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“Alza il volume, Donald!”: la sfida di Mamdani che scuote l’America

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
“Alza il volume, Donald!”: la sfida di Mamdani che scuote l’America

“Alza il volume!”. Quattro parole, gridate sul palco di Times Square, che rimbalzano da Brooklyn a Washington, da Harlem fino agli studi televisivi di tutto il mondo.
Con questa frase, il neoeletto sindaco di New York, Zohran Mamdani, 34 anni, musulmano, figlio di immigrati ugandesi, ha voluto rispondere direttamente al presidente Donald Trump, l’uomo che aveva osteggiato la sua candidatura e tentato fino all’ultimo di dipingerlo come “una minaccia socialista al cuore d’America”.

“Alza il volume, Donald!”: la sfida di Mamdani che scuote l’America

Ma a vincere, stavolta, è stata proprio la città che ha dato i natali a Trump. E Mamdani lo sa bene: “Se qualcuno può mostrare a una nazione tradita da Trump come sconfiggerlo, quella è New York, la città che lo ha visto nascere”. Poi la stoccata, in inglese: “Turn the volume up!”.
Non solo un urlo di gioia, ma una dichiarazione politica, quasi un manifesto generazionale.

Il “fenomeno Mamdani”
Il trionfo di Mamdani – 50,39% dei voti contro il 41,6% di Andrew Cuomo e il 7,1% del repubblicano Curtis Sliwa – non è soltanto una vittoria elettorale: è il segno di una nuova mutazione del DNA politico americano.
Un fenomeno che nasce nelle strade e nelle periferie della Grande Mela, tra cooperative di quartiere, case occupate, circoli progressisti e università che pullulano di giovani disillusi.

Mamdani, esponente della corrente dei “Socialist Democrats”, ha costruito la sua ascesa senza i grandi donatori, con un linguaggio diretto, più vicino alla rabbia che alla retorica. È il figlio di un’America che ha perso fiducia nel centro e che non vuole più sussurrare le proprie rivendicazioni.
Nel suo volto – barba folta, camicie arrotolate, voce impastata di accenti globali – molti vedono la nuova sinistra metropolitana, che non chiede il permesso di esistere ma pretende di governare.

Un voto che ribalta il racconto
L’affluenza record – oltre due milioni di elettori, più del 40% degli aventi diritto – racconta un’America stanca di delegare e tornata a credere che la politica possa ancora cambiare qualcosa.
New York, come spesso accade, ha anticipato il futuro: mentre la Casa Bianca è ancora saldamente nelle mani di Trump, la città più iconica d’America ha scelto di affidarsi a un socialista dichiarato, cresciuto tra le strade di Astoria e formatosi nei movimenti per la giustizia abitativa.

La sconfitta di Andrew Cuomo, figura emblematica del centrismo democratico, rappresenta la fine di un’epoca: quella della politica di mediazione, delle promesse senza visione.
Mamdani ha invece imposto un tono diverso – più radicale, più viscerale – in cui la rabbia sociale diventa motore di riscatto collettivo.

L’urlo contro Trump

Quel “Turn the volume up!” è diventato in poche ore un hashtag, un titolo, una minaccia simbolica.
È la frase che riassume tutto: la rivalsa di una città progressista contro il presidente che ne incarna il contrario, il grido di una generazione che non vuole più essere messa a tacere.
Mamdani non ha semplicemente risposto a Trump – lo ha sfidato sul terreno dell’immaginario, trasformando la sua elezione in un gesto di ribellione politica e culturale.

Non è un caso che la folla abbia reagito non come a un comizio, ma come a un concerto. “Alza il volume” è la colonna sonora di una rivolta dolce, cosmopolita e rumorosa, che parla la lingua del Bronx, di Harlem, di Jackson Heights, dei tassisti bengalesi e degli studenti di Columbia.

La città che anticipa il Paese
New York, ancora una volta, fa da laboratorio. È qui che si testano le tendenze, si rompono gli equilibri e si lanciano i messaggi che poi diventano nazionali.
Mamdani non è un outsider: è il prodotto perfetto di una città che ama l’utopia, ma sa amministrare la complessità. Il suo programma – welfare urbano, giustizia sociale, trasporti pubblici gratuiti, stop alla speculazione immobiliare – non è solo un’agenda politica, è una visione del mondo.

La sfida a Trump, però, va oltre la retorica: è una chiamata a raccolta per l’intera sinistra americana, che dopo anni di frammentazione sembra aver ritrovato una voce unitaria, potente e, soprattutto, udibile.

La nuova musica di New York
Nella notte elettorale, le luci di Times Square non brillavano solo per celebrare un nuovo sindaco, ma per segnare l’inizio di una nuova era politica.
Mamdani ha promesso di governare “come un cittadino tra i cittadini”, di restituire potere ai quartieri e dignità a chi non ha voce.
Ma il suo messaggio più forte resta quello indirizzato a Trump e, più in generale, a un Paese spaccato tra rabbia e speranza:
“New York ha parlato. Ora tocca a voi ascoltare. E se non ci sentite... alzate il volume.”

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