• Banca IFIS maggio25 850 1
  • 8501 intesa GREEN 25
  • SIMEST25 850 1
  • Fineco Change is Good
  • EDISON25 850 1

L'Intelligenza Artificiale e il futuro del lavoro: chi rischia di più?

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
L'Intelligenza Artificiale e il futuro del lavoro: chi rischia di più?

L’intelligenza artificiale sta trasformando profondamente il mondo del lavoro. Secondo il focus Censis-Confcooperative «Intelligenza artificiale e persone: chi servirà a chi?», presentato a Roma, circa sei milioni di lavoratori in Italia potrebbero perdere il proprio impiego entro il 2035 a causa dell’automazione. Tuttavia, il report evidenzia anche che, grazie all’AI, il Prodotto Interno Lordo (PIL) potrebbe crescere fino all’1,8%, portando un incremento di circa 38 miliardi di euro. Un fenomeno che presenta quindi sia opportunità che rischi, con un impatto significativo sull’occupazione.

L'Intelligenza Artificiale e il futuro del lavoro: chi rischia di più?

Il pericolo maggiore riguarda le occupazioni più automatizzabili, come quelle nel settore finanziario e amministrativo. Contabili, tecnici bancari, statistici, matematici, periti, tesorieri e ragionieri potrebbero essere sostituiti dalle nuove tecnologie in un processo di progressiva digitalizzazione delle mansioni. Ma non solo: anche i laureati, paradossalmente, sono più esposti al cambiamento rispetto a chi ha un basso livello di istruzione.

Il focus sottolinea che almeno 15 milioni di lavoratori italiani vedranno un impatto sulla propria professione: di questi, sei milioni rischiano la sostituzione, mentre nove milioni saranno affiancati dall’AI nelle loro attività. Avvocati, notai, magistrati, dirigenti, psicologi e persino archeologi dovranno integrare sempre più l’uso delle tecnologie intelligenti nel proprio lavoro.

L’Italia e il Ritardo nell’Adozione dell’AI
L’intelligenza artificiale è già una realtà consolidata in molti Paesi, ma l’Italia sta avanzando con lentezza rispetto ai suoi vicini europei. Solo l’8,2% delle imprese italiane utilizza attualmente strumenti di AI, contro il 19,7% della Germania e una media UE del 13,5%. Anche Francia e Spagna risultano più avanti, rispettivamente con il 9,91% e il 19,7%.

Il ritardo italiano è particolarmente evidente nei settori del commercio e della manifattura, dove l’adozione dell’AI potrebbe portare notevoli benefici in termini di efficienza e produttività. Secondo una ricerca del Censis, solo un lavoratore su quattro utilizza l’AI, prevalentemente per attività semplici come la scrittura di email, la redazione di report e la gestione di curricula. Inoltre, l’uso dell’AI diminuisce con l’aumentare dell’età: nella fascia 18-34 anni, il 35,8% dei lavoratori utilizza già strumenti di intelligenza artificiale.

Scarsa Propensione agli Investimenti
Uno dei motivi del ritardo italiano è la scarsa propensione a investire in ricerca e sviluppo. Attualmente, l’Italia destina all’innovazione solo l’1,33% del PIL, contro una media europea del 2,33%. L’Unione Europea ha fissato l’obiettivo del 3% per il 2030, un traguardo già superato dalla Germania con il 3,15%, mentre la Francia investe il 2,18%.

Il Government AI Readiness Index 2024 colloca l’Italia al 25° posto nella preparazione all’adozione dell’AI, molto dietro a Paesi come Francia (4° posto), Regno Unito (5°), Olanda (7°) e Germania (8°). I leader globali nell’adozione dell’intelligenza artificiale sono Stati Uniti, Singapore e Corea del Sud.

Il Futuro del Lavoro: Più Complementarietà o Sostituzione?
Secondo le previsioni, entro il 2030 circa il 27% delle ore lavorate in Europa sarà automatizzato. Settori come la ristorazione, il supporto d’ufficio e la produzione saranno tra i più influenzati. Questo significa che l’AI non si limiterà a sostituire alcune professioni, ma cambierà radicalmente il modo in cui molte figure professionali operano.

Di fronte a questo scenario, il presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini, sottolinea l’importanza di mettere la persona al centro del modello di sviluppo: «L’intelligenza artificiale deve essere al servizio dei lavoratori e non viceversa. Il paradigma va corretto».

L’avanzata dell’AI nel mercato del lavoro italiano è inevitabile, ma il Paese deve prepararsi meglio a gestirne gli effetti. La formazione, il potenziamento delle competenze digitali e maggiori investimenti in innovazione saranno cruciali per evitare un impatto negativo sull’occupazione. Il rischio di perdere milioni di posti di lavoro esiste, ma con le giuste strategie l’Italia potrebbe cogliere le opportunità offerte dall’intelligenza artificiale, trasformandola in un motore di crescita e non in una minaccia.

Notizie dello stesso argomento
Trovati 7 record
Pagina
1
23/05/2025
Sciopero treni, caos a Termini: ritardi e cancellazioni
Disagi per i pendolari a Roma e in tutta Italia: ecco le ragioni della protesta e i serviz...
21/05/2025
Sicurezza sul lavoro, Confindustria propone il modello del protocollo Covid. Il governo apre ai tavoli settoriali
Si riaccende il dibattito sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e il governo sceglie la via...
21/05/2025
Le 5 lauree che non servono più a trovare lavoro (ma nessuno lo dice)
Tanti anni di studio, poche opportunità d’impiego: le facoltà che deludono le aspettative ...
20/05/2025
Strage silenziosa sul lavoro: tre vittime in un solo giorno tra Toscana, Salernitano e Lazio
Ancora tre morti sul lavoro, in un’Italia che continua a piangere vittime in silenzio
20/05/2025
Laurea, specializzazione e poi? Guadagni meno di un rider
Il paradosso italiano: tra studio e lavoro, il merito non paga.
Trovati 7 record
Pagina
1
  • Banca IFIS maggio25 720
  • 720 intesa GREEN 25
  • Fineco Change is good
  • EDISON25 720