Ue: nelle aziende, per le donne, il 'soffitto di vetro' è appena scalfito

- di: Redazione
 
In Europa le donne, per quanto riguarda la presenza ai vertici delle aziende, non sono riuscite ancora a spezzare, per usare le parole della presidente della Commissione europea, il ''soffitto di vetro'' che gli impedisce di dispiegare il loro valore. Una fotografia della situazione è stata presentata dall'European Women on Boards (Ewob), che ogni anno raccoglie i dati relativi alla presenza di donne nei consigli di amministrazione delle aziende e nei ruoli apicali.

Resta ancora troppo bassa la presenza di donne ai vertici delle aziende in Unione Europea

Dalla ricerca dell'Ewob, relativa al 2021 ed eseguita considerando i membri dei Consigli di amministrazione delle 668 società quotate in 19 Paesi europei, emerge che solo il 35% delle ''poltrone'' sono occupate da donne.
In termini assoluti una percentuale del 35% potrebbe apparire significativa, ma lo è però meno se si considera che è di appena un punto superiore all'anno precedente. Quindi un numero ''importante'', ma che è rimasto pressoché fermo a quello del 2020. Il numero in termini assoluti diventa, però, chiarificatore del troppo ritardo che si registra nel riconoscere le capacità delle donne si guarda al numero delle amministratrici delegate, che sono appena 50, ovvero il 7% del totale. Poi, a livello di ruoli di dirigenza, l'assenza delle donne è ancora maggiore rispetto ai Cda, dove la presenza maschile è enorme (l'81% delle posizioni).

Da Ursula von der Leyen, la cui guida della Commissione Ue sta crescendo in termini di consenso, è giunto un impegno affinché diventi europea la legge sulle quote ''rosa'' nei board. "Troppo spesso, quando si guarda alle posizioni di vertice" - afferma in un video, affidato al suo profilo su Twitter, Ursula von der Leyen - "gli uomini dicono che è difficile trovare donne con il profilo giusto. Bene, se le cercate seriamente, le troverete. È ora di rompere il tetto di cristallo. Spingerò per garantire che la nostra proposta sulle donne nei consigli di amministrazione diventi legge dell'Ue".

La ricerca condotta dall'European Women on Boards evidenzia un aspetto forse poco conosciuto del modo con il quale le donne ''al comando'' intendono il loro ruolo. Se, in una azienda, c'è una donna che occupa posizioni apicali, le altre che operano nello stesso contesto di lavoro beneficiano indirettamente di questa situazione, salendo, per capacità e impegno, nella catena di comando. Di questo la ricerca di Ewob dà un chiaro riscontro numerico: se il ceo è ''rosa'', nell'azienda le donne occupano il 38% delle posizioni apicali (la media è del 19%).

Nella ''classifica'' dei Paesi in cui il ruolo delle donne è importante in seno alle azienda, i più virtuosi - se si guarda all'Indice per la parità di genere (dove 1 sta per l'esatta parità uomo-donna) - sono Norvegia (0,72) e Francia (0,71). Gli ultimi posti sono quelli di Grecia (0,24) e Polonia (0,41).
L'Italia, in questa classifica, con il suo 0,62 nell'indice di parità di genere, ha mantenuta la posizione (la sesta) che aveva nel 2020, grazie anche alla legge che ha imposto una quota del 40% di donne nei Cda e nei collegi sindacali delle società quotate in Borsa. Il tetto è stato superato (con il 47%), ma la percentuale delle presidenti di Consigli d'Amministrazione, è appena un terzo del totale (il 15%). E tale percentuale crolla letteralmente se si guarda alle amministratrici delegate, il 3%, quando nel 202 erano il 4%.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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