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Il controllo totale di Pirelli fa gola al socio cinese: il governo pensa (giustamente) al Golden Power

- di: Redazione
 
Il controllo totale di Pirelli fa gola al socio cinese: il governo pensa (giustamente) al Golden Power
I cinesi non regalano nulla, mai, e, quando entrano nella compagine societaria di un'azienda straniera, lo fanno prima soppesando agli aspetti finanziari, ma poi anche ipotizzando quali possano essere gli scenari futuri e, quindi, attrezzandosi per l'abbisogna. Non deve quindi sorprendere più di tanto la notizia (riportata dal Messaggero) secondo cui il gruppo di Stato cinese Sinochem, socio di Pirelli (detiene il 37% delle azioni), voglia cancellare il diritto di Camfin (la finanziaria di Marco Tronchetti Provera) di nominare gli amministratori delegati.

Il controllo totale di Pirelli fa gola al socio cinese

Una norma che era stata adottata per tutelare, oltre alla continuità nella gestione dell'azienda, anche il ''profilo'' nazionale del gruppo italiano. Cosa per la quale il Governo starebbe valutando la possibilità di attivare la procedura di Golden Power, a garanzia della italianità di un marchio storico del Paese e del peso che ha nell'economia nazionale. Nell'articolo del quotidiano romano, in particolare, si dice con chiarezza che Pirelli corre il grave rischio di ritrovarsi isolata ''nei mercati occidentali a causa del brusco cambio di rotta del socio cinese che, contrariamente al patto originario che prevedeva il mantenimento dell’italianità a ogni livello aziendale, ora ne vorrebbe piegare le strategie''. Un tentativo che, disinnescando la prassi che attribuiva a Camfin la guida di Pirelli, se si dovesse concretizzare avrebbe come primo risultato (le strategie hanno bisogno di tempo) la nomina di un amministratore delegato di indicazione cinese, con quello che ne conseguirebbe.

Come è naturale, la vicenda è rimbalzata dapprima negli ambienti politici, poi a Palazzo Chigi dove si starebbe ragionando se, come e quando attivare il Golden Power, cui alcuni governi possono fare ricorso nel caso emergesse la necessità di tutelare aziende che ricadono in quello che può essere definito interesse nazionale.
Una decisione in tal senso di Palazzo Chigi potrebbe essere presa ovviamente dopo avere avuto un quadro esatto della situazione attuale e di come essa potrebbe evolvere sentendo le ''campane'' di Pirelli e Camfin. Ma i tempi non sono larghi perché il nuovo patto parasociale, entrato formalmente in vigore il 22 maggio, è sospeso fino alla conclusione del procedimento di Golden Power, su cui una decisione deve essere presa entro il 23 giugno.

Per capirne di più basta andare a leggere quel che hanno sostenuto gli analisti di Equita secondo i quali, dalla lettura del dossier, ''emergerebbe la richiesta di ingerenza sulle strategie e l'operatività del gruppo (Sinochem avrebbe chiesto un aumento del livello di controllo politico e sulla composizione dei quadri dirigenziali oltre all'integrazione dei sistemi informatici delle controllate di Pirelli in Cina con i sistemi di Sinochem per consentire la condivisione simultanea delle informazioni) che si aggiunge alla maggiore forza dei soci cinesi nel nuovo patto (Camfin avrà un consigliere in meno)''.

Come si capisce, ci troviamo davanti ad una situazione limite quanto ingarbugliata, perché gli appetiti cinesi su Pirelli erano noti da tempo, ma non si sospettava - almeno sino a pochi mesi fa - che mettessero Camfin davanti ad una falsa proposta/vero ultimatum, poiché la richiesta di ricondurre a Sinochem tutte le decisioni importanti svuoterebbe la finanziaria che fa capo a Tronchetti Provera della capacità di proseguire nelle sue strategie. L'auspicabile ricorso al Golden Power avrebbe, peraltro, un evidente peso politico, nei giorni in cui il Governo sembra avere imboccato la strada dello sganciamento dalla ''Via della seta'', improvvidamente sostenuta dall'esecutivo Conte. La procedura di Golden Power, c
ome detto, riconduce all'interesse nazionale e forse non sarebbe stato male che ad essa si fosse pensato anche in precedenza, quando società e marchi importanti della nostra storia economica sono stati fagocitati dal capitale straniero. Perché consentire di cedere, senza profferire parola, brand importantissimi, ad esempio, della moda ha significato passare di mano professionalità squisitamente italiane, che ora fanno ricchi gli investitori stranieri.
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