La proposta di fusione tra Monte dei Paschi di Siena (MPS) e Mediobanca sta scuotendo il panorama finanziario italiano, delineando un’inedita convergenza di interessi tra il governo e alcuni dei principali attori della finanza privata, in particolare le famiglie Caltagirone e Del Vecchio. Secondo Rony Hamaui, professore presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e presidente di Intesa Sanpaolo ForValue, che ha scritto in un recente articolo sul pregiato network economico lavoce.info, l’operazione potrebbe portare alla nascita del più grande gruppo finanziario del paese, ma con un costo che potrebbe ricadere sui contribuenti e sui piccoli azionisti.
Una fusione che cambia gli equilibri
Secondo quanto riportato da Hamaui su lavoce.info, MPS ha lanciato un’offerta pubblica di scambio volontaria su Mediobanca, un’operazione che avrebbe una portata ben diversa dalle altre manovre di consolidamento bancario in corso. “Si tratta di un’operazione con un forte carattere strategico, più che operativo”, scrive Hamaui, sottolineando che la fusione genererebbe sinergie stimate in 700 milioni di euro l’anno, a fronte di costi di integrazione iniziali di circa 600 milioni.
Uno degli elementi chiave della vicenda è il ruolo del governo italiano, che attraverso il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) detiene l’11,7% di MPS. “L’obiettivo del MEF è chiaro: creare un terzo polo bancario nazionale e mantenere il controllo di MPS in mani italiane”, scrive Hamaui su lavoce.info.
Parallelamente, le famiglie Caltagirone e Del Vecchio si muovono con un interesse preciso. Detengono il 14,8% di MPS e il 25,3% di Mediobanca e vedono nella fusione un’opportunità per consolidare il controllo su Assicurazioni Generali. “Il vero nodo della questione è Generali. Chi controllerà Mediobanca, controllerà anche la più importante compagnia assicurativa italiana”, afferma Hamaui nel suo articolo.
L’incognita dei mercati e dei piccoli azionisti
Se l’operazione offre vantaggi evidenti per i grandi azionisti e per il governo, la reazione dei mercati è stata finora incerta. Le azioni di Mediobanca hanno registrato un rialzo del 6,5% dopo l’annuncio della proposta, mentre quelle di MPS sono scese del 4%. Hamaui sottolinea che “le valutazioni di mercato mostrano scetticismo: gli azionisti di Mediobanca potrebbero non avere abbastanza incentivi per accettare il concambio proposto”.
L’offerta prevede un concambio di 2,3 azioni MPS per ogni azione Mediobanca, con un premio del 5%. “Questo valore non è sufficiente a convincere i soci di Mediobanca a cedere le proprie quote senza una revisione dell’offerta”, scrive Hamaui su lavoce.info, sottolineando come il Tesoro e Banco BPM, che ha recentemente acquisito il 5% di MPS, potrebbero subire una significativa diluizione del loro investimento.
Scenari
Se la fusione si concretizzasse, il nuovo gruppo risultante sarebbe il terzo operatore bancario in Italia per dimensioni, con un profilo altamente diversificato. Tuttavia, Hamaui avverte che “la vera incognita è il rischio di un nuovo assetto che favorisce pochi attori a scapito del mercato e dei piccoli risparmiatori”.
In ogni caso, la fusione tra MPS e Mediobanca resta un’ipotesi che deve superare numerosi ostacoli regolatori e ottenere il via libera da parte degli azionisti. Come sottolinea Hamaui nel suo articolo su lavoce.info, “il progetto ha una logica industriale, ma solleva molte domande sulla governance e sulla tutela del risparmio nazionale”. Il futuro del sistema bancario italiano dipenderà molto dalle decisioni prese nei prossimi mesi.
(Nella foto l'AD di Banca MPS, Luigi Lovaglio)