Dopo il summit-show alla Casa Bianca si sgonfia l’entusiasmo: Mosca spegne ogni illusione parlando di «troppo da preparare».
Nel turbine di annunci mediatici e di atmosfere da talk-show alla Casa Bianca, è arrivata la vera doccia fredda: la promessa di un incontro diretto tra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky si dissolve nel gelo russo. Dietro le luci dei riflettori, la diplomazia reale continua a muoversi nei corridoi del sospetto e della prudenza strategica.
Lo show alla Casa Bianca… e la resa dei conti
All’interno del vertice mediatico organizzato alla Casa Bianca, il presidente Trump ha sfoggiato ottimismo e grandi propositi: si è spinto perfino ad annunciare l’intenzione di orchestrare un faccia a faccia tra Putin e Zelensky, con l’idea di un summit trilaterale su cui la diplomazia americana si impegna a costruire – se non altro – un ponte per il dialogo.
Tuttavia, l’apparenza inganna. Gli interlocutori europei hanno fatto pressing per garanzie robuste, assimilabili all’articolo 5 della NATO, al fine di rassicurare Kiev sulla sua difesa futura. Nel frattempo, l’offerta di Mosca rimane ambigua e sospettosa, suggerendo che ogni parola debba essere calibrata con estrema cura prima di un incontro diretto.
Lavrov raffredda il clima: niente summit per ora
Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha spento ogni entusiasmo, rispondendo freddamente: “nessun incontro è in programma”. A suo dire, la proposta di Putin di “proseguire i negoziati di Istanbul” non significa affatto che un vertice sia imminente. Le dichiarazioni — riferite da Lavrov — insistono sull’importanza di innalzare il livello delle delegazioni e di preparare con rigore scenari molto più strutturati. In sostanza: molto da dire, poco da realizzare — almeno per ora.
Tra retorica di pace e passi falsi
Il Washington Post sintetizza ampiamente l’approccio di Trump come un “merry-go-round diplomatico”: grandi annunci, ma risultati sfumati. Il vertice di Washington, per quanto spettacolare, manca ancora di sostanza e rischia di rimanere ricco di parole e povero di fatti.
Anche analisti russi intelligenti — e non solo propagandisti — osservano come Putin punti a un compromesso parziale solo a certe condizioni: riduzione delle sanzioni, sicurezza per le sue conquiste territoriali, e un negoziato condotto sul suo terreno. Ma al momento lui evita qualsiasi incontro che possa intaccare il suo discorso interno o mettere in discussione i suoi obiettivi.
Kiev resiste, domanda garanzie: si decide nel tempo
Dall’altra parte, l’Ucraina non arretra: Zelensky ha tolto la condizione del cessate il fuoco come prealambulo, ma insiste su garanzie concrete di protezione – possibilmente quelle elaborate dagli alleati europei e dagli Usa, anche se Trump si mostra reticente sull’impiego di truppe americane, pur parlando di “supporto aereo” nel post-guerra.
Nel frattempo, secondo un'importante fonte statunitense, i dettagli su un quadro più sicuro per Kiev potrebbero essere definiti già nella prossima settimana.
La palla è ancora in mano a Mosca
Dietro lo spettacolo, la verità diplomatica appare chiara: a oggi, non c’è alcun incontro Putin-Zelensky in vista. Mosca vuole negoziare, ma solo alle sue condizioni e senza imbarazzi pubblici. Il momento rimane sospeso, in attesa di mediazioni precise, passi di fiducia reciproca e, soprattutto, reali garanzie sul terreno. Non un talk-show, ma una partita strategica si gioca dietro le quinte — e per ora, la palla è ancora in mano a Mosca.