FOTO: arbalete - CC BY-SA 4.0
Un messaggio secco, rosso come un fumetto d’allarme, campeggiava da ore sulla homepage di WOW Spazio Fumetto: “15 giugno è l'ultimo giorno di attività”. Nessun proclama, nessuna festa d’addio. Così, in silenzio e con la discrezione dei fumetti che ha sempre celebrato, ha chiuso a Milano il primo museo del fumetto d’Italia, l’unico con una programmazione stabile e una collezione permanente.
Il museo del fumetto chiude: cala il sipario su WOW a Milano
Dopo 14 anni di attività, WOW ha cessato le sue attività. A comunicarlo era stata direttamente la Fondazione Franco Fossati, che ha gestito il centro culturale e che in questi anni ha costruito, con passione e ostinazione, uno dei più importanti riferimenti del fumetto europeo.
Un centro culturale unico nel suo genere
Nato nel 2011 all’interno di un’ex fabbrica Motta in viale Campania, WOW non era semplicemente un museo. Era un luogo dove si respirava cultura popolare, dove si potevano incontrare gli eroi di carta accanto a quelli in carne e ossa, dove si discuteva di disegno, satira, cinema, arte visiva, animazione. Ha ospitato mostre su Tex, Dylan Dog, Diabolik, sui manga giapponesi e sulla scuola francese, sulle riviste come Il Giornalino, Corriere dei Piccoli, Linus, sulle storie Disney, sulle graphic novel, su Moebius, Hugo Pratt e Andrea Pazienza. Ma anche esposizioni su Goldrake, Batman, Spider-Man, Mafalda, Topolino e il mondo Marvel. Un museo che parlava molte lingue, anagrafiche e culturali, e che riusciva a farlo con l’immediatezza del disegno e la profondità del segno.
La fine di un’esperienza preziosa
La chiusura, spiegava la Fondazione, è stata determinata da motivi economici e gestionali, dopo il mancato rinnovo della convenzione con il Comune di Milano. A pesare, oltre ai costi crescenti, è stata la mancanza di un sostegno strutturale per un’attività che negli anni ha coinvolto scuole, famiglie, studiosi e migliaia di visitatori. Nonostante le difficoltà, fino all’ultimo giorno WOW ha continuato a proporre mostre, incontri e attività laboratoriali. Ma ora, senza una prospettiva concreta di sopravvivenza, è arrivato il momento dell’addio. E non è un addio qualunque: con la chiusura del museo si spegne una delle poche luci accese nel panorama dell’educazione visiva e della cultura disegnata in Italia.
Che fine farà il patrimonio della Fondazione?
Nella sede di viale Campania rimangono ora le collezioni della Fondazione Franco Fossati: volumi rari, tavole originali, manifesti, riviste, disegni, bozze. Un archivio straordinario che racconta oltre cento anni di fumetto italiano e internazionale, e che ora rischia di finire disperso, dimenticato, o inaccessibile. Non è chiaro, al momento, se ci sarà una nuova sede, un trasloco o un futuro accordo per una riapertura. Gli appelli alla città e alle istituzioni si sono moltiplicati. In rete, sui social e nei forum degli appassionati, si sono rincorsi i messaggi di cordoglio e mobilitazione. L’Associazione Nazionale Amici del Fumetto e dell’Illustrazione ha lanciato un accorato appello: “Non possiamo permettere che un patrimonio così ricco venga cancellato con un clic. Serve un intervento, subito”.
Un addio che lascia un vuoto enorme
Chi ha visitato anche solo una volta WOW Spazio Fumetto sa che non si trattava solo di una galleria. Era un laboratorio permanente, un luogo dove generazioni diverse si incontravano per scoprire e riscoprire la potenza narrativa del fumetto. Bambini e bambine che partecipavano ai laboratori di disegno, studenti in visita guidata, autori che presentavano i loro libri, appassionati che discutevano davanti a una tavola originale di Guido Crepax o un ingrandimento di Rat-Man. Era un rifugio creativo, uno spazio in cui la cultura popolare veniva presa sul serio. E con la sua chiusura, non è solo Milano a perdere qualcosa. È l’Italia intera a rimanere più povera, priva di un luogo che custodiva la memoria di un linguaggio sempre più centrale nell’immaginario collettivo.
Le ultime ore e gli interrogativi aperti
Nessuna cerimonia ufficiale, nessun evento celebrativo: il sipario è calato in silenzio, come spesso accade per le cose davvero importanti. Sabato 15 giugno è stata l’ultima occasione per varcare la soglia del museo, per guardare ancora una volta i pannelli, le tavole, le vignette appese alle pareti. Da ieri, resta solo il ricordo. E la domanda, inevitabile: come è possibile che un Paese come il nostro, patria di disegnatori straordinari, di case editrici storiche, di personaggi iconici, abbia lasciato morire così un’esperienza unica?