Padre o papà?

- di: Barbara Leone
 
Sono stata anch’io bambina di mio padre innamorata... E aveva proprio ragione Mimì Martini in quell’immenso capolavoro che è “Gli uomini non cambiano”. Lo siamo state tutte innamorate del nostro papà. Perché quello tra un padre e una figlia è un rapporto magico. Di sicuro speciale e, nel bene e nel male, decisivo per la vita di ogni donna. Soprattutto a livello sentimentale. E’ un dolce mix di complicità, ammirazione, scoperta, protezione, incoraggiamento e amore. Che poi è esattamente ciò che noi donne cerchiamo negli uomini. E nove volte su dieci ci deludono. Troppe le aspettative, troppo alto il termine di paragone e troppo complicato, e a volte doloroso, sbrogliare la matassa di un Edipo con cui, prima o poi, tocca fare i conti. Se per un figlio maschio il padre è un modello, per una femmina è, e sempre sarà, un eroe. Colui al quale chiedere aiuto nei momenti di difficoltà. Una spalla su cui piangere, una mano da stringere, un porto sicuro cui fare ritorno per tornare a sentirsi, anche solo per un attimo, di nuovo bambine. Una bussola, che ti fa ritrovare la strada nei momenti bui e confusi. Una certezza, in un marasma di incertezze. Questo è, o almeno dovrebbe essere. E quando non è, sono dolori. Ed errori su errori, macerie nell’animo e nella vita quotidiana. 

Io ho avuto questa fortuna: di avere un grande papà.  Se oggi guardo le mie mani, mi accorgo che sono uguali alle sue: larghe, avvolgenti, decise. Mani che mi hanno guidato senza mai trascinarmi, che mi hanno sollevato da tanti sassi incontrati lungo la via, che mi hanno accarezzato il cuore e raddrizzato le spalle ricurve quando pensavo di non farcela più. “Schiena dritta e vai avanti”. E l’onestà sopra ogni cosa. E il senso del dovere, l’importanza della mediazione, il rispetto delle idee altrui, la tolleranza, il credere sempre nei propri ideali a costo di sembrare utopista, il valore del silenzio, dell’umiltà, della famiglia, della parola data, della memoria ma che non diventi nostalgia, la nobiltà della fatica, lo sforzo di non giudicare mai, la tenacia nell’essere ottimisti nonostante tutto, l’arte della pazienza... E ne ha avuta davvero tanta di pazienza il mio papà, in una casa dove anche la gatta era femmina. Anche se poi, parafrasando Clarence  Budington Kelland, non mi ha mai detto esplicitamente come vivere. Ha semplicemente vissuto, lasciando che io lo osservassi traendone esempio. La verità è che, come disse qualcuno, ogni uomo può essere padre. Ma ci vuole una persona speciale per essere papà.
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