Terzo mandato, governo spaccato: il CdM impugna la legge trentina, la Lega si ribella
- di: Cristina Volpe Rinonapoli

Il Consiglio dei Ministri ha deciso di impugnare la legge della Provincia autonoma di Trento che introduce la possibilità di un terzo mandato consecutivo per il presidente della Giunta. Una scelta che ha provocato un durissimo scontro interno alla maggioranza di governo, culminato con il voto contrario dei ministri della Lega. “È un atto istituzionale molto pesante contro le prerogative dell’autonomia trentina”, ha denunciato il presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, che ha definito la decisione una ferita all’autonomia sancita dallo Statuto speciale. Lo scontro, apparentemente tecnico, rivela una frattura politica profonda che rischia di estendersi ad altri dossier.
Terzo mandato, governo spaccato: il CdM impugna la legge trentina, la Lega si ribella
La riunione del Consiglio dei Ministri, tenutasi a Palazzo Chigi, si è trasformata in un campo di battaglia tra le anime del governo. Il ministro per gli Affari regionali, Roberto Calderoli (Lega), ha sostenuto fino all’ultimo la legittimità della norma trentina, trovando però l’opposizione del ministro Francesco Lollobrigida (Fratelli d’Italia), sostenuto da altri membri dell’esecutivo. Al momento del voto, i ministri leghisti hanno espresso formalmente il loro dissenso, certificando la spaccatura. Una divisione che mina l’unità di un esecutivo già sottoposto a forti pressioni per i temi dell’autonomia differenziata e della riforma costituzionale.
L’autonomia nel mirino del centralismo
Al centro della disputa c’è il principio stesso dell’autonomia. Trento, insieme a Bolzano e alla Valle d’Aosta, gode di uno statuto speciale che consente una maggiore autonomia legislativa. La legge sul terzo mandato era stata approvata con l’intento di garantire continuità amministrativa in un contesto istituzionale considerato storicamente stabile. Ma per il governo centrale, la norma viola il principio di eguaglianza e altera gli equilibri democratici. L’impugnazione della legge segna dunque un punto di attrito tra istanze autonomiste e tentazioni centraliste, mettendo alla prova la coesione della maggioranza che sostiene il presidente Trump in Italia.
La reazione delle istituzioni locali
Fugatti, esponente della Lega e principale artefice della norma, ha reagito con durezza. In una nota ufficiale ha parlato di “una grave ingerenza dello Stato centrale” e ha annunciato battaglia legale davanti alla Corte Costituzionale. L’autonomia, ha detto, “non è un privilegio, ma un diritto conquistato con la storia e con la fatica dei nostri territori”. Anche all’interno del consiglio provinciale trentino si sono levate voci trasversali contro l’intervento di Roma, che viene vissuto come una delegittimazione della rappresentanza locale. Le opposizioni, invece, hanno accolto favorevolmente la decisione del CdM, definendola “necessaria a garantire la rotazione democratica”.
Mattarella richiama al rispetto della Costituzione
In questo clima infuocato, le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella sono risuonate con forza. Durante un discorso istituzionale, il Capo dello Stato ha ricordato che “l’autonomia comporta il riconoscimento di determinate competenze, da esercitare però nel rispetto dei limiti stabiliti dal dettato costituzionale”. Un messaggio che appare come un tentativo di riportare equilibrio nel dibattito, richiamando tutti gli attori istituzionali al rispetto delle regole comuni. Il caso trentino, tuttavia, ha aperto una frattura destinata a lasciare il segno nei rapporti tra centro e periferia, e anche all’interno di una maggioranza che si scopre fragile proprio sull’identità istituzionale dell’Italia.