La rinuncia del cardinale Giovanni Angelo Becciu a partecipare al prossimo Conclave continua a suscitare reazioni nel mondo ecclesiale. Dopo il silenzioso annuncio dei giorni scorsi, arriva ora il riconoscimento ufficiale da parte della Congregazione dei cardinali, che in una dichiarazione diffusa dalla Sala Stampa vaticana ha espresso “apprezzamento per il gesto compiuto” dal porporato sardo. Il testo parla esplicitamente di “una decisione assunta avendo a cuore il bene della Chiesa” e con l’obiettivo di “contribuire alla comunione e alla serenità del Conclave”.
Il gesto di Becciu e l’unità della Chiesa: la Congregazione dei cardinali esprime apprezzamento
Si tratta di una presa di posizione significativa, che non si limita a registrare la rinuncia ma la interpreta come atto di responsabilità ecclesiale. La vicenda di Becciu, coinvolto nei processi sulla gestione dei fondi vaticani, aveva suscitato un ampio dibattito sia all’interno che all’esterno della Curia romana. La sua scelta di non entrare nella Sistina per l’elezione del nuovo Papa è letta da molti come un segnale di discontinuità, volto a evitare divisioni o polemiche durante un momento delicato per la Chiesa universale.
Un gesto di comunione che guarda oltre il caso giudiziario
La nota della Congregazione va oltre la cronaca giudiziaria e sottolinea il valore ecclesiale della rinuncia. “Auspichiamo – si legge – che gli organi di giustizia competenti possano accertare definitivamente i fatti”. Un passaggio che rimette alla magistratura vaticana l’ultima parola sul caso, ma che al tempo stesso restituisce a Becciu una dignità spirituale non compromessa dal procedimento in corso. Il cardinale, che ha sempre proclamato la propria innocenza, ha motivato la sua decisione con parole sobrie: “Obbedisco e servo la Chiesa con spirito di fedeltà”.
Questa dinamica apre una riflessione più ampia sul rapporto tra governo ecclesiastico e trasparenza istituzionale, in un tempo in cui la Chiesa è chiamata a dimostrare coerenza, autorevolezza e unità. Il gesto di Becciu, in tal senso, diventa quasi simbolico: non solo una rinuncia individuale, ma un invito a mettere da parte ambizioni e rivendicazioni per restituire centralità al discernimento spirituale che caratterizza ogni Conclave.
Novendiali, quinto giorno di preghiera e memoria
Nel frattempo prosegue in Vaticano il ciclo liturgico dei Novendiali, le nove messe celebrate a suffragio dell’ultimo Pontefice scomparso. Oggi, nel quinto giorno, la celebrazione si è svolta nella Basilica di San Pietro con una partecipazione raccolta e solenne. Al centro della liturgia, presieduta da un cardinale delegato dal Collegio, l’invocazione dello Spirito Santo sulla Chiesa e sul Collegio cardinalizio, chiamato nei prossimi giorni a scegliere il successore.
I Novendiali, oltre a rappresentare un momento di commemorazione, costituiscono anche un’occasione di ascolto reciproco tra i cardinali, in vista del Conclave. Non è raro che proprio in queste liturgie emerga con discrezione un clima spirituale condiviso, un orientamento comune, o almeno un’intuizione su ciò che lo Spirito suggerisce alla Chiesa. L’omelia odierna ha insistito sul tema della speranza e della fedeltà al Vangelo, come fondamento del servizio pastorale del prossimo Pontefice.
L’attesa per il Conclave e il clima nel Collegio cardinalizio
Con la rinuncia di Becciu e l’assenza di due cardinali per motivi di salute, il numero degli elettori scende a 133, e il quorum per l’elezione sarà di 89 voti. Nei palazzi vaticani si avverte un clima di concentrazione e attesa. Le congregazioni generali, momento preparatorio al Conclave, stanno progressivamente delineando le sensibilità prevalenti: riformismo cauto, attenzione alla sinodalità, rafforzamento della missione evangelizzatrice nelle periferie del mondo.
L’apprezzamento pubblico per la rinuncia del cardinale Becciu rafforza l’idea di un Conclave che vuole preservare la propria unità interiore, evitando polemiche o strumentalizzazioni. È una Chiesa che, pur attraversata da ferite e tensioni, cerca di orientare il proprio discernimento verso un profilo di pastore e di custode della fede, piuttosto che di manager o protagonista mediatico.