Il sindaco di Milano, Beppe Sala, figura tra i 74 indagati nell’ambito di una vasta inchiesta della Procura meneghina sull’urbanistica e la gestione di alcuni progetti di rigenerazione urbana. Al centro dell’indagine vi sono pratiche edilizie, permessi e convenzioni legate a interventi strategici per la trasformazione della città, tra cui nuove residenze, uffici e aree commerciali. L’accusa ipotizza reati che vanno dal falso ideologico all’abuso d’ufficio, passando per irregolarità nelle procedure di approvazione. “Non ci riconosciamo nella lettura che viene riportata”, ha dichiarato Sala, annunciando che lunedì riferirà in Consiglio comunale.
Milano, Sala indagato. La premier Meloni: “Nessun automatismo con le dimissioni”
L’inchiesta, partita oltre un anno fa, tocca le fondamenta del cosiddetto “modello Milano”, spesso presentato come esempio nazionale di rinascita urbana e attrazione di investimenti. Gli inquirenti stanno passando al vaglio centinaia di delibere, conferenze dei servizi e scambi documentali tra dirigenti comunali, costruttori e società di progettazione. L’assessore all’Urbanistica, Giancarlo Tancredi, risulta tra i principali indagati. Ha dichiarato la propria disponibilità a dimettersi “per rispetto dell’istituzione e della città”, anche se al momento non è stato formalizzato alcun passo indietro.
Sala: “Siamo sereni, chiariremo tutto”
Il primo cittadino, in carica dal 2016 e riconfermato nel 2021 con un’ampia maggioranza, ha scelto una linea di trasparenza ma anche di resistenza. “Risponderemo punto per punto. Non ci sottraiamo al confronto istituzionale”, ha dichiarato in un video diffuso sui canali ufficiali del Comune. Fonti vicine alla giunta parlano di un clima teso ma compatto, e assicurano che la macchina amministrativa continuerà a lavorare senza interruzioni. Il Consiglio comunale di lunedì si preannuncia come un momento di forte tensione, con l’opposizione pronta a chiedere chiarimenti pubblici.
Meloni: “Un avviso di garanzia non è una condanna”
A livello nazionale, la vicenda ha riaperto il dibattito sull’opportunità di dimissioni in caso di avvisi di garanzia. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dichiarato: “Non ci può essere un automatismo tra l’avviso di garanzia e le dimissioni. Occorre valutare i fatti e rispettare la presunzione di innocenza”. Parole che cercano di mantenere l’equilibrio istituzionale, evitando che l’inchiesta diventi terreno di scontro politico pre-elettorale.
L’opposizione divisa tra cautela e attacco frontale
I partiti di opposizione a Milano si dividono. Mentre alcuni gruppi di centrodestra chiedono già le dimissioni di Sala e della giunta, altre forze — tra cui il Terzo Polo e parte della Lega — invitano a non emettere sentenze prima della conclusione delle indagini. Il centrosinistra, dal canto suo, esprime solidarietà al sindaco, ma teme ripercussioni sul piano dell’immagine e del consenso.
La procura: “Nessuna caccia alle streghe, ma doveroso accertamento”
Da ambienti giudiziari trapela che l’inchiesta è ancora in una fase istruttoria e che le responsabilità personali dovranno essere verificate con cura. Gli inquirenti ribadiscono che non si tratta di un’azione contro l’intera amministrazione, ma di un’indagine puntuale su specifici procedimenti. Tuttavia, la mole degli indagati — ben 74 tra funzionari, dirigenti e amministratori — indica un possibile problema sistemico nella gestione delle trasformazioni urbane della città.
Milano in bilico tra innovazione e opacità
La città simbolo dell’innovazione italiana, della rinascita post-Covid e dell’attrattività internazionale si trova ora a fare i conti con le opacità dei meccanismi amministrativi. Alcuni osservatori sottolineano che la velocità nella realizzazione dei progetti, spesso celebrata, potrebbe aver prodotto una zona grigia tra pubblico e privato, con regole interpretate in modo troppo elastico. L’inchiesta rischia di mettere in discussione l’intero modello di sviluppo, proprio mentre Milano si prepara a eventi cruciali come le Olimpiadi invernali del 2026.
Sala difende il lavoro fatto: “Chi lavora può sbagliare, ma non siamo corrotti”
Nel suo primo commento ufficiale, Sala ha detto: “Sono orgoglioso del lavoro fatto. Sappiamo di aver operato in modo trasparente e nel rispetto delle norme. Se sono stati commessi errori, li correggeremo. Ma la corruzione non ci appartiene”. Parole che mirano a tenere unito il fronte interno e a respingere le accuse più gravi.
Una settimana cruciale per il futuro amministrativo della città
Il Consiglio comunale di lunedì sarà l’occasione per un primo confronto pubblico sull’inchiesta, ma anche un test politico per valutare la tenuta della maggioranza e la posizione degli alleati. Sullo sfondo, resta il rischio di un logoramento progressivo della credibilità istituzionale, in una fase in cui la fiducia dei cittadini nella politica urbana è fondamentale per il prosieguo dei grandi progetti. Tutto si gioca, ancora una volta, sul filo sottile tra legalità e rapidità decisionale.