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La delicatissima partita migranti, tra leggi, solidarietà e ipocrisia

- di: Redazione
 
La delicatissima partita migranti, tra leggi, solidarietà e ipocrisia
La partita che si sta giocando sulla banchina del porto di Catania, dove sono attraccate in queste ore le navi dell'ong che, nel Mediterraneo, soccorrono migrati non è solo la contrapposizione tra uno Stato sovrano che ha delle leggi e le vuole fare valere, al di là del principio di solidarietà, e soggetti (le organizzazioni non governative) che agiscono mossi dall'umanità, sentimento però inascoltato dai governi degli Stati dove hanno la loro sede.

La delicatissima partita migranti, tra leggi, solidarietà e ipocrisia

Quanto sta accadendo è solo un giro di carte in una partita molto più ampia e complessa in cui, intorno ad un tavolo virtuale, non ci sono solo i giocatori, ma anche altri che si limitano a guardare, ribadendo che in questa storia non ci vogliono entrare, che hanno altro per la testa che non sporcarsi le mani nella controversa questione su come l'Europa deve confrontarsi con questo fenomeno.
Il caso più eclatante è quello della nave Humanity 1, con cui una ong tedesca ha raccolto in mare alcune centinaia di migranti. Di questi il Ministero dell'Interno ha autorizzato sbarco ai ''soggetti fragili'' (malati, donne, minori), lasciando a bordo gli uomini ritenuti ''abili'' e quindi non meritevoli dell'accoglienza.

Quindi posizioni apparentemente inconciliabili, che sembrano riflettere i problemi che il Governo potrebbe essere costretto ad affrontare per accreditarsi come interlocutore affidabile nei confronti di un'Europa che, in occasione della prima visita ufficiale di Giorgia Meloni, ha battuto sul tasto della solidarietà quando si è parlato di migranti.
Quindi, per lo Stato italiano, spazi molto ristretti per ribadire la sua volontà di stringere le maglie di una rete di accoglienza che s'è dimostrata inefficace, se non controproducente, nella gestione dei flussi di migrazione. E quando il ministro dell'Interno Piantedosi, ha intimato al comandante della Humanity 1, Joachim Ebeling, di ripartire, s'è visto rispondere che non se ne parla nemmeno, sentendosi lui obbligato da ''una serie infinita di leggi e convenzioni internazionali'' che gli impongono di restare alla banchina, con a bordo 35 migranti che nessuno vuole.

Non li vuole l'Italia, per tenere il punto sulla controversa questione, ma non li vuole nemmeno la Germania (Humanity 1 batte bandiera tedesca), non ritenendosi responsabile di quanto fa l'ong. Alla faccia della solidarietà europea. Ma qui c'è poco da sorprendersi perché i ''fratelli diversi'' tedeschi hanno sempre guardato a questo problema con evidente strabismo politico, riempendosi la bocca di tante belle parole, ma comportandosi di conseguenza solo quando gli è convenuto. Come quando ha aperto le sue porte a flussi di immigrati in una strana coincidenza, la carenza di manodopera.
Eppure dalle parti di Berlino non sembra esserci nessuno disposto a fare la sua parte in una faccenda che è sin troppo facile liquidare come cosa che riguardi solo i Paesi di primo approdo, come è l'Italia, ma anche la Spagna o la Grecia.

Il terreno sul quale il ministro Piantedosi si muove è però molto ripido perché, pur facendo le stesse cose (con le medesime motivazioni) di Matteo Salvini, di cui fu capo di gabinetto quando l'esponente leghista era al Viminale, deve evitare di finire anche lui sotto processo. Se le condizioni sembrano le stesse, forse l'epilogo potrebbe essere diverso, anche se i margini sono esigui. Dopo avere detto a tutti che le cose erano cambiate e che il lassismo del passato doveva essere un ricordo, una marcia indietro avrebbe conseguenze politiche negative per il Governo che, pur se compatto dietro il ministro dell'Interno, sta forse pensando che magari la svolta poteva essere rinviata per il tempo necessario a fare la voce grossa (ma veramente) con Bruxelles.

Il problema comunque resta perché - e non solo perché lo dicono i partiti di governo - c'è una percezione generale che lega l'immigrazione alla sicurezza e le notizie che hanno come protagonisti negativi degli immigrati alimentano l'insofferenza. Che poi i reati ascrivibili all'immigrazione non siano in numero preponderante rispetto a quelli ''autoctoni'' poco interessa. La gente vuole sentirsi al sicuro e se ha qualcuno con cui pigliarsela, magari solo per il colore della sua pelle, dov'è la novità?
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