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La settimana della difesa europea si apre con il piano ‘Rearm Europe’ di von der Leyen

- di: Bruno Coletta
 
La settimana della difesa europea si apre con il piano ‘Rearm Europe’ di von der Leyen
L’Unione Europea apre oggi la sua Settimana della Difesa con una mossa destinata a segnare una svolta strategica: la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, invierà una lettera ai 27 Stati membri per delineare le linee guida del nuovo piano ‘Rearm Europe’. Questo programma punta a rafforzare le capacità difensive del continente in un momento di crescente instabilità geopolitica e di incertezze sul sostegno degli Stati Uniti.

Un nuovo corso per la difesa europea
La Commissione Europea ha definito il piano come “parte di un processo” destinato a culminare con la presentazione del Libro Bianco sulla Difesa a metà mese. Il documento offrirà una cornice strategica per l’incremento delle spese militari e per l’adozione di nuovi strumenti finanziari. Tra le ipotesi al vaglio ci sono lo scorporo delle spese per la difesa dai vincoli del Patto di stabilità, l’uso di fondi comunitari non ancora impiegati e la creazione di una banca europea per il riarmo.
Von der Leyen ha già chiarito la necessità di un impegno senza precedenti. “Abbiamo bisogno di un massiccio aumento dell’impegno nella difesa, senza alcun dubbio”, ha dichiarato. “Vogliamo una pace duratura, ma questa può essere costruita solo sulla forza: e la forza inizia con il rafforzamento di noi stessi”.

Finanziamenti e ostacoli politici
Il piano si articola su tre livelli:
A livello nazionale, con l’attivazione della clausola di salvaguardia per permettere agli Stati membri di investire di più senza infrangere le regole di bilancio europee.
A livello comunitario, con l’utilizzo di fondi strutturali non spesi per progetti di difesa, inclusa la creazione di uno scudo aereo europeo.
Sul fronte finanziario, si discute di un ampliamento del ruolo della Banca Europea per gli Investimenti (BEI) e della possibile istituzione di una banca per il riarmo.
Tuttavia, il nodo centrale resta il finanziamento del piano. Secondo alcune stime riportate dal Financial Times, un aumento significativo della spesa militare richiederebbe almeno 250 miliardi di euro, una cifra che solleva interrogativi sulla sostenibilità economica del progetto. Inoltre, l’ipotesi di utilizzare fondi come il PNRR o i finanziamenti di coesione rischia di alimentare tensioni politiche, con alcuni partiti italiani, tra cui il Movimento 5 Stelle, che parlano di “scippo all’Italia”.

Il ruolo di Orban e le divisioni interne

Un ulteriore ostacolo arriva dall’Ungheria. Il primo ministro Viktor Orban, sebbene non si opponga al rafforzamento della difesa europea, ha minacciato di bloccare qualsiasi ulteriore sostegno militare all’Ucraina, sfruttando il diritto di veto per ostacolare le decisioni del vertice UE. “Dobbiamo avviare discussioni dirette con la Russia su un cessate il fuoco”, ha dichiarato il 1° marzo, come riportato dal Financial Times.
Questa posizione complica il piano dell’Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’UE, Kaja Kallas, che punta a stanziare almeno 10 miliardi di euro aggiuntivi per Kiev. L’ipotesi più probabile è che si proceda con una “coalizione dei volenterosi”, escludendo Budapest dalle decisioni più strategiche.

Verso un nuovo paradigma strategico

Il Consiglio Europeo di giovedì sarà il primo banco di prova per valutare il grado di coesione tra i 27 Stati membri. La sfida sarà quella di trovare un equilibrio tra l’urgenza di rafforzare la difesa comune e le tensioni interne su finanziamenti e strategie politiche. Con la guerra in Ucraina ancora in corso e le incertezze sul futuro delle relazioni transatlantiche, l’Europa si trova di fronte a una scelta decisiva: restare ancorata a un modello di difesa frammentato o compiere il passo decisivo verso un’autonomia strategica.

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