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Sanchez rompe gli schemi: da Gaza alla Nato, stop ai ricatti

- di: Vittorio Massi
 
Sanchez rompe gli schemi: da Gaza alla Nato, stop ai ricatti
Il premier spagnolo attacca Netanyahu e sfida la linea Usa: difende la spesa sociale, rilancia la sinistra Ue e stringe l’asse con Schlein.

Una nuova sinistra è possibile? Sanchez ci prova da Bruxelles

Non è più tempo di mediazioni. Pedro Sanchez, in piena tempesta politica interna, ha deciso di sfidare apertamente Trump, Netanyahu e l’Europa delle mezze misure. In meno di ventiquattr’ore, tra il vertice Nato dell’Aja e il Consiglio europeo di Bruxelles, si è imposto come leader globale del fronte progressista.

Essere europeisti e atlantisti non implica avere un fidelismo cieco. Non vuol dire tagliare la spesa sociale”, ha dichiarato con fermezza al termine del vertice Ue. Un messaggio che avverte i falchi della Nato e rassicura gli alleati interni di sinistra.

Con la Nato ma non a tutti i costi: *“Siamo un Paese sovrano”*

Sanchez ha confermato che la Spagna onorerà gli impegni internazionali, ma senza subire logiche militariste. “Siamo un Paese affidabile. Ma anche sovrano”, ha detto, sottolineando come l’intesa raggiunta permetta di contenere la spesa militare al 2,1% del PIL, senza intaccare la coesione sociale.

Con l’ombra di Trump e dei suoi dazi punitivi, il premier ha voluto chiarire che “l’accordo è stato buono per la Spagna, per la Nato e per la spesa sociale”.

Netanyahu attaccato frontalmente: “Ora basta, Gaza è un inferno”

In tema di Medio Oriente, Sanchez ha usato parole durissime. “Voglio dire a Netanyahu: ora basta”, ha dichiarato, descrivendo Gaza come un inferno a cielo aperto e accusando Israele di violazioni flagranti dei diritti umani.

La Spagna, insieme a Irlanda, Norvegia e Slovenia, chiede la sospensione dell’accordo Ue-Israele. E la Francia, secondo fonti interne, potrebbe allinearsi nei prossimi giorni.

“Israele dice che non abbiamo condannato Hamas. Non è vero. L’abbiamo fatto dal primo momento. Ma adesso è nostro dovere morale agire per salvare le vite a Gaza e in Cisgiordania”.

La reazione israeliana non si è fatta attendere: l’ambasciata a Madrid ha parlato di “crociata anti-israeliana”. Il governo spagnolo ha risposto convocando l’incaricato d’affari per protestare contro un comunicato definito inaccettabile”.

Intesa con Schlein e nuova agenda per l’Europa

A fianco di Sanchez si è schierata Elly Schlein. I due condividono una linea netta: ridurre la spesa militare, salvaguardare lo stato sociale e sanzionare il governo Netanyahu.

“L’aumento della spesa militare al 5% rischia di ipotecare il futuro delle prossime generazioni. Sanchez ha dimostrato che si può dire di no ai bulli e alla prepotenza di Trump”, ha dichiarato la segretaria del PD.

L’intesa potrebbe essere il seme di una nuova opposizione nella prossima Commissione Ue. Ma l’obiettivo è anche interno: rilanciare una sinistra capace di dire no, ma senza fuggire dal confronto.

Su Trump una linea chiara: “Fiducia in Bruxelles, no ai ricatti”

Nonostante le minacce di dazi da parte di Trump, Sanchez si è mostrato deciso: “Ho piena fiducia in Ursula von der Leyen e in Maroš Šefčovič nella negoziazione sui dazi”.

Ma il principio resta fermo: no ai ricatti, sì alla difesa dell’interesse nazionale.

L’inizio di qualcosa, o l’ultima resistenza?

Pedro Sanchez cerca una nuova funzione politica: non più solo premier in difficoltà, ma portavoce di un’Europa diversa, capace di sfidare la logica della guerra, Netanyahu, e lo smantellamento del welfare.

Forse non ce la farà. Ma il dibattito è aperto. E per la prima volta da anni, la sinistra europea non si limita a inseguire l’agenda della destra: prova a riscriverla.

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