FAO e ONU premiano sette iniziative virtuose in corso in Africa, America latina, Mediterraneo e Asia sudorientale

- di: Barbara Leone
 

Il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) e l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) hanno conferito a sette iniziative in corso in Africa, America latina, Mediterraneo e Asia sudorientale la denominazione di “World Restoration Flagships”, in quanto modelli virtuosi di ripristino delle aree naturali, a livello mondiale. Si tratta di progetti per il recupero di ecosistemi ormai al limite del degrado assoluto, a causa di incendi, siccità, deforestazione e inquinamento, che potranno, ora, beneficiare del sostegno tecnico e finanziario delle Nazioni Unite. I premi “World Restoration Flagships” rientrano tra le azioni del Decennio delle Nazioni Unite per il ripristino degli ecosistemi, guidato da UNEP e FAO, il cui scopo è prevenire, fermare e invertire il degrado degli ecosistemi in tutti i continenti e in tutti gli oceani. Si tratta di riconoscimenti conferiti a iniziative virtuose che concorrono a realizzare gli impegni assunti, a livello globale, per il ripristino di un miliardo di ettari di territori degradati, un’area più estesa della Cina. I vincitori saranno annunciati prima della sesta sessione dell’Assemblea delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEA-6), l’organismo decisionale più importante al mondo per le questioni ambientali, che si terrà dal 26 febbraio al 1° marzo, presso la sede dell’UNEP a Nairobi, in Kenya. Insieme, le sette iniziative selezionate contribuiranno a ripristinare quasi 40 milioni di ettari, una superficie grande quasi 600 volte l’intera Nairobi, e a creare circa 500 000 posti di lavoro.

FAO e ONU premiano sette iniziative virtuose in corso in Africa, America latina, Mediterraneo e Asia sudorientale

La FAO – ha dichiarato il Direttore Generale della FAO, QU Dongyu (nella foto) - è lieta di premiare queste sette meritevoli iniziative, a dimostrazione del fatto che è possibile offrire modelli virtuosi di ripristino degli ecosistemi su larga scala, affrontando, al tempo stesso, gli effetti della crisi climatica e della perdita di biodiversità. Il ripristino degli ecosistemi terrestri e acquatici è una tappa fondamentale della trasformazione dei sistemi agroalimentari mondiali in sistemi più efficienti, inclusivi, resilienti e sostenibili. Si tratta di una soluzione lungimirante, che rientra nelle misure di lotta alla povertà, alla fame e alla malnutrizione, in un momento storico contrassegnato dalla crescita demografica e dal crescente bisogno di cibo e beni e servizi eco sistemici”.

Le iniziative “World Restoration Flagships” selezionate sono i migliori esempi di ripristino degli ecosistemi in corso, su larga scala, e nel lungo termine; la decisione è presa dalle Task force per la scienza e le migliori prassi del Decennio delle Nazioni Unite per il ripristino degli ecosistemi, e successivamente approvata dal suo Consiglio esecutivo. La selezione avviene al termine di un attento processo di revisione, condotto sulla scorta di oltre 60 indicatori e criteri, delle iniziative che meglio incarnano i 10 principi di ripristino degli ecosistemi adottati dal Decennio.

“Per troppo tempo l’obiettivo della crescita economica è stato privilegiato a scapito dell'ambiente. Quello a cui assistiamo oggi, invece, è un impegno globale diffuso per riportare la natura alla ribalta,” ha affermato Inger Andersen, Direttrice esecutiva dell’UNEP. “Queste iniziative sono la testimonianza che è possibile riconciliarsi con la natura, portare le comunità locali al centro delle attività di recupero e creare comunque nuovi posti di lavoro. In un mondo afflitto dalla triplice crisi planetaria dei cambiamenti climatici, della perdita di natura e biodiversità, e dell’inquinamento e dei rifiuti, ora è giunto il momento di mostrare tutta la nostra determinazione e accelerare le iniziative di ripristino.”

Nel 2022, le prime dieci iniziative “World Restoration Flagships” sono state inserite tra le azioni del Decennio delle Nazioni Unite per il ripristino degli ecosistemi, con l’impegno di premiare progetti simili ogni due anni, fino al 2030. I progetti “World Restoration Flagships” di quest’anno rientrano in una spinta di governi e donatori privati a investire nella natura, che si è riflessa in un impegno di 1,4 miliardi di dollari USD stanziati lo scorso anno dal Consiglio del Fondo mondiale per l'ambiente (GEF). Jason Momoa, attore e sostenitore UNEP per la protezione della vita acquatica, ha ricordato: “Preservare la natura è indispensabile, ma non è più sufficiente. Abbiamo perso troppe aree del nostro pianeta; adesso è il momento di rimboccarsi le maniche e sistemare i pasticci che abbiamo combinato, aggiustare quello che c’è da aggiustare e rimettere in sesto quello che abbiamo rovinato. Queste iniziative di recupero sono le risposte appassionate alle grandi domande che riguardano il nostro legame con il mondo naturale, proprio come succede nei migliori film.”

Ciascuna delle sette iniziative “World Restoration Flagships” sarà annunciata tramite videomessaggi condivisi sui social media delle Nazioni Unite dagli ambasciatori di buona volontà o dai sostenitori dell’ONU o dell’UNEP, tra cui gli attori Dia Mirza, Jason Momoa e Edward Norton, la chef Leyla Fathallah, e la top model e autrice di best-seller Gisele Bündchen. Vediamo nel dettaglio le sette iniziative premiate. A partire da quella di ripristino delle foreste mediterranee, che coinvolge Libano, Marocco, Tunisia e Turchia, consiste in un nuovo approccio alla protezione e al recupero di questi habitat naturali ed ecosistemi vulnerabili e, dal 2017, ha consentito di ripristinare, nella regione, circa due milioni di ettari di foreste, con l’obiettivo di recuperare otto milioni di ettari e più entro il 2030. L’iniziativa è sostenuta da Silva Mediterranea, la Commissione per le questioni forestali del Mediterraneo della FAO, dai governi di Libano, Marocco, Tunisia e Turchia, e dall’Associazione libanese per le foreste, lo sviluppo e la conservazione (AFDC). Troviamo poi l’iniziativa “Living Indus”, che è stata approvata dal Parlamento pakistano sulla scia delle devastanti inondazioni del 2022, ascrivibili ai cambiamenti climatici, ed è stata ufficialmente inaugurata in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento globale di Sharm el-Sheikh (COP27). L’obiettivo è ripristinare 25 milioni di ettari di bacino fluviale entro il 2030, un'area pari al 30 percento della superficie del Pakistan, tramite 25 interventi ad alto impatto per responsabili politici, operatori e società civile. L’iniziativa designa il fiume Indo come un'entità viva investita di diritti, una misura di tutela dei corsi d'acqua adottata anche da altri paesi, tra cui Australia, Bangladesh, Bolivia, Brasile, Canada, Ecuador, India, Nuova Zelanda, Perù e Sri Lanka. I partner di questa iniziativa sono il governo del Pakistan, la FAO e altre agenzie delle Nazioni Unite.

C’è poi il movimento sociale “Acción Andina”, che è guidato dall’organizzazione peruviana senza scopo di lucro ECOAN (Asociación Ecosistemas Andinos), che opera nel campo della protezione ambientale. Si tratta di un modello di riforestazione comunitario in espansione che, negli ultimi vent'anni, ha dimostrato di essere una soluzione economicamente sostenibile, articolata in una serie di progetti di resilienza climatica volti a ripristinare e far crescere un totale di 30 milioni di alberi entro il 2030, lungo una fascia vegetativa di quasi 800 000 ettari in Argentina, Bolivia, Cile, Colombia, Ecuador, Perù e Venezuela.  Scopo ultimo dell’iniziativa è proteggere e ripristinare una superficie forestale di un milione di ettari. Un totale di 25 000 persone appartenenti a remote comunità andine sono già impegnate nel ripristino e nella protezione, rispettivamente, di 5 000 ettari e di oltre 11 000 ettari di foreste andine. Si prevede che, entro il 2030, tali comunità beneficeranno dell’iniziativa in vari modi: accesso a medicinali, pannelli solari e cucine in argilla a combustione pulita, azioni di miglioramento della gestione dei pascoli, interventi di agricoltura sostenibile, creazione di microimprese e iniziative di gestione ecoturistica delle culture indigene. Il progetto si batte anche per garantire diritti di proprietà alle comunità locali, il che consentirà, altresì, di proteggere le foreste da future attività minerarie, dallo sfruttamento del legname e da altre cause di degrado. L’iniziativa è coordinata dall’Asociación Ecosistemas Andinos (ECOAN) e da Global Forest Generation (GFG).

L’iniziativa per la rigenerazione delle mangrovie dello Sri Lanka è invece un progetto guidato dalla comunità scientifica, in collaborazione con le comunità locali, il cui obiettivo è ripristinare l’equilibrio naturale dell'ecosistema.  Da quando è stata avviata, nel 2015, l’iniziativa ha già portato al ripristino di 500 ettari di mangrovie, con vantaggi tangibili per 150 nuclei familiari. Entro il 2030, è in programma il recupero di circa 10 000 ettari, il che si tradurrà in benefici per 5 000 famiglie e nella creazione di oltre 4 000 nuovi posti di lavoro. I partner dell’iniziativa sono il Ministero dell’Ambiente dello Sri Lanka e i governi di Australia, Regno Unito e USA. E ancora: l’Iniziativa “Terai Arc Landscape” si occupa di ripristinare le foreste nei corridoi ecologici critici del Terai Arc Landscape, attraverso la collaborazione con le comunità locali, che prestano servizi di cittadini scienziati, unità antibracconaggio comunitarie, guardie forestali e gruppi di mobilitazione sociale. Il ripristino di 66 800 ettari di foreste nepalesi, unitamente ad altre misure collaterali, ha concorso a migliorare la sussistenza di circa 500 000 famiglie in Nepal. Al tempo stesso, ha sostenuto la popolazione di tigri in una fascia di territorio condivisa tra India e Nepal, portandola a 1 174 esemplari, pari a più del doppio del numero di esemplari minimo raggiunto nel 2001, anno in cui è stato avviato il programma. Si prevedono nuovi progressi entro il 2030, quando saranno ripristinati quasi 350 000 ettari di territorio. Il partner principale dell’iniziativa è il World Wide Fund for Nature (WWF) Nepal, che sostiene il governo nepalese.

Passiamo all’Iniziativa “Regreening Africa”, che si avvale di tecniche agroforestali collaudate, adattate, negli ultimi vent'anni, alle esigenze degli agricoltori che operano in vari contesti socioecologici, per ripristinare oltre 350 000 ettari di territorio in Etiopia, Ghana, Kenya, Mali, Niger, Ruanda, Senegal e Somalia.  Si prevede che, entro il 2030, saranno ripristinati altri cinque milioni di ettari. L’iniziativa dovrebbe generare benefici per oltre 600 000 famiglie. Inoltre, contribuisce allo stoccaggio dell'anidride carbonica, a migliorare la resa di erba e colture, ad aumentare la resilienza del suolo, prevenendo le inondazioni e arricchendo il terreno di azoto fissato, che agisce come fertilizzante naturale. Tra i partner dell’iniziativa figurano CARE Nederland, Catholic Relief Services, CIFOR-ICRAF, Oxfam, Regreening Africa, Sahel Eco e World Vision Australia. Infine, lanciato nel 2015, il “Forest Garden Program” comprende al proprio interno svariati progetti di “foreste giardino” in Camerun, Repubblica centrafricana, Ciad, Gambia, Kenya, Mali, Senegal, Uganda e Tanzania. Le pratiche agricole non sostenibili sono sostituite con tecniche agroforestali studiate e documentate, che permettono alla natura di rigenerarsi; per garantire il successo dell’iniziativa, agli agricoltori sono forniti una formazione essenziale, mezzi e attrezzature. L’iniziativa, che ogni anno consente di piantare decine di milioni di alberi, si prefigge lo scopo di passare dagli attuali 41 000 ettari di terreni ripristinati ai 229 000 ettari, entro il 2030, sostenendo molte altre persone, grazie alla creazione di 230 000 posti di lavoro. Tra i partner dell’iniziativa c’è anche Trees for the Future.

In ultimo ricordiamo che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha dichiarato il periodo 2021–2030 Decennio delle Nazioni Unite per il ripristino degli ecosistemi. Guidato dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente e dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, e sostenuto da vari partner, il Decennio aspira a prevenire, arrestare e invertire la perdita e il degrado degli ecosistemi in tutto il mondo. L’obiettivo è risanare miliardi di ettari di terreno, che comprendono ecosistemi terrestri e acquatici. Il Decennio delle Nazioni Unite è un appello ad agire su scala globale, lanciato con l’obiettivo di intensificare significativamente gli interventi di ripristino degli ambienti naturali, mobilitando sostegno politico, ricerca scientifica e risorse finanziarie. Le nazioni del mondo hanno già promesso di ripristinare 1 miliardo di ettari di territorio, un’area più estesa della Cina, come parte degli impegni assunti nell’ambito dell’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, degli obiettivi di Aichi per la biodiversità, degli obiettivi di neutralità in termini di degrado del suolo e della sfida di Bonn. Tuttavia, i risultati ottenuti e la qualità degli interventi di ripristino rimangono sconosciuti ai più. Con la designazione “World Restoration Flagships”, il Decennio delle Nazioni Unite per il ripristino degli ecosistemi intende premiare i migliori casi di ripristino degli ecosistemi, che sono stati avviati su larga scala e nel lungo termine, in vari paesi o regioni del mondo, e che esemplificano i 10 principi del ripristino degli ecosistemi adottati dal Decennio. I progressi di tutte le iniziative “World Restoration Flagships” saranno monitorati in maniera trasparente, attraverso il Quadro per il monitoraggio del ripristino degli ecosistemi, la piattaforma con cui il Decennio tiene traccia degli interventi di ripristino a livello mondiale.

Tags: onu, fao
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