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I Cinque Stelle si spaccano, Di Maio va per la sua strada

- di: Redazione
 
I Cinque Stelle si spaccano, Di Maio va per la sua strada
Se Mosè riuscì a dividere le acque del mar Rosso per portare il suo popolo in salvo dall'esercito del faraone che lo inseguiva, lo stesso ha saputo fare Beppe Grillo al quale è bastato invocare il rispetto delle regole del gioco per spingere Luigi Di Maio e la sua pattuglia di fedeli a cominciare a raccogliere le firme necessarie per formare autonomi gruppi parlamentari. Si è quindi consumato ufficialmente lo psicodramma che, da mesi, se non da anni, travaglia i Cinque Stelle, non tanto su battaglie ideologiche o di merito, ma per dirimere le questioni interne per accreditarsi come ''capi' o ''sottocapi'' del movimento. Alla fine, ne è rimasto solo uno e l''Highlander'' grillino è Giuseppe Conte, per il quale, comunque, la battaglia vinta non lo mette al sicuro da conseguenze negative.

La spaccatura fra i Cinque Stelle sembra ormai insanabile

Tutti i partiti, anche se formalmente, hanno assoluto bisogno che al loro interno ci sia una componente che dissente dal capo, almeno per dare l'impressione che esista un dibattito, un confronto, anche se alla fine a prendere le decisioni è solo uno (o, come nel caso di Conte, uno più qualcun altro, magari giornalisti diventati ideologi).
Il dissenso interno è una cosa che sta dentro a tutte le formazioni politiche, senza che questo significhi una guerriglia quotidiana, fatta da colpi bassi e sgambetti, come quella a cui i Cinque Stelle hanno costretto gli italiani ad assistere. Ma, evidentemente, pur se Conte dice che è stato Di Maio a chiamarsi fuori con le sue affermazioni sulla mozione contro l'invio ulteriore di armi all'Ucraina, è chiaro che l'avvocato degli italiani aspettava solo l'occasione per un regolamento di conti interno da banda di latinos, tatuati e amanti dei coltelli.

Oggi è stata la mozione, domani poteva essere il secondo mandato o, magari, uno sfoltimento della chilometrica lista di coloro che, parlamentari grillini, dimenticano con sistematica pervicacia di onorare il debito con le casse del movimento.
Se Di Maio porterà sino in fondo il suo intento di staccarsi dai Cinque Stelle, si aprirà una fase delicata anche per il Governo, perché Draghi non può fare finta di nulla davanti ad un ministro degli Esteri sfiduciato dal suo partito e, quindi, in una posizione a dir poco anomala: stare alla Farnesina a dispetto di chi lo ha indicato e che oggi non vede l'ora di disarcionarlo.

È una questione politicamente molto delicata, ma ancora di più dal punto di vista istituzionale, perché Draghi non sembra potere imboccare la strada della revoca della delega agli Esteri (oggi delicatissima vista la situazione internazionale), anche perché in questi mesi Di Maio s'è dimostrato affidabile e anche coraggioso in talune sue sortite. Ma come fare a confermarlo alla Farnesina quando, dentro i Cinque Stelle pro-Conte, i toni delle accuse contro di lui hanno superato e di parecchio il limite della decenza tra critica e insulto? E poi, nel caso in cui la nuova formazione di Luigi Di Maio, dovesse, per come è scontato, continuare ad appoggiare con convinzione Draghi, quale sarebbe la reazione dei grillini, che potrebbero essere costretti a sostenere un governo in cui resta il loro grande nemico?

Non siamo nel campo della fantascienza, ma rischiamo di entrarci, anche perché l'anomalia della situazione trova altre conferme, come dimostrato dal tesoriere dei Cinque Stelle che non ha esitato a postare una vignetta che definire offensiva nei confronti di Draghi è una grande bugia.
In ogni caso Giuseppe Conte, nella fiera delle ambiguità dei Cinque Stelle, ha conquistato la vera leadership, che oggi nessuno può contestargli, per effetto che gli unici che potevano farlo - come Luigi Di Maio - sono stati espulsi, non ancora formalmente, come un elemento estraneo.

Ci sarà tempo per spiegare come i Cinque Stelle siano, nell'intera storia repubblicana, il partito che ha il record assoluto di espulsioni, mini o maxi-scissioni, a conferma che fare politica è cosa ben più difficile che - con il massimo rispetto - vendere attrezzature per elettricisti, dirsi giornalisti/scrittori, amministrare condomini.
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