Le mosse dell’amministrazione Trump (nella foto con il vice presidente Vance) delineano un futuro inquietante per gli Stati Uniti, con tagli fiscali destinati ai più abbienti, riduzioni della spesa pubblica indiscriminate e un attacco frontale alle istituzioni di controllo. L’obiettivo sembra chiaro: smantellare ogni forma di regolamentazione e rendere il Paese un paradiso per oligarchi, grandi corporation e super-ricchi, sul modello della Russia post-sovietica.
L’Internal Revenue Service (IRS), l’agenzia fiscale degli Stati Uniti, sta per licenziare circa 6.700 dipendenti, una mossa che rischia di compromettere seriamente la capacità del governo di riscuotere le tasse, proprio mentre inizia la stagione delle dichiarazioni dei redditi.
I licenziamenti riguardano lavoratori in prova con meno di due anni di servizio, che godono di meno tutele rispetto ai dipendenti di lungo corso. L’IRS conta attualmente circa 100.000 dipendenti, ma questa riduzione del personale potrebbe mettere in ginocchio l’agenzia proprio nel momento in cui avrebbe bisogno di più risorse per combattere l’evasione fiscale.
La scelta di Trump di colpire l’IRS non è casuale: meno controlli significano maggiore libertà per i grandi patrimoni di evitare il fisco. Nel 2017, durante il suo primo mandato, Trump aveva già ridotto drasticamente le tasse alle imprese e ai più abbienti, causando un buco nelle entrate statali che ora cerca di colmare con tagli alla spesa pubblica.
Stop agli aiuti per i soccorritori dell’11 settembre: indignazione bipartisan
A subire i tagli non è solo l’IRS. Il presidente ha deciso di ridurre i fondi destinati al World Trade Center Health Program, il programma federale che offre assistenza sanitaria ai soccorritori e alle vittime delle conseguenze tossiche degli attacchi dell’11 settembre.
Questa decisione ha scatenato un’ondata di indignazione, anche tra i repubblicani. In una lettera inviata alla Casa Bianca, sette esponenti del GOP hanno chiesto a Trump di revocare i tagli, ricordandogli il suo stesso passato da newyorkese:
“Come nativo di New York che ha vissuto a New York City mentre si riprendeva dagli attacchi terroristici dell’11 settembre, le chiediamo di ripensarci”, si legge nel documento firmato dai parlamentari repubblicani.
I tagli mettono a rischio migliaia di persone che, dopo aver servito il Paese in uno dei momenti più drammatici della sua storia, ora si ritrovano abbandonate dallo Stato.
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Il sogno di Trump: un’America senza Stato, senza controlli e senza tasse
L’ideologia dietro queste scelte è chiara: ridurre al minimo il ruolo del governo, favorendo un modello di turbo-capitalismo oligarchico, dove una ristretta élite può accumulare ricchezza senza alcuna regolamentazione.
Trump ha recentemente annunciato il suo obiettivo di destinare il 20% dei risparmi derivanti dai tagli al DOGE di Elon Musk ai contribuenti americani e un altro 20% per ridurre il debito pubblico. Ma chi ne beneficerà davvero?
Secondo gli analisti, come già accaduto in passato, le fasce più povere della popolazione vedranno pochi benefici reali, mentre il grosso dei vantaggi andrà a chi già possiede enormi ricchezze.
Dove sta portando l’America Trump?
Questi provvedimenti sono solo l’ultimo tassello di un disegno più ampio: un’America in mano agli oligarchi, dove chi è ricco diventa sempre più ricco e chi è povero non ha più alcun paracadute sociale.
Con meno controlli fiscali, meno welfare e meno investimenti pubblici, gli Stati Uniti si avviano verso un sistema privo di equità, senza giustizia sociale e senza alcuna forma di redistribuzione della ricchezza.
L’America di Trump si configura sempre più come un esperimento di capitalismo estremo, in cui il potere è concentrato in poche mani e lo Stato viene svuotato della sua funzione di garante dell’equità.
Il futuro è chiaro: chi ha già tutto avrà ancora di più. Chi ha poco, sarà lasciato indietro.