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Covid-19: Speranza blocca la fine del distanziamento sull'Alta velocità

 
Covid-19: Speranza blocca la fine del distanziamento sull'Alta velocità
Roberto Speranza, ministro della Salute di un Paese travolto dalla drammatica crisi determinata dalla pandemia, sta facendo il suo mestiere, tenendo un basso profilo, non cercando di rubare la scena ad altri (cosa che parecchi suoi colleghi non riescono proprio a fare) e lavorando per il bene comune e mettendo, nel suo impegno quotidiano, quella buona dose di buonsenso necessario per chi governa.

Quindi è grazie a Speranza (nome omen) se l'idea balzana di liberalizzare gli spazi all'interno dei treni ad Alta velocità su rotaia, ovvero su Frecciarossa e Fracciargento e Italo e sui treni a lunga percorrenza (quali gli Intercity), è rientrata dopo nemmeno un giorno, evitando di cadere in un errore che non sarebbe stato solo di natura sanitaria, ma anche morale. La motivazione che era stata addotta per giustificare di riportare la capienza dei posti sull'Alta velocità al cento per cento è che sono rientrate le cause per le precedenti prescrizioni, inserite in un Dpcm.

La liberalizzazione, nelle ore in cui si segna una preoccupante risalita nella curva dei contagi, era apparsa subito quantomeno intempestiva o ardita, tanto che tutti coloro che in materia capiscono qualcosa (esclusi i politici.....) avevano invitato a non abbassare la guardia e, quindi, ad osservare le linee indicate dagli specialisti per contenere il pericolo che il Covid-19 abbia un'altra impennata.

Ma, ed è la più banale delle domande che in molti si sono posti alla notizia della liberalizzazione, se si consente ai treni dell'Alta velocità di viaggiare al cento per cento della capienza, perché questo slancio di fiducia non viene riservato anche per la scuola, il cui futuro, a breve scadenza, appare nebuloso, molto più di quanto lasci sperare l'ottimismo che il ministro dell'Istruzione, Azzolina, spande a destra e manca con prodigalità?

Un retropensiero malevole aveva indotto a sospettare che la Scuola non viene ritenuta un soggetto economicamente produttivo, dacché macina denaro e non ne determina, almeno nel breve periodo. E quindi non merita l'attenzione riservata ai nostri vettori del trasporto su rotaia che hanno comunque, e di questo bisogna rendere atto, saputo gestire la crisi dal punto di vista della comunicazione, con una pubblicistica aggressiva e che certamente non deve essere stata a costo zero.

Certo, ai passeggeri che avrebbero viaggiato spalla contro spalla sarebbe stato chiesto di indossare la mascherina e di osservare alcune procedure, come misurare la temperatura corporea prima di salire sul treno. Ma sarebbe stato anche chiesto di dichiarare ufficialmente che non hanno avuto contatti con persone affette dal Covid-19.
E per chi non sapeva di avere incrociato la sua strada con un contagiato ci sarebbero state sanzioni? E dal momento che queste dichiarazioni hanno un valore pressoché pari allo zero, gli altri viaggiatori come avrebbero fatto a stare tranquilli, magari sospettando che chi si trovava accanto a loro potesse essere infettato?

Cosa deve avere pensato il cittadino qualunque vedendo che era arrivata la liberalizzazione degli spazi nei treni e ricordando che appena un paio di giorni fa la decisione del governo di prolungare lo stato di emergenza è stata bollata come liberticida dalle opposizioni?
L'impressione che si ha da questa storia è che determinazione e inflessibilità non sono applicate nei confronti di tutti, ma solo di chi non ha abbastanza voce per farsi sentire. Ma poi è arrivato il ministro Speranza con buona pace di (quasi) tutti.
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