“La pace nella nostra Unione non può più essere data per scontata.” Con queste parole, pronunciate con tono fermo e sguardo risoluto, Ursula von der Leyen si è rivolta al Parlamento europeo, tracciando uno dei discorsi più significativi della sua presidenza alla Commissione europea. Un intervento che segna una svolta netta nel dibattito sulla sicurezza del continente e che arriva in un momento di forti tensioni internazionali, con la guerra in Ucraina ancora in corso, i conflitti in Medio Oriente che si intensificano e un crescente rischio di instabilità ai confini dell’Unione.
Ursula von der Leyen: “L’Europa non può più dare la pace per scontata”
La presidente della Commissione non ha usato mezzi termini: l’Europa è in crisi. Una crisi di sicurezza che impone scelte coraggiose e che non può più essere ignorata. Se fino a pochi anni fa l’idea di un’Europa capace di difendersi autonomamente sembrava un’utopia, oggi si è trasformata in una necessità impellente.
“È il momento della pace attraverso la forza. È il momento di una difesa comune”, ha dichiarato von der Leyen, sottolineando l’urgenza di un cambio di passo nella politica europea della difesa.
Un nuovo paradigma per la sicurezza europea
L’intervento della presidente arriva nel quadro del progetto RearmEu, il piano che mira a rafforzare le capacità militari dell’Unione attraverso un maggiore coordinamento tra gli Stati membri, investimenti nell’industria bellica e una nuova strategia di deterrenza. Una proposta che, fino a pochi anni fa, sarebbe stata impensabile per un’Europa nata con la promessa di allontanarsi dalle logiche militari che avevano portato a due guerre mondiali. Ma la realtà geopolitica di oggi impone un drastico ripensamento.
Von der Leyen ha posto l’accento su un concetto chiave: l’autonomia strategica. L’Unione Europea non può più fare affidamento esclusivo sugli Stati Uniti e sulla NATO per la propria sicurezza. Se la guerra in Ucraina ha dimostrato qualcosa, è proprio la vulnerabilità di un’Europa che, senza il sostegno americano, faticherebbe a mantenere la propria stabilità di fronte a minacce esterne. La questione della difesa comune diventa quindi non solo una necessità politica, ma una condizione imprescindibile per la sopravvivenza stessa del progetto europeo.
Le scelte difficili che attendono l’Europa
Ma un riarmo comune e una maggiore integrazione nella difesa non sono passi semplici. “Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi sarà necessario più coraggio. E altre scelte difficili ci attendono”, ha avvertito von der Leyen, lasciando intendere che il cammino non sarà privo di ostacoli.
Uno dei nodi principali riguarda il finanziamento di questo nuovo approccio alla sicurezza. L’Europa dovrà inevitabilmente aumentare la spesa militare, e questo significa sottrarre risorse ad altri settori cruciali, come il welfare, l’istruzione e la transizione ecologica. Si tratta di un bivio delicato, che rischia di aprire nuove tensioni tra gli Stati membri, divisi tra chi è pronto ad accelerare sul riarmo e chi teme che un’eccessiva militarizzazione possa snaturare l’identità pacifista dell’UE.
Un altro punto critico è quello delle industrie della difesa. Se l’Europa vuole rafforzare le proprie capacità militari, dovrà investire nel potenziamento del proprio comparto bellico, creando una rete industriale capace di competere con giganti come gli Stati Uniti e la Cina. Ma questo comporta anche scelte strategiche su quali aziende finanziare, su come garantire la compatibilità tra gli armamenti dei diversi paesi e su chi avrà il controllo di questo nuovo arsenale europeo.
L’Europa sarà all’altezza della sfida?
Nel suo discorso, von der Leyen ha ricordato che l’Unione Europea si è sempre rafforzata nei momenti di crisi. Dalla nascita della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio dopo la Seconda guerra mondiale, fino alla gestione della crisi economica del 2008 e alla risposta unitaria alla pandemia di Covid-19, l’Europa ha spesso saputo trasformare le difficoltà in occasioni di crescita.
Ma questa volta la sfida è diversa. Il nodo della sicurezza non è solo economico o sanitario, ma tocca il cuore stesso della sovranità europea. Se gli Stati membri non riusciranno a trovare un accordo su una strategia di difesa comune, il rischio è quello di un’Unione sempre più frammentata e vulnerabile, incapace di rispondere alle minacce esterne.
Von der Leyen ha chiuso il suo intervento con un appello alla responsabilità: il tempo delle illusioni è finito. L’Europa deve decidere se vuole essere un attore globale capace di difendersi da sola, o se preferisce restare un gigante economico senza peso militare. Una scelta che definirà il futuro del continente nei decenni a venire.