Istat: sale il potere d'acquisto delle famiglie, ma i bilanci domestici dicono il contrario

- di: Redazione
 
Spesso l'arida elencazioni dei numeri, se dà risposte ai tecnici ed agli analisti, sembra essere lontana da quella che oggi spesso si definisce la realtà fattuale. Traducendo in termini più semplici, non sempre i dati ufficiali (che spesso si basano su indicatori generici) sono il quadro esatto della situazione.
Come sembra essere il contenuto dell'ultima rilevazione dell'Istat, resa nota oggi, secondo cui il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato del 3,2% rispetto al trimestre precedente, mentre la spesa per consumi finali è cresciuta dello 0,6%.

Istat: sale il potere d'acquisto delle famiglie, ma i bilanci domestici dicono il contrario

Con una evidente differenza. Cioè, ogni nucleo familiare ha visto aumentare il suo reddito disponibile in percentuale maggiore rispetto alla spesa dei consumi, quindi migliorando la situazione complessiva. La stessa propensione al risparmio delle famiglie - pur essendo ancora in calo in termini tendenziali - è stata pari al 7,6%, in aumento di 2,3 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Il potere d’acquisto delle famiglie è aumentato del 3,1% rispetto al trimestre precedente, grazie al sensibile rallentamento della dinamica dei prezzi.

Quindi, sulla scorta delle rilevazioni e facendo i doverosi confronti, ci si trova davanti ad una sostanziale stabilità dei prezzi (+0,1% la variazione congiunturale del deflatore implicito dei consumi) a fronte di un potere d’acquisto delle famiglie è cresciuto del 3,1%. Questi i numeri, sulla cui esattezza (conoscendo l'Istat) non ci può essere nemmeno il più piccolo dubbio, trattandosi appunti di statistica.
Sarebbe un buon risultato per le casse familiari, se ci si fermasse alla semplice constatazione e comparazione di numeri e percentuali. Poi però si va al mercato o dal salumiere e ci si accorge che il cosiddetto potere d'acquisto è nettamente calato nel giro degli ultimi 12-18 mesi (per vari fattori, come quelli della situazione internazionale), imponendo quindi alle famiglie delle priorità che prima non avevano per le spese essenziali.
Qui poco c'entra l'inflazione, che è pure elemento devastante per le tasche dei consumatori e che resta alta, pur se la tendenza va verso un calo costante.

Qui c'è una situazione generale che spinge il comune cittadino a dovere attingere alla, seppure esigua, cassaforte dei risparmi (probabilmente creata per fare fronte alle emergenze che, come dice la legge di Murphy, se possono ti arrivano sempre addosso) pur di cercare di mantenere un tenore di vita paragonabile ai tempi migliori. Lo si capisce, senza nemmeno essere bocconiani, dalla differenza tra reddito disponibile delle famiglie e spesa. Quasi che la gente, pur potendo spendere di più, in virtù di un reddito disponibile che è aumentato, lo fanno con cautela e parsimonia, perché i timori prevalgono sui desideri.
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