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Addio ai telefoni in classe: una svolta educativa sulle superiori

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Addio ai telefoni in classe: una svolta educativa sulle superiori

Dal prossimo anno scolastico, gli studenti delle scuole superiori vedranno i loro telefoni cellulari vietati durante le lezioni. Una circolare del ministero dell’Istruzione, firmata dal ministro Giuseppe Valditara il 15 giugno 2025, stabilisce che i dispositivi mobili dovranno restare spenti e custoditi per tutta la durata delle ore di lezione. L’obiettivo dichiarato è riavvicinare gli studenti al percorso di studio, ridurre le distrazioni e rafforzare le relazioni in aula.

Addio ai telefoni in classe: una svolta educativa sulle superiori

Il provvedimento interviene in un contesto in cui, secondo studi internazionali, la presenza costante dei social network e delle notifiche influenza negativamente l’attenzione e la capacità di concentrazione dei ragazzi. Diversi istituti sperimentali avevano già bandito i telefoni per un giorno alla settimana, riscontrando un miglioramento nei risultati e un clima più sereno tra alunni e docenti.

Radici scientifiche della scelta
Il ministro Valditara ha motivato la circolare citando “evidenze scientifiche” che dimostrerebbero come l’uso continuo del cellulare riduca la memoria di lavoro e favorisca l’ansia da prestazione. In particolare, uno studio dell’Università di Cambridge del 2024 ha rilevato un calo del 20% nella capacità di risolvere problemi complessi tra chi riceve notifiche frequenti durante la lezione rispetto a chi può dedicarsi esclusivamente al testo e all’interazione in classe.

Secondo il documento ministeriale, la scarsa gestione del tempo ‘on-off’ tipica dei nativi digitali comporta un sovraccarico cognitivo che penalizza l’apprendimento. Eliminare la tentazione di controllare continuamente lo schermo permetterebbe invece di valorizzare la didattica partecipata e di promuovere abilità sociali spesso trascurate, come il dialogo faccia a faccia e la capacità di ascolto.

Reazioni tra studenti e famiglie
Il provvedimento ha diviso genitori e alunni. Da un lato, molti docenti e associazioni di categoria salutano con favore la decisione, definendola “un atto di responsabilità” e “un’opportunità per educare all’autonomia”. Le famiglie, d’altra parte, temono di non poter più contattare i figli in caso di emergenza o per comunicazioni a scuola. Il ministero ha però assicurato che, in caso di necessità, gli studenti potranno utilizzare i telefoni negli intervalli o rivolgersi al personale scolastico per chiamate urgenti.

Diversi presidi hanno manifestato preoccupazione per l’applicazione pratica della norma, sottolineando che alcune scuole non dispongono ancora di armadietti o spazi sicuri dove depositare i dispositivi. La confederazione degli istituti superiori ha proposto di destinare fondi per adeguare locali e dotare le classi di armadietti individuali, evitando il rischio di furti o smarrimenti.

Il ruolo del docente e l’educazione digitale
Il divieto di cellulari in classe non è una semplice azione repressiva, secondo il ministro, ma parte di un progetto più articolato di “educazione digitale responsabile”. Le scuole saranno chiamate a integrare nei programmi scolastici moduli specifici sul corretto uso delle tecnologie, sull’importanza della gestione del tempo online e sui rischi del cyberbullismo.

I docenti, in collaborazione con psicologi scolastici e formatori esterni, potranno proporre laboratori di ‘digital detox’, momenti in cui gli studenti si esercitano a svolgere attività creative o sportive senza supporti tecnologici. Inoltre, le ore di tecnologia informatica verranno riorientate verso percorsi di alfabetizzazione critica, per far comprendere ai ragazzi le dinamiche che regolano gli algoritmi e la piattaforma digitale.

Confronto politico e prossimo decreto
Il leader della Lega, Matteo Salvini, ha sostenuto la scelta ministeriale, affermando che “la scuola deve tornare al centro dell’istruzione senza interferenze esterne”. Il Partito Democratico ha accolto con riserva il divieto, proponendo un emendamento per prevedere un periodo di prova di sei mesi e una verifica dell’efficacia didattica prima di renderlo definitivo.

Entro settembre, il ministero emanerà un decreto attuativo che definirà le sanzioni in caso di violazione: si va dall’ammonizione scritta fino alla sospensione di una giornata scolastica per chi utilizza il cellulare durante le lezioni. In parallelo, verranno stanziati cinque milioni di euro per finanziare corsi di formazione obbligatori per i docenti sull’educazione digitale.

Prospettive di lungo termine
La misura rappresenta un cambio di passo nell’approccio all’innovazione tecnologica nella scuola italiana. Se il divieto otterrà i risultati sperati, si potrà ipotizzare un’estensione anche alle medie e, in prospettiva, considerare nuovi modelli di organizzazione del tempo scolastico, più flessibili e meno dipendenti dagli strumenti digitali personali. L’esperimento italiano sarà seguito con attenzione dagli altri Paesi europei, dove il dibattito sull’uso dei device in aula è in corso da anni.

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