Costo della vita: per dare una mano agli italiani, si sta facendo veramente tutto?

- di: Redazione
 
Se ci si domanda se l'azione del governo contro la spirale dei prezzi che sta strozzando l'economia di milioni di famiglie sia sufficiente probabilmente occorre sapere fare - e non è così semplice - la distinzione tra due concetti: fare tutto o quel che è solo necessario.
Si tratta di due cose ben distinte, perché facendo tutto si affronta il problema, mettendo i soggetti che si intende proteggere al riparo da eventuali futuri deterioramenti della situazione. Con il necessario ci si ''limita'' a fare, senza che questo comporti una strategia di lungo respiro. Ad essere sinceri, non riusciamo a capire in quale fattispecie rientri la linea del governo, che avrà comunque sicuramente le sue ragioni, che si riducono essenzialmente alla disponibilità di cassa per fare fronte all'emergenza e che non è sempre sufficiente.

Costo della vita: si sta facendo veramente tutto?

Pur considerando che le poche settimane trascorse dalla nascita dell'esecutivo sono state spese per altre urgenti incombenze, forse sul fronte della lotta alla lievitazione dei prezzi, e quindi anche costo della vita, è stato forse fatto il necessario, e nemmeno per il tempo che occorreva.
La scelta di non confermare le accise sui carburanti ha avuto certamente una spiegazione condivisibile, perché si è preferito utilizzare i fondi recuperati per misure apparentemente più strutturali rispetto a quella contingente di tagliare il costo alla pompa. I problemi del Paese sono complessi e, davanti a più scelte, quando se ne fa una ci sarà sempre qualche conseguenza negativa. Tagliare gli sconti sulle accise farà recuperare certo un gruzzoletto, ma, come dicono le varie associazioni (da quelle di categoria alle altre di tutela del consumatore), si tradurrà in un moltiplicatore: carburanti più cari; trasporti più cari; prezzi più alti dei prodotti. Quindi, alla fine, i costi aumentati si riverbereranno sul cliente, che vedrà il prezzo del prodotto che intende acquistare più alto rispetto a poche settimane fa.

Ma questa è solo la prima delle due parti del problema, del dilemma cornuto sul sospetto, più o meno fondato, che un conto è l'aumento dei prezzi dei carburanti, un altro è la speculazione che, immancabilmente, si scatena in casi simili. E' quello che accade sistematicamente al primo stormire delle fronde della speculazione, che scatta con troppa velocità rispetto a quel che pure ci si deve aspettare. Ed è qui che il Governo forse dovrebbe scegliere una strada più decisa, perché per troppo tempo gli italiani sono stati in balia del mostro della speculazione, che ha colpito molti settori. Ovvero quelli che, per crisi magari transitorie, hanno consentito di lucrare sui bisogni della gente. Il caso classico è quello che si è determinato, con la fine del regime dei prezzi imposti, nel settore dei carburanti.

Ma è accaduto anche nel campo del cibo, tanto per citare. Il fatto vero è che lo Stato ha armi spuntate contro la speculazione, se non quando intervengono le autorità di regolamentazione, che se c'è da picchiare duro - in termini di sanzioni - lo fanno, però con i tempi imposti da denunce, istruttorie, valutazioni e, quindi, emissione della sanzione. Che colpisce il ''reo'', ma non direttamente chi la speculazione l'ha pagata, non metaforicamente, sulla propria pelle.
Tags: economia
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