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UE in pressing su YouTube, Snapchat e TikTok: richiesta di trasparenza sui sistemi di raccomandazione

- di: Barbara Leone
 
UE in pressing su YouTube, Snapchat e TikTok: richiesta di trasparenza sui sistemi di raccomandazione
La Commissione Europea ha recentemente richiesto a YouTube, Snapchat e TikTok di fornire informazioni dettagliate sui loro sistemi di raccomandazione dei contenuti, con l’obiettivo di garantire che queste piattaforme rispettino i principi stabiliti dal Digital Services Act (DSA). Questo regolamento, entrato in vigore per rendere più sicuro e trasparente lo spazio digitale europeo, richiede che le piattaforme digitali valutino e riducano i rischi connessi ai loro algoritmi, specialmente in merito alla salute mentale degli utenti e alla diffusione di contenuti dannosi. L’indagine della Commissione si concentra sul modo in cui i sistemi di raccomandazione, ovvero gli algoritmi che selezionano i contenuti da mostrare agli utenti, possono influenzare comportamenti, opinioni e abitudini di consumo. YouTube, la piattaforma di video più utilizzata al mondo, è stata una delle prime ad adottare algoritmi sofisticati di raccomandazione.

UE in pressing su YouTube, Snapchat e TikTok: richiesta di trasparenza sui sistemi di raccomandazione

Il suo algoritmo, i cosiddetti “Video consigliati”, gioca un ruolo chiave nell’esperienza degli utenti, influenzando in modo diretto ciò che guardano. Già nel recente passato, YouTube è stata criticata per come i suoi algoritmi vadano a facilitare la diffusione di disinformazione. Un esempio emblematico riguarda la propagazione di contenuti complottisti durante la pandemia attraverso video che minimizzavano la gravità del virus o promuovevano cure non scientifiche e che poi finivano per diventare virali. Nell’ambito dell’attuale inchiesta della Commissione Ue,  l'obiettivo è capire se YouTube stia effettivamente mettendo in atto misure per mitigare i rischi associati ai suoi algoritmi, specialmente per quanto riguarda la salute mentale degli utenti giovani e vulnerabili. Una preoccupazione crescente legata anche alla cosiddetta dipendenza dai contenuti, e che riguarda in special modo i più givani che passano ore, e spesso giornate intere, incollati allo schermo ad incamerare contenuti che, alla lunga, possono causare ansia, stress o depressione.

Anche Snapchat, pur meno chiacchierato rispetto ai colossi come TikTok e YouTube, è finito sotto la lente della Commissione. Snapchat si distingue per un'esperienza utente molto diversa rispetto alle altre piattaforme, con contenuti che scompaiono dopo 24 ore e un'interfaccia focalizzata sulla comunicazione privata tra amici e conoscenti. Tuttavia, anche Snapchat ha sviluppato un proprio sistema di raccomandazione attraverso la sezione “Discover”, che propone contenuti sponsorizzati, video di creatori e notizie. La piattaforma si rivolge principalmente a un pubblico molto giovane, spesso tra i 13 e i 24 anni, un segmento di età particolarmente vulnerabile ai contenuti che possono influenzare negativamente l’autostima e il benessere mentale. Ecco perché la Commissione vuol capire in che modo Snapchat stia gestendo i rischi derivanti dalla pressione sociale che il suo sistema di raccomandazione potrebbe amplificare, spingendo contenuti legati a standard irrealistici di bellezza, successo e vita sociale. Un aspetto particolarmente delicato è quello delle sfide virali, che a volte portano i giovani utenti a comportamenti pericolosi, incentivati dal desiderio di visibilità e approvazione sui social. Ma se YouTube e Snapchat sono osservate speciali, TikTok è senza dubbio la piattaforma che riceve maggiore attenzione da parte della Commissione Ue. Oltre ai rischi legati alla salute mentale e alla diffusione di contenuti controversi, TikTok infatti è spesso accusata di complicità nella manipolazione di informazioni, soprattutto durante eventi politici ed elettorali. Proprio in quest’ottica, la Commissione ha richiesto a TikTok di chiarire quali siano le misure che sta adottando per prevenire che i suoi algoritmi amplifichino messaggi distorsivi o polarizzanti, in particolare durante le elezioni (quelle americane in primis).

Quel che è certo, è che il Digital Services Act segna un cambio di passo nell’approccio dell’Europa alle grandi piattaforme digitali. La richiesta di maggiore trasparenza e responsabilità sui sistemi di raccomandazione è un primo passo cruciale verso la creazione di uno spazio digitale più sicuro, in cui i diritti degli utenti siano protetti e i contenuti dannosi limitati. Perché da ora in avanti, le piattaforme non potranno più nascondersi dietro a un dito, ovverosia la complessità degli algoritmi. Dovranno rispondere concretamente alle nuove richieste di regolamentazione, e dimostrare che sono in grado di gestire i rischi senza compromettere la sicurezza (a 360 gradi) degli utenti.

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