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Stellantis dalle minacce ai fatti: Mirafiori chiude per un mese

- di: Redazione
 
Stellantis dalle minacce ai fatti: Mirafiori chiude per un mese
Ormai sembra chiaro: quelle che qualcuno, generosamente o inseguamente, aveva etichettato come semplici parole dette per creare attenzione (quelle, per capirci, con le quali aveva ''sollecitato'' il governo italiano a decidere nuovi incentivi per le auto elettriche, facendo capire che, in caso contrario, ne avrebbero sofferto gli stabilimenti del Paese) , appaiono oggi come parte della strategia di Stellantis, e per essa del suo CEO Carlos Tavares, di attuare un programma di progressivo allontanamento dell'Italia.

Stellantis dalle minacce ai fatti: Mirafiori chiude per un mese

Stellantis, infatti, dopo la notifica che le linee produttive di Mirafiori resteranno ferme dal 12 febbraio al 3 marzo, oggi ha messo un'altra tessera nel mosaico delle sue strategie ''italiane'', dando comunicazione alle rappresentanze sindacali che le maestranze dello stabilimento torinese sono in cassa integrazione guadagni per le successive quattro settimane. Quindi, Mirafiori resterà fermo dal 12 febbraio ininterrottamente fino al 30 marzo, con tanti saluti agli strombazzati proclami sulla volontà del gruppo di restare ben radicato in Italia.

E non si dica che chi ne capisce non se lo dovesse aspettare, perché Tavares, nel chiedere all'Italia sussidi e appoggi, aveva minacciato che i primi a pagarne le conseguenze sarebbero stati gli stabilimenti di Mirafiori e Pomigliano. Quindi se oggi è toccato a Mirafiori, domani....
Oggi, dal Giappone, dove si trova come presidente di turno del G7, Giorgia Meloni ha replicato a Tavares, dicendo ragionevolmente che ''gli incentivi di un governo non possono essere rivolti a una azienda nello specifico. Mi è parso quello che ho letto abbastanza bizzarro. Noi siamo interessati a ogni forma di investimento che può produrre posti di lavoro.Il rapporto deve essere equilibrato''.

C'è quindi da chiedersi che fine faranno realmente i progetti per le fabbriche ex Fiat, che avevano fortemente sperato in un rilancio dopo gli annunci dello sbarco, sul ricco mercato americano, della versione elettrica della 500, che prevede anche ingenti investimenti immobiliari, come il palazzo ''biglietto da visita'' a New York, come anticipato dalla stampa della Grande Mela.
Questa riduzione della produzione, oltre a colpire pesantemente quella della 500 elettrica, fa temere pesanti ripercussioni anche per Maserati.
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