Inflazione UK sotto le aspettative: le implicazioni per la politica monetaria della Banca d’Inghilterra

- di: Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm
 
Il dato sull’inflazione (CPI) pubblicato oggi in Gran Bretagna è stato leggermente inferiore alle aspettative, attestandosi al 10,7%, contro il 10,9% previsto dalla maggior parte degli analisti. Tuttavia, visto che l’inflazione continua a restare sopra il 10%, ci aspettiamo che la Banca d'Inghilterra (BoE) mantenga l’attuale impostazione di politica monetaria restrittiva per contenere, in particolare, l’inflazione core, che si attesta al 6,3%.

La BoE si trova certamente in una posizione scomoda, dovendo aumentare i tassi d'interesse per domare l'inflazione in un'economia che, secondo le attese, entrerà presto in una profonda recessione. In questo contesto, prevediamo che la BoE aumenterà i tassi di interesse di 50 punti base nella riunione di domani, ma ci aspettiamo che la decisione sia meno unanime del solito all’interno del Comitato per la Politica Monetaria (MPC). Nel medio termine, prevediamo invece che i tassi raggiungeranno un picco a metà del prossimo anno, intorno al 4,5%, e rimarranno su livelli elevati prima di ridursi gradualmente.

Per quanto riguarda l’outlook macroeconomico dei prossimi mesi, il CPI ci dice che l'inflazione nel Regno Unito si sta leggermente attenuando e ci aspettiamo di assistere a un ulteriore periodo di raffreddamento. Sebbene i mercati siano consapevoli della determinazione con cui la BoE e le principali Banche Centrali intendono riportare l’aumento dei prezzi al 2%, il rallentamento dell’inflazione mostrato da questi ultimi dati (soprattutto negli Stati Uniti) ha portato ottimismo tra gli investitori. Anche nell’Europa Continentale l’inflazione fa meno paura con il dato della Germania, la più grande economia europea, in rallentamento a novembre.

Come e quanto rapidamente le Banche Centrali raggiungeranno il picco dei tassi di interesse e rallenteranno il percorso di rialzi il prossimo anno è cruciale per gli investitori. Nonostante l’inflazione sia leggermente in calo a novembre, l’aumento del costo della vita resta certamente molto pesante per i consumatori britannici. Anche i costi dei prestiti, sia per le imprese sia per i consumatori, rimangono alti e questo comporta un'ulteriore pressione sulla famiglia media del Regno Unito, specialmente per chi ha un mutuo a tasso variabile.

Il Paese si avvia quindi verso il 2023 in una posizione difficile, in cui l’inflazione continua a colpire i consumatori, il contesto economico rimane in forte rallentamento e il governo non può che imporre limiti di spesa molto rigidi.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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