Le dieci frasi da smettere di dire alle donne
- di: Marta Giannoni

Dal lavoro alla famiglia, dai corpi all’ambizione: ecco il decalogo tossico da cancellare nel 2025. Perché le parole contano. Eccome se contano.
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Basta frasi tossiche, è il 2025
Siamo nel 2025 e ancora troppe donne si sentono dire, ogni giorno, frasi che non dovrebbero più esistere. Sentenze mascherate da consigli, stereotipi spacciati per saggezza, giudizi non richiesti camuffati da premure. È una violenza sottile, persistente, che taglia l’autostima come carta vetrata. E non risparmia nessuna: giovani, madri, manager, precarie, influencer, casalinghe.
Nel 2024 una ricerca dell’Università di Padova ha mostrato che l’82% delle donne italiane dichiara di essersi sentita almeno una volta sminuita verbalmente in contesto lavorativo o familiare con espressioni “in apparenza innocue ma profondamente lesive”. L’indagine ha lanciato un allarme culturale che oggi riecheggia nelle scuole, nei talk show, nelle assemblee femministe e sui social, dove il tema è diventato virale.
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1. “Non sei tagliata per questo”
È la madre di tutte le frasi scoraggianti. Non sei tagliata per fare carriera, per comandare, per parlare in pubblico, per fare l’imprenditrice. È l’arroganza di chi decide al posto tuo. Ma chi l’ha detto che le donne debbano “essere tagliate” per qualcosa? Chi decide il modello da seguire?
La filosofa Ilaria Gaspari, a un convegno a Milano, ha dichiarato: “Questo tipo di frase è un atto di potere. Non è un’opinione, è un confine imposto con la voce”.
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2. “Hai le tue cose?”
Una delle frasi più antiche per silenziare le donne e sminuire qualsiasi emozione. Sei arrabbiata? Hai il ciclo. Sei frustrata? Saranno gli ormoni. Il messaggio è chiaro: il tuo disagio non è reale, sei solo isterica.
Eppure nel 2025 la scienza ha già smontato da anni questo luogo comune. Uno studio del King’s College di Londra pubblicato su The Lancet nel novembre 2024 ha confermato che “non esiste una correlazione stabile tra ciclo mestruale e comportamenti irrazionali”.
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3. “Sei troppo ambiziosa”
Traduzione: stai uscendo dallo spazio che ti era stato assegnato. In un’intervista alla BBC la direttrice d’orchestra Beatrice Venezi ha detto: “Nel mondo della musica classica mi hanno ripetuto per anni che puntare in alto era sconveniente. Ma sconveniente per chi?”.
Ambizione non è una colpa. È un diritto.
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4. “A che ora torni?”
Domanda apparentemente banale, ma solo se non è rivolta sistematicamente alle donne, come forma di controllo o giudizio. Secondo un report di Save the Children il 61% delle giovani under 25 ha dichiarato di sentirsi “regolarmente colpevolizzata” per il tempo passato fuori casa.
Il patriarcato è anche una questione di orari.
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5. “Sei una mamma troppo presente / troppo assente”
Qualunque cosa tu faccia, sbagli. Se lavori troppo sei assente, se stai troppo con i figli sei opprimente. Il giudizio sulle madri è una gabbia. Chiara Saraceno, sociologa, ha scritto: “L’Italia continua a pretendere dalle madri ciò che non chiede ai padri. E lo fa con un tono accusatorio costante, anche quando si traveste da consiglio”.
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6. “Vestita così, che ti aspettavi?”
Ancora nel 2025 esistono frasi che giustificano le molestie. È una colpa mostrare il proprio corpo? È una provocazione esistere? A Torino, durante il corteo Non una di meno, cartelli con la scritta “Colpevole è chi guarda male, non chi si veste come vuole” hanno invaso le strade.
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7. “Hai una certa età…”
Come se le donne avessero una scadenza. Per cambiare lavoro, per innamorarsi, per avere figli, per smettere di volere di più. Il problema non è l’età, ma la cultura che la usa contro di noi. Secondo ISTAT, il 73% delle donne over 45 subisce discriminazioni lavorative legate all’età.
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8. “Sorridi di più”
È una delle più subdole. Ti chiede di essere gradevole, accomodante, silenziosamente felice per non disturbare. Ma le donne non sono arredamento urbano. Possono anche non sorridere. E sono comunque splendide.
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9. “Chi ti credi di essere?”
Una frase che punisce il coraggio, la sicurezza, l’autodeterminazione. È una reazione difensiva del sistema quando una donna si afferma. Come ha detto Michela Murgia nel suo ultimo intervento pubblico (Cagliari, giugno 2023): “Quando una donna è consapevole, diventa pericolosa. Non per sé, ma per chi non sa più controllarla”.
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10. “Hai fatto tutto da sola?”
Spesso detta con sorpresa, questa frase è lo specchio di un pregiudizio: una donna non può arrivare dove è arrivata senza l’aiuto (maschile) di qualcuno. È l’ombra del sospetto sempre accesa dietro ogni successo femminile. Ma nel 2025, la risposta giusta è: “Sì, e ne vado fiera”.
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Il linguaggio plasma il mondo
Le parole non sono solo suoni. Sono strutture. Modelli. Limiti. E cambiare il linguaggio è il primo passo per cambiare la cultura. Il 2025 non può più tollerare la quotidiana umiliazione delle donne attraverso formule scolpite nella polvere del passato. Perché non è questione di politically correct. È questione di giustizia.