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Tra Pnrr, veggenti, orsi e migranti, il problema Giustizia passa in secondo piano

- di: Redazione
 
Tra Pnrr, veggenti, orsi e migranti, il problema Giustizia passa in secondo piano
Nella girandola di cose di cui il Paese dovrebbe occuparsi, ovviamente seguendo una ragionevole scala di priorità, la Giustizia dovrebbe trovarsi ai primissimi gradini, perché non è un solo ''problema'', bensì una chiara emergenza.
Però è una cosa che viene quasi messa da parte dai ''grandi'' argomenti di cui si occupa la classe politica, che sembra vivere per battaglie ideologiche e non invece di principio.
Oggi, invece, ad occupare dibattiti e talk show (oltre a veggenti e a creduloni, ad anziani che fuggono dalle Rsa o alle pulsioni d'amore di un boss mafioso latitante) sono il Pnrr, le vicende di un'orsa che ha ucciso un uomo e il flusso ininterrotto di migranti che arrivano sulle nostre coste. Problemi importanti, di sicuro, ma che non possono essere totalizzanti rispetto ad altri non meno vitali. Come appunto la Giustizia, di cui ci si ricorda solo per eventi particolari e inattesi (come la fuga dell'oligarca russo che, ai domiciliari, se ne è tornato a casa per evitare l'estradizione negli Stati Uniti, dove l'aspettava un processo dall'esito - per lui nefasto - già segnato). La Giustizia, invece, dovrebbe meritare una attenzione da parte del Governo (non assolvendo certamente i precedenti) ben maggiore perché i suoi mali sono oltre che conclamati, anche pluridecennali, a volere essere buoni.

Tra Pnrr, veggenti, orsi e migranti, il problema Giustizia passa in secondo piano

Ma, a scanso di equivoci, vogliamo dire che la Giustizia di cui parliamo non è quella su cui si giocano partite politiche, ammantate da temi - come il garantismo - che viene reclamato a seconda di chi sia l'imputato o l'indagato, con singolari interpretazioni dell'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, fondamento della nostra Costituzione. Invece si invoca il garantismo a seconda della direzione del vento o, per essere meno vaghi, a seconda di quale sia l'appartenenza partitica di un imputato.

E invece le garanzie di chi finisce in un'inchiesta - a qualsiasi titolo - dovrebbero essere un dato di fatto, non qualcosa di cui ricordarsi a giorni alterni.
La Giustizia, questa Giustizia, mostra i segni di un ordinamento giudiziario che non riesce a tenere il passo con i tempi, sia in termini di organici, che - altra faccia dello stesso problema - di un gigantesco aumento delle cose di cui occuparsi. Che, lo dichiamo 'ad usum delphini', non sono solo quelle che finiscono in tv o sui giornali, perché ve ne sono migliaia (basti pensare solo all'immane lavoro dei pretori) che non avranno mai pubblicità. ma che sempre devono essere affrontate e definite, per rispetto dei cittadini che ne sono coinvolti. Ma di quanto si sviluppa quotidianamente nelle aule di giustizia che non vedono la presenza di riflettori e taccuini la gente non sa nulla, non percependo l'ampiezza, ad esempio, del probleme degli organici insufficienti, e non solo quelli dei magistrati. Se poi, in un panorama complesso di per sé, si innescano vicende particolari, che attirano l'attenzione generale, il quadro si degrada ulteriormente, quasi che la priorità sia quella dei casi più eclatanti, e non invece l'ordinario svolgimento dell'esercizio della Giustizia.

Ma sui giornali finisce ben altro, nel rispetto della curiosità della gente. Come le beghe tra magistrati e Ministero su chi dovesse fare cosa per controllare un ''figlioccio'' della nomenklatura russa in odore di fuga; come un sostituto procuratore generale che chiede la revisione di un processo, conclusosi con due ergastoli, sposando in toto le tesi della difesa e facendo a pezzi le precedenti sentenze e il lavoro (e pure, implicitamente, i comportamenti) degli investigatori e dei periti; come un Tar che boccia un atto di una Provincia autonoma per l'abbattimento di un'orsa pericolosa, scatenando una ridda di reazioni solo politiche.
Mentre i ruoli dei tribunali si allungano, i processi che interessano alla gente si svolgono non nelle aule di giustizia, ma in televisione, dove si fanno requisitorie (meno le arringhe di difesa) e si emettono verdetti senza appello, con chi ne è destinatario costretto a rinchiudersi in casa per evitare di vedersi sbattuti in faccia un microfono o una telecamera. Ormai il diritto ad essere innocente sino a che la Giustizia non si pronunci con sentenza definitiva è un ricordo.
Ma se le inchieste e i processi fossero veloci, per come la gente si augura, questo non accadrebbe. Forse.
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