%) e Sicilia (+5,6%). 

Nel 2022 cresce la partecipazione dei fondi di private equity nei capitali delle principali imprese vinicole (+63,5% sul 2020) attestandosi al 4,6% del totale. Al controllo familiare spetta invece il 65,8%. Le presidenze (età media 62,5 anni), soprattutto nel caso in cui sono associate alla carica di Consigliere delegato (64,4 anni), sono ricoperte da soggetti relativamente più anziani. L’età media del Consigliere è di 55 anni. Gli appartenenti alla Gen X sono la fascia generazionale più rappresentata (41,2%), seguiti dai Baby Boomers (39,1%). I Millennials occupano il 13,1% delle cariche. Per quanto riguarda le quote rosa le donne sono il 12,8% dei board (23,8% nelle società non cooperative) e l’8,8% dei presidenti (15,7% tra le non cooperative). Il 68,6% degli amministratori italiani ricopre la propria posizione in una società situata nella stessa provincia di nascita. Più localismo degli amministratori nelle regioni del Nord Est (76,4%) e nel Sud e Isole (74,1%).

Notizie dello stesso argomento
Trovati 71 record
Pagina
11
19/06/2025
Borse asiatiche in rosso, oro e petrolio in gol
Tra tensioni Medio orientali e banche centrali redefine, le materie prime brillano mentre ...
18/06/2025
Vaticano al verde: Papa Leo lancia Peter’s Pence con video sprint
Un minuto di speranza in Piazza San Pietro: il nuovo papa mobilita i fedeli per coprire un...
18/06/2025
Giornata debole in Europa, occhi puntati su Medio Oriente e Fed
Milano e le Borse UE in calo, euro stabile, petrolio su, attesa per Powell e mosse di Trum...
18/06/2025
L’Intervento/ IBL: Capri vieta i volantini, il mercato resta a terra
L’Istituto Bruno Leoni contro l’ordinanza “anti-seccature”: così si uccide il commercio, n...
18/06/2025
Extel conferma la posizione di vertice di Generali nel campo assicurativo: Donnet miglior CEO
Extel conferma la posizione di vertice di Generali nel campo assicurativo: Donnet miglior ...
18/06/2025
DBA Group, al via il buyback per sostenere crescita e operazioni strategiche
DBA Group ha annunciato l’avvio di un programma di acquisto di azioni proprie, fino a un m...
Trovati 71 record
Pagina
11
  • Banca IFIS GIUGNO25 720
  • PIRELLI25 300
  • POSTE25 720
  • 720 intesa GREEN 25