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I Cinque Stelle implodono. Il 'secondo mandato' solo un pretesto

- di: Redazione
 
I Cinque Stelle implodono. Il 'secondo mandato' solo un pretesto
Tutti contro tutti, e ancora mancano i decisivi apporti paraideologici di chi sta ufficialmente fuori dal movimento eppure ritiene ancora di essere determinante. Fatto sta che i Cinque Stelle confermano la loro inadeguatezza a fare parte dell'élite politica del Paese. E e non certo per l'ultimo ''scontro'' che, partendo dalla querelle sul secondo mandato (che è solo un pretesto) , certifica tutte le perplessità che in questi anni accompagnano la creatura di Beppe Grillo, che continua a fare e disfare a dispetto del ruolo che dovrebbe essere di garante e, quindi, super partes, ed invece gli consente di intervenire pesantemente nelle vicende del movimento.

Il Movimento 5 Stelle prosegue nel suo declino

Il durissimo scontro verbale (alle mani, per quel che se ne sa, ancora non sono arrivati...) tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio legato alla possibilità di emendare il dogma che impedisce ai grillini di avere un secondo mandato parlamentare, svela l'ipocrisia delle parole che non vengono fatte seguire dai fatti per meri calcoli personali.
Per anni i Cinque Stelle hanno martellato dicendo che la regola del doppio mandato era garanzia di non vedere la politica come un mestiere, ma solo in funzione di servizio. Tutto apprezzabile, solo che, quando si gusta il dolce sapore del potere in quanto tale, cercare di staccarsene necessita di una forza di volontà che ad oggi molti dei grillini non mostrano di potere avere.

Perché ''potere'' oltre a essere una parola, è soprattutto un concetto che Grillo vorrebbe lontano dai suoi, ma che si ripresenta ogni volta che si torna a parlare di ricambi nella classe dirigente del movimento. Difficile oggi pensare che grillini che, in due legislature, hanno ritenuto di essersi costruiti rispetto e rispettabilità oggi possano pensare di lasciare il posto in parlamento a nuovi parvenu della politica, come in fondo erano loro prima di varcare la sacra soglia di Camera o Senato. Ma l'entusiasmo e le ferree convinzioni sbandierate anni fa oggi sono un flebile ricordo, magari reso bello dopo anni passati a governare, a godere di benefici legati al proprio mandato, di cui prima non conoscevano nemmeno le prebende e le prerogative. Il limite del secondo mandato è un concetto che oggi Grillo pone a cardine del futuro del Movimento, ma, ci chiediamo, chi prenderà il posto degli epurati di oggi quanto tempo perderà per ''ereditarne'' capacità e conoscenze?

Capiamoci, ai Cinque Stelle non mancano furbizie da politici della prima Repubblica e, quindi, l'epurato o il non candidabile di oggi potrebbe essere il consulente, l'esperto, il consigliere di domani. Tutto legale, ma in quanto a coerenza non ci siamo. I Grillini duri e puri, quando sono andati a governare, dal Paese ai Comuni, hanno ripercorso le piste degli altri, ripescando, favorendo, coinvolgendo. Come d'altra parte hanno fatto tutti gli altri. Quindi, nessun primato morale da sbandierare.

C'era un tempo, poi, in cui dentro i partiti le questioni legate al potere si dirimevano nei congressi nazionali, basandosi su un dato esclusivamente numerico, il numero delle tessere. Che spesso erano oggetto di mercimonio, comprate, cedute, date in prestito all'abbisogna. Era una forma di democrazia, fortemente limitata, ma c'era. I Cinque Stelle che hanno trattato con disprezzo gli altri partiti sono almeno un paio di passi indietro rispetto ai ''vecchi partiti'' perché la loro democrazia interna è un concetto astratto, una parolina lasciata scritta qui e la, senza alcun riflesso concreto.
Ah, dimenticavamo: non lo diciamo noi. Lo ha detto Luigi Di Maio.
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