Nel giorno in cui la Francia celebra la sua festa nazionale, Emmanuel Macron ha scelto di parlare più da capo di Stato in trincea che da presidente in festa. La Presa della Bastiglia, emblema della sovranità popolare, diventa oggi per l’inquilino dell’Eliseo lo sfondo simbolico per rilanciare il protagonismo francese in Europa e nel mondo. Il bersaglio dichiarato sono le politiche commerciali del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, in carica da mesi, e la strategia di potenza della Russia di Vladimir Putin. Macron si mostra sempre più isolato nel consesso europeo, ma determinato a incarnare una linea dura, quasi da falco solitario, sia sul piano economico che militare.
Macron alza la voce nel giorno della Bastiglia
Il conflitto con l’amministrazione Trump è ormai aperto. Dopo l’annuncio statunitense di imporre dal 1° agosto tariffe doganali del 30% sui prodotti europei, Macron ha reagito con veemenza: ha chiesto all’Unione Europea contromisure rapide e credibili, invocando persino il ricorso al meccanismo anti-coercizione, che consente misure commerciali unilaterali contro Paesi terzi ritenuti ostili. Mentre Bruxelles cerca una mediazione con Washington, la Francia si muove per conto proprio, invocando l’urgenza e il diritto a difendere gli interessi nazionali. “Non possiamo più restare inermi davanti a predatori commerciali. Dobbiamo agire, anche da soli se necessario”, ha dichiarato Macron.
L’Europa lo invita alla calma, Parigi mostra i muscoli
La linea macroniana ha suscitato perplessità sia a Berlino che a Roma, dove si preferisce una comunicazione meno incendiaria. Palazzo Chigi e la cancelleria tedesca invitano alla prudenza, ma il presidente francese rilancia: “L’alleato americano mostra segnali di disimpegno. L’Europa deve essere in grado di prendere in mano il proprio destino e diventare un pilastro della Nato”. Il richiamo al riarmo francese è netto: Macron ha annunciato un incremento del bilancio della Difesa di 3,5 miliardi nel 2026, e ulteriori 3 miliardi nel 2027. La giustificazione è duplice: da un lato la “minaccia russa”, dall’altro il “terrorismo islamico”. Ma il messaggio politico è chiaro: la Francia vuole essere temuta per essere libera.
Trump presidente osserva, Parigi accusa
Nel contesto del nuovo equilibrio globale innescato dal ritorno alla Casa Bianca del presidente Donald Trump, le tensioni transatlantiche sono riemerse con forza. Macron lo ha detto senza mezzi termini: “Il presidente americano sta spingendo l’Europa verso una nuova forma di dipendenza. Noi dobbiamo reagire. Dobbiamo rafforzare il nostro esercito, la nostra industria, la nostra autonomia strategica”. L’accusa è di unilateralismo e protezionismo esasperato. L’inquilino dell’Eliseo vuole opporre a quella che definisce “una guerra commerciale tra alleati” una postura più combattiva, anche a costo di rompere l’unità dell’Unione Europea sul dossier tariffario.
Una Francia in crisi interna ma con ambizioni globali
Nonostante la retorica bellicosa, Macron si muove in un contesto interno complicato. Il tasso di povertà ha raggiunto i massimi da trent’anni secondo l’Insee, le proteste contro le riforme pensionistiche restano latenti, e la sinistra spinge per l’introduzione della cosiddetta “tassa Zucman” sui grandi patrimoni, puntando a prelevare il 2% annuo dagli 800 contribuenti con oltre 100 milioni di euro. Ma proprio questo contesto spinge Macron a evocare una narrativa di resistenza e orgoglio nazionale. “I predatori non ci vedranno immobili”, ha tuonato, e ha chiesto al Parlamento di approvare il bilancio della Difesa 2026 senza i ritardi che già lo scorso dicembre avevano alimentato una crisi di fiducia.
Una Bastiglia da difendere, oggi più che mai
Nel 1789, la Presa della Bastiglia fu un atto di rottura. Oggi Macron cerca una rottura simbolica, e forse politica, con lo status quo internazionale. Ma i rischi sono alti. La Francia corre il pericolo di ritrovarsi isolata in Europa e senza un’alleanza pienamente operativa con Washington. In un mondo in cui Trump è tornato presidente e la Russia resta un attore minaccioso, il “falco dell’Eliseo” punta sulla forza, ma potrebbe aver bisogno anche di prudenza.