In un discorso trasmesso in diretta nazionale, Nicolás Maduro ha denunciato il trattenimento di 18 cittadini venezuelani negli Stati Uniti, accusando Washington di averli separati dalle loro famiglie durante le procedure di rimpatrio. Tra loro, ha affermato il presidente, ci sarebbero anche bambini con meno di dodici anni. Ma il passaggio più suggestivo e simbolicamente forte è stato quello in cui Maduro ha evocato una figura storica della Chiesa cattolica, Papa Leone, come riferimento morale: “Papa Leone capisce queste cose, capisce i popoli. Non sta con i potenti, ma con i bambini e le famiglie”, ha detto, senza nominare esplicitamente Papa Francesco. Una citazione volutamente carica di allusione, che proietta il Vaticano nel cuore di un nuovo contenzioso geopolitico.
Maduro evoca Papa Leone e accusa gli Usa: “Rapiti 18 venezuelani”. Tensione sul rimpatrio
Secondo il governo venezuelano, i 18 detenuti si trovavano in territorio statunitense con lo status di migranti irregolari e avrebbero dovuto essere rimpatriati in base agli accordi bilaterali firmati nei mesi scorsi. Caracas denuncia però una violazione degli impegni da parte di Washington, che avrebbe invece trattenuto i migranti in centri di detenzione, impedendo il rientro e separandoli dai figli minori. Fonti diplomatiche statunitensi, riportate dalla stampa, affermano che le misure sono in linea con le normative sull’immigrazione e con le verifiche di sicurezza previste dalle leggi federali. Ma per Maduro si tratta di “una violazione dei diritti umani” e di un gesto “politicamente ostile” che si inquadra nella “persecuzione imperiale” contro il Venezuela.
Il Vaticano chiamato in causa: diplomazia sotto pressione
L’invocazione di Papa Leone — figura storica della Chiesa e difensore della giustizia sociale nella tradizione ecclesiale — non è casuale. Maduro cerca di costruire un ponte simbolico con la Santa Sede, richiamandosi a un’autorità morale capace, nelle sue parole, di “stare dalla parte dei popoli, non dei governi”. Non è la prima volta che il leader bolivariano cerca una sponda spirituale per rafforzare la propria legittimità interna e internazionale. Negli anni scorsi ha più volte chiesto al Vaticano di mediare nei conflitti interni al Paese, con risultati altalenanti. Ora, in un contesto in cui Trump ha ripreso con forza la linea dura sull’immigrazione, l’uso di riferimenti religiosi serve anche a inquadrare il confronto in una chiave etica e non solo politica.
Una strategia comunicativa che unisce pathos e vittimismo
L’intervento di Maduro è stato accompagnato da immagini di famiglie in lacrime, presunti parenti dei detenuti intervistati nei quartieri popolari di Caracas, e dichiarazioni emotive montate con abilità propagandistica. Il tono è quello consueto: denuncia dell’“impero”, invocazione del popolo, contrapposizione tra oppressori e oppressi. Il presidente venezuelano non fornisce dettagli sui motivi della detenzione dei 18 connazionali né chiarisce se vi siano pendenze giudiziarie. Ma la narrazione è costruita in modo da trasformare ogni atto statunitense in un’aggressione alla sovranità del Paese e ai diritti dei migranti. In questo quadro, l’intervento papale evocato — per quanto anacronistico — svolge un ruolo funzionale: rafforzare la legittimità morale del regime di fronte alla comunità internazionale.
La sfida tra due retoriche: sicurezza contro umanità
L’episodio conferma come la crisi migratoria tra America Latina e Stati Uniti sia diventata un terreno di scontro ideologico. Per Trump, l’immigrazione irregolare è una minaccia alla sicurezza nazionale e una leva politica da sfruttare nel confronto con le sinistre globali. Per Maduro, è la prova della disumanità dell’Occidente e dell’urgenza di un nuovo ordine multipolare in cui l’America Latina recuperi autonomia e dignità. La tensione su questi 18 detenuti diventa così un microcosmo delle fratture che attraversano il sistema internazionale: tra diritto e sovranità, tra regole e potere, tra mediazione e propaganda.
Una diplomazia bloccata tra simboli e interessi
La questione potrebbe ora approdare nelle sedi multilaterali. Caracas sta valutando la possibilità di portare il caso davanti alle Nazioni Unite e all’Unione Africana, dove ha trovato in passato interlocutori sensibili al discorso antiamericano. Il Vaticano, intanto, non ha rilasciato commenti, ma è difficile che Papa Francesco possa raccogliere un appello così carico di ambiguità e uso strumentale della figura ecclesiastica. Resta però il dato politico: Maduro è tornato a parlare non solo al suo popolo, ma al mondo, tentando di riscrivere i termini del conflitto in corso. E per farlo, ricorre anche alle ombre e alle luci della storia della Chiesa.