Berlusconi: gli ultimi giapponesi che, con qualche contraddizione, resistono alla beatificazione

- di: Redazione
 
A guardare i telegiornali, le lunghissime dirette, le centinaia di interviste (al 99,99 per cento in lode e gloria del 'de cuius'), sembra che un intero popolo stia piangendo compatto la morte di Silvio Berlusconi.
Ma non è esattamente così perché in tanti - anche se non sono tantissimi - erano e restano suoi avversari politici vedendo, in quel che ha fatto nei trent'anni di proscenio politico nazionale (ma anche prima) , l'aspetto peggiore del prototipo dell'italiano che vuole piacere, incurante se suoi atteggiamenti guasconi possono dare fastidio.
Berlusconi è stato anche questo, non tacendo certo dei successi da imprenditore e in politica. La sua morte, quindi, non ha affatto cancellato i giudizi negativi su di lui e sui suoi ''pensieri, parole ed opere''. Solo che pochi hanno continuato a dirlo, non considerando la sua morte una sbianchettatura rispetto al passato.

Berlusconi: gli ultimi giapponesi che, con qualche contraddizione, resistono alla beatificazione

Certo è che anche il funerale è stato un momento di celebrazione, non del rito, ma proprio dello scomparso, con momenti destinati ad entrare nell'immaginario collettivo, tra un dispendio di facce tirare (per lifting esagerati), labbra gonfie, capelli (maschili) tinti o rinfoltiti e una commozione che è sembrata esagerata.
Ma questo è il mondo che ruota intorno allo spettacolo e quindi è anche normale che un funerale abbia la sua percentuale di ''rifatti''. Così come è da gente di spettacolo che qualcuno (non della famiglia Berlusconi), guarda caso quando la telecamera si girava dalla sua parte, ha assunto pose ieratiche. Vedi Barbara D'Urso, la cui postura ha ricordato come l'iconografia ritrae la Madonna che, sul Golgota, a mani giunte e in piena estasi mistica, guarda verso il Figlio morente. Lo spettacolo dovrebbe restare fuori da luoghi di culto, da tutti i luoghi, così come si sarebbero dovute troncare le mani a quelli che, piuttosto che chinare il capo in segno di rispetto al passaggio della bara nella navata del Duomo, hanno preso il loro telefonino per fare un video.

In ogni caso c'è stato chi ha incarnato l'ultimo giapponese che, anche a guerra persa, ha resistito nella giungla, continuando a dire il peggio su Berlusconi. Magari in forma garbata, ma sparando ad alzo zero contro l'innalzamento ai Cielo dell'ex presidente del Consiglio.
Come ha fatto - apparentemente verrebbe da dire, come spiegheremo tra poche righe - Gad Lerner, implacabile avversario e avversatore di Berlusconi, che ha twittato, ricordando la scomparsa ieri della moglie di Romano Prodi, che ''la coincidenza della morte di Flavia Franzoni con quella di Berlusconi suona beffarda, ma se non altro ci ricorda che esiste un'Italia migliore''. Ora, dopo una simile legnata, uno che si aspetta? O meglio, uno che non si aspetta? Vedere Lerner in Duomo al funerale, per come è invece stato, facendo chiedere, a noi poveri ignoranti delle dinamiche della politica e del giornalismo, dove sia finita la coerenza. A meno che, presenziando alle esequie, Lerner abbia voluto dimostrare distacco, un atteggiamento duale, che differenzia il giudizio sull'uomo da quello sul politico.

Comunque, la stilettata che Lerner ha affidato a Twitter idealmente fa il paio con il rifiuto del rettore dell'Università per stranieri di Siena, Tomaso Montanari, di accettare l'invito del Governo a mettere le bandiere a mezz'asta in segno di lutto per la scomparsa di Berlusconi, ricordandone i trascorsi. ''Mi assumo personalmente - ha detto alla trasmissione di Giovanni Floris su La 7 - la responsabilità di disporre che le bandiere di Unistrasi non scendano. Ognuno obbedisce alla propria coscienza''.
Come non si può non ricordare il titolo di prima pagina del Fatto di Marco Travaglio che ha bollato le esequie di Berlusconi come ''I funerali dello Stato'', mentre Il Manifesto ha scelto un icastico ''L'unto nazionale''.
Il Magazine
Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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