In 1.800 manifestazioni in oltre 1.500 città Usa, il 14 giugno diventa il giorno della sfida alla parata militare di Trump.
(Foto: fotomontaggio con Trump re realizzato con l'intelligenza artificiale).
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La mossa suona autoritaria
Il 14 giugno 2025, giorno del 79° compleanno di Donald Trump e del 250º anniversario dell’esercito Usa, è atteso un evento senza precedenti: più di 1.500 proteste “No Kings” in 1.400–1.800 città Usa contro la parata militare a Washington, definita dagli organizzatori una mostra di potere personale, non patriottico.
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Un movimento nazionale
Il cuore della mobilitazione è il network Indivisible e una coalizione di oltre 100 gruppi pro-democrazia, che hanno lanciato “No Kings Day” con l’obiettivo di “rifiutare l’autoritarismo”. Molti eventi locali – da New Orleans a Tampa Bay, da Detroit a Houston – prevedono cortei, momenti di musica e interventi; a Detroit è atteso anche Rashida Tlaib.
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Niente proteste dentro D.C., ma le sorprese restano dietro l’angolo
Organizzatori e gruppi come Indivisible hanno deciso di non concentrare i cortei nella capitale per evitare che il giorno venga definito “il giorno dello scontro a D.C.”, ma hanno puntato su presìdi ai confini di Virginia, Maryland e parate secondarie L’obiettivo è riuscire a mostrare una mobilitazione nazionale unita senza alimentare il conflitto diretto nella capitale.
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Trump risponde con la forza
Il presidente ha reagito minacciando “una forza molto grande” contro eventuali manifestanti. In vista della parata è previsto un imponente schieramento a Washington (7.000 militari, 150 veicoli, 50 elicotteri, concerti e fuochi).
Ma più che a D.C., la tensione più alta si avverte a Los Angeles: negli ultimi giorni Trump ha inviato 4.000 uomini della Guardia Nazionale e 700 marines per contenere le proteste sugli immigrati, definite “anarchia”, “nemici stranieri” e addirittura “animali”.
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Reazioni dal fronte democratico
Critiche severe dalla minoranza politica e da veterani: ex militari come Christopher Purdy denunciano l’uso politico dell’esercito e l’appropriazione indebita del potere federale. Il governatore della California Gavin Newsom ha reagito con un’azione legale contro la federalizzazione della Guardia Nazionale, richiamando alla calma e invitando alla protesta pacifica.
Anche rappresentanti locali – come a Houston – hanno dialogato con le autorità per garantire un evento sicuro: “non rappresenta una rivolta”, ha dichiarato il sindaco John Whitmire.
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Denaro e potere: botta e risposta
Critiche arrivano anche sul fronte economico: la parata a D.C. costerà tra 25 e 45 milioni di dollari, sollevando dubbi sull’uso di fondi pubblici per un evento così politicizzato.
Dall’altro lato, Christy Walton – erede della fortuna Walmart – ha finanziato una pagina di pubblicità sul New York Times a sostegno delle No Kings, scatenando accuse dal fronte MAGA e persino un appello al boicottaggio.
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Il sapore degli States
Negli scali come Tampa Bay si annunciano decine di micro cortei: da Tampa a Sarasota, Ellenton e Palm Harbor, con gente che rolla in protesta contro “thrones, crowns, kings”. A Mobile (Alabama), gli organizzatori riferiscono di aver ricevuto minacce, ma mantengono il tono pacato e determinato.
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Niente re, niente trono, nessuna corona
Il 14 giugno si profila come la più grande giornata di sfida anti Trump nella sua seconda presidenza: un momento storico che mette in evidenza la tensione tra potere centralizzato e democrazia, tra forza e dissenso. “No Kings” si candida a diventare una sorta di referendum popolare diffuso: niente re, nessun trono, nessuna corona.