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Per Orcel (UniCredit) l'inflazione continuerà a calare, ma i tassi resteranno alti

- di: Redazione
 
Per Orcel (UniCredit) l'inflazione continuerà a calare, ma i tassi resteranno alti
La parabola discendente della curva dell'inflazione continuerà, ma questo non determinerà un calo dei tassi di interesse da parte della Bce. Ne è convinto il Ceo di Unicredit, Andrea Orcel, che, in una intervista a La Stampa, ha spaziato sulla situazione economica del Paese e del resto del continente, dicendosi ancora fiducioso sull'economia italiana, anche se la Banca centrale europea continuerà a perseguire le sue politiche di tassi di interesse elevati ancora per molto tempo. Questo, ha spiegato, tenendo conto che è ancora lontano l'obiettivo dell'istituto di Francoforte di riportare l'inflazione al 2 per cento annuo.

Per Orcel (UniCredit) l'inflazione continuerà a calare, ma i tassi resteranno alti

Comunque, per il Ceo di UniCredit, l'inflazione - dal picco dell'8,1 del 2022 - scenderà intorno al 6% quest'anno, per poi calare fino al 2,4% nel 2025.
Parlando con La Stampa, Orcel ha anche toccato il tema delle retribuzioni (di grande attualità visto il dibattito che, intorno al salario minimo, si è scatenato tra governo e opposizioni) e del ruolo degli istituti di credito, dicendo come, a suo avviso, se ''le imprese devono ritoccare gli stipendi'', le banche, da parte loro, ''devono cercare di aiutare le comunità da cui traiamo beneficio quando va tutto bene, perché è moralmente giusto farlo e, se si rompe l’equilibrio, ci perdiamo tutti".

Tornando alle tematiche legate ai tassi di interesse, Orcel ha detto che ''sono destinati a rimanere alti per un certo tempo. Prima di invertire la rotta la Bce vorrà essere davvero sicura che non sia troppo presto, nel rispetto del suo mandato''. Comunque, ha aggiunto, la battaglia che Christine Lagarde ha lanciato contro l’inflazione ''non è affatto semplice'', perché, ha spiegato, nell'Eurozona, essa provocata dall’offerta.

''Nell’Eurozona -
ha spiegato - l’inflazione è stata scatenata dal lato dell’offerta, cioè da energia e materie prime, e non da un eccesso di domanda e lavoro, come negli Stati Uniti. E dunque è molto più difficile risolvere con la politica monetaria, perché una componente importante di inflazione è diventata strutturale, nel momento in cui rincarano energia e materie prima importate. Quello del 2% rischia di essere l’obiettivo di un mondo che non c’è più".
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