Dalla frontiera “chiusa” al corridoio dorato: 15.000 dollari di istruttoria, poi un “gift” da 1 milione. E per le aziende il prezzo sale. Con una promessa: corsia rapida verso la residenza.
Che cos’è davvero la Gold card
La Casa Bianca ha messo online trumpcard.gov, il sito con cui prende forma la nuova “Trump Gold Card”: un canale d’ingresso che promette
residenza permanente accelerata per chi dimostra di portare un “beneficio sostanziale” agli Stati Uniti e, soprattutto, può permettersi di pagare.
La struttura, almeno sulla carta, è semplice: si parte con una fee non rimborsabile da 15.000 dollari per l’istruttoria e i controlli;
superato il vaglio, scatta un versamento da 1 milione di dollari definito “gift”. (Fonte: trumpcard.gov, consultato il 12 dicembre 2025).
L’amministrazione la racconta come una “green card potenziata” e come un magnete per capitali e cervelli.
Donald Trump, presentandola pubblicamente alla Casa Bianca, l’ha sintetizzata così: è “come una green card, ma migliore”, e l’accesso richiede persone “eccellenti”.
(Fonte: Associated Press, 11 dicembre 2025).
Costi, varianti e la versione “corporate”
Il cuore del programma è la Gold Card individuale, ma il vero segnale politico è la versione per le imprese: la “Trump Corporate Gold Card”.
Per ogni lavoratore sponsorizzato, l’azienda paga 15.000 dollari di processing fee e, dopo il via libera, un “gift” da 2 milioni di dollari.
Il sito ufficiale aggiunge una particolarità che sembra pensata per i reparti HR: il contributo da 2 milioni può “seguire” la sponsorizzazione,
consentendo di sostituire un dipendente sponsorizzato con un altro senza ripagare l’intera somma, mentre restano in piedi una maintenance fee annua dell’1%
e una transfer fee del 5% in caso di cambio. (Fonte: trumpcard.gov, consultato il 12 dicembre 2025).
La “Platinum” da 5 milioni e il capitolo tasse
Nel frattempo, nella comunicazione orbitano già livelli “premium”: diverse ricostruzioni e lo stesso sito indicano l’arrivo di una Platinum Card
da 5 milioni di dollari. Il punto che ha acceso i riflettori è l’elemento fiscale: la Platinum consentirebbe di trascorrere fino a
270 giorni l’anno negli Stati Uniti senza essere soggetti alla tassazione Usa sui redditi non statunitensi.
(Fonti: Reuters, 11 dicembre 2025; ricostruzioni stampa internazionale, 11–12 dicembre 2025; e indicazioni su trumpcard.gov, consultato il 12 dicembre 2025).
Quale “corsia” legale usa: EB-1 ed EB-2
Il programma non inventa formalmente un nuovo “tipo” di visto nel vuoto: secondo le FAQ del sito, l’esito positivo conduce allo status di residente permanente
come titolare di una classificazione EB-1 o EB-2 (categorie legate a meriti/abilità e a profili professionali, con requisiti e disponibilità di quote).
Il sito precisa anche che per alcuni Paesi potrebbero esserci attese legate alla disponibilità dei visti. (Fonte: trumpcard.gov, consultato il 12 dicembre 2025).
Tradotto: l’operazione prova a inserirsi in binari esistenti, ma con un acceleratore politico e amministrativo dichiarato “expedited”.
È qui che nasce la domanda da un milione di dollari (letteralmente): quanto regge, giuridicamente, la promessa di corsia rapida?
Il nodo legale: il Congresso può restare spettatore?
Diversi esperti di immigrazione citati dalla stampa Usa segnalano un punto delicato: in linea generale, la creazione o modifica sostanziale delle categorie di visto
passa dal Congresso. Alcuni avvocati hanno invitato i potenziali interessati alla prudenza perché, in assenza di regole finali solide e con possibili contenziosi,
si rischiano ricorsi, stop e perfino un “effetto boomerang” sugli status ottenuti. (Fonti: Washington Post, 11 dicembre 2025; Axios, 12 dicembre 2025).
Un elemento citato come base politica dell’iniziativa è un atto presidenziale di settembre che incarica il Dipartimento del Commercio di strutturare il programma,
con il Dipartimento per la Sicurezza Interna coinvolto nel vetting. (Fonte: White House, “Presidential Actions”, 19 settembre 2025).
“Top of the top”: la scommessa di Lutnick e l’incrocio con la stretta sugli H-1B
Howard Lutnick, segretario al Commercio, è il volto operativo dell’operazione: la linea è attrarre “i migliori”, con controlli di sicurezza “tra i più rigorosi”
e un incasso che, nelle previsioni, dovrebbe portare miliardi nelle casse federali. (Fonte: Reuters, 11 dicembre 2025; Fox Business, 11 dicembre 2025).
Il tempismo è politico: negli ultimi mesi l’amministrazione ha irrigidito l’ecosistema dei visti lavoro, in particolare attorno agli H-1B,
molto usati dal settore tech. A settembre è emersa la proposta di un sovrapprezzo annuo molto alto sui petition H-1B, contestata anche da organizzazioni imprenditoriali.
(Fonti: Reuters, 20 settembre 2025; U.S. Chamber of Commerce, lettera del 26 settembre 2025).
La Gold Card, soprattutto nella versione corporate, appare quindi come un messaggio doppio:
stringere i rubinetti “standard” e, insieme, aprire una corsia alternativa per chi può pagare (e pagare molto).
Reazioni: “Paese per ricchi” e timori su abusi
Le critiche dei democratici e di gruppi pro-immigrazione seguono una linea chiara: la misura consoliderebbe un sistema a due velocità,
con una porta spalancata per i super facoltosi mentre altre categorie (asilo, ricongiungimenti, quote ordinarie) affrontano muri procedurali sempre più alti.
(Fonti: Reuters, 11 dicembre 2025; AP, 11 dicembre 2025).
Accanto alla questione etica c’è quella dei rischi: diversi osservatori hanno evocato pericoli di riciclaggio, corruzione
e utilizzo opportunistico del programma, soprattutto se la “prova” del beneficio nazionale diventa, di fatto, il bonifico.
(Fonti: Washington Post, 11 dicembre 2025; Axios, 12 dicembre 2025).
Dentro la macchina: controlli, famiglia, revoche
Le FAQ del sito ufficiale insistono sul vetting: prima si paga l’istruttoria, poi partono i controlli; solo dopo l’esito positivo viene richiesto il “gift”.
È prevista anche l’estensione a coniuge e figli non sposati sotto i 21 anni, ma con lo stesso schema di costi:
per ciascun familiare 15.000 dollari di processing fee e 1 milione di gift. (Fonte: trumpcard.gov, consultato il 12 dicembre 2025).
Quanto alla stabilità, la pagina dedicata indica che lo status può essere revocato per ragioni di sicurezza nazionale o per gravi profili criminali.
(Fonte: trumpcard.gov, consultato il 12 dicembre 2025).
La contraddizione che Trump vuole vendere
Il racconto politico del presidente mette insieme due immagini opposte: da un lato la “tolleranza zero” verso l’irregolarità,
dall’altro un invito dichiarato ai capitali globali: venite, ma solo se portate molto.
È un cambio di tono che non elimina la stretta, la seleziona: chi non ha documenti rischia l’espulsione; chi ha molti zeri sul conto ottiene una scorciatoia.
In controluce c’è l’obiettivo economico: monetizzare l’accesso e provare a spingere le aziende (soprattutto tech) a usare un canale “premium”
mentre il canale H-1B diventa più caro e più incerto. È una scommessa aggressiva, che può attrarre domanda nel breve,
ma che rischia di restare appesa a una domanda semplice: si può vendere una scorciatoia verso la cittadinanza senza una legge del Congresso?