GB: dopo gli scioperi, concessi aumenti ai dipendenti pubblici. Ma ora dove prendere i soldi?

- di: David Lewis
 
Da mesi il Regno Unito è teatro di proteste da parte dei lavoratori del settore pubblico, che reclamano, dopo anni in cui le loro richieste sono state ignorate, sacrificate sull'altare dei bilanci, aumenti salariali che tamponino le falle nei loro bilanci causate dall'inflazione, che ancora resiste. Una lotta che si è concretizzata in un'ondata di scioperi cui non assistevamo dai tempi di Margareth Tatcher.
Alla fine questi lavoratori hanno avuto riconosciuti aumenti salariali compresi tra il 5% e il 7%. Ma, nello stesso momento in cui questi aumenti venivano annunciati con grande enfasi, sul fronte dei ministri si sono palesati i primi distinguo perché, hanno sostenuto alcuni, si rischia di dare il via ad un effetto circolare: lo Stato deve prendere in prestito denaro per aumentare la retribuzione dei lavoratori del settore pubblico (come i giovani medici e gli insegnanti), con il rischio concreto di aumentare l'inflazione.

GB: dopo gli scioperi, concessi aumenti ai dipendenti pubblici. Ma ora dove prendere i soldi?

Quindi, se una mano dà, l'altra toglie.
Perché se è giusto alzare le retribuzioni, lo Stato deve battersi contro l'inflazione, che è alimentata da una aumentata massa di denaro in circolazione.
Quindi, mentre la Banca d'Inghilterra tenta disperatamente di contrarre la domanda, come misura per contenere l'inflazione, è chiaro che, con una robusta (in termini generali) iniezione di denaro nel sistema del Paese, i prezzi saranno stimolati, facendo arretrare il potere d'acquisto.

Comunque, secondo gli economisti, concedere un aumento salariale del 6% anziché del 3% ai circa 2,5 milioni di lavoratori coperti dagli organismi di revisione salariale significherebbe spendere circa 5 miliardi di sterline. Questo è meno dello 0,2% delle dimensioni dell'economia del Regno Unito.
Ma, dopo l'annuncio degli aumenti ai dipendenti pubblici, è arrivata la domanda vera: dove prendere il denaro?

Tra le varie opzioni. c'è quella di aumentare le tasse, il che ridurrebbe la domanda e potrebbe a sua volta ridurre l'inflazione. Ma il governo è riluttante a farlo durante una crisi del costo della vita, che ha acuito differenze sociali e che ha portato molte famiglie sull'orlo della vera povertà. Non è un'affermazione ad effetto, ma lo certifica, ad esempio (ma è solo uno), l'aumento delle famiglie che non riescono più a fare fronte alle bollette, esponendosi a drammatiche conseguenze.

Si sostiene che lo Stato, a fronte della necessità di fare fronte alle nuove uscire, potrebbe semplicemente stampare più denaro, ma questo è ampiamente considerato inflazionistico.
Il piano del governo sarebbe quello più semplice: chiedere ai ministeri di spendere di meno e, dai risparmi, finanziare gli aumenti salariali. Ciò dovrebbe ridurre la domanda, per bilanciare l'aumento della domanda derivante dagli aumenti salariali. Ma quali ministeri e dipartimenti son disposti a tagliare i loro budget?
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