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Confartigianato Studi: dal 1980 spesi per disastri naturali oltre 90,1 miliardi di euro

- di: Barbara Bizzarri
 
Confartigianato Studi: dal 1980 spesi per disastri naturali oltre 90,1 miliardi di euro
I costi economici per i danni causati da disastri naturali in Italia sono particolarmente elevati e la tragedia avvenuta nelle Marche ne è una ulteriore riprova. Tra il 1980 e il 2020 è stato sostenuto un costo pari a 90,1 miliardi di euro, il terzo valore più alto in UE dopo i 107,6 miliardi della Germania ed i 99,0 miliardi della Francia, equivalenti a 1.556 euro pro capite, valore che supera del 37,3% la media europea e colloca il nostro Paese al terzo posto dietro a Slovenia e Francia. Il Presidente di Confartigianato Marco Granelli conferma l’allarme per i devastanti effetti dei cambiamenti climatici e richiede l’impegno di tutti nella tutela dell’ambiente. Su questo fronte è opportuno ricordare che nell’ultimo decennio la crescita della spesa è stata trainata dalla spesa primaria corrente, al netto degli interessi su debito, salita del 21,9%, mentre quella per investimenti pubblici è salita di un limitato 5,9%, penalizzando gli interventi infrastrutturali necessari per contrastare gli effetti del climate change e dell’intensificazione di eventi meteorologici e climatici estremi.

In Italia risiedono in aree a rischio frane o in aree di attenzione  5.707.465 abitanti, quasi un decimo degli italiani,  di cui 499.749 in aree a pericolosità molto elevata, 803.917 in quelle ad elevata pericolosità, 1.720.208 in quelle a pericolosità media, ben 2.006.643 in aree a pericolosità moderata, a cui si aggiungono 676.948 abitanti in aree di attenzione. Le aree più pericolose, cioè a rischio almeno elevato, contano 1.303.666 abitanti. Parallelamente le imprese esposte a rischio frane sono nel complesso 405.240, pari all’8,4% delle imprese di industria e servizi, di cui 31.244 imprese sono in aree a pericolosità molto elevata, 53.197 in quelle a rischio elevato, 127.356 in quelle a rischio medio, 147.766 in quelle a rischio moderato e 45.677 sono in aree di attenzione. In questo caso, 84.441 imprese operano nelle aree più pericolose dove il rischio è almeno elevato. In aree a rischio frane o di attenzione si contano inoltre 1.867.094 edifici, pari al 12,9% del totale, e 38.153 beni culturali, pari al 17,9% del totale, su cui i danni possono impattare in modo irreversibile e con costi inestimabili:  se è vero che molte tipologie di opere d’arte possono essere messe in salvo, i beni architettonici ed archeologici inamovibili necessitano di misure di tutela eccezionali e in loco.

Purtroppo, l’esposizione al rischio frane è in aumento: le elaborazioni più recenti mostrano che rispetto a quella precedente del 2018 nelle aree a rischio almeno elevato di frane la popolazione è aumentata dell’1,7%, gli edifici del 2,7%, le imprese dell’1,8% e i beni culturali del 7,0%. Per quanto riguarda il rischio alluvione, 2.431.847 abitanti risiedono in aree ad elevata probabilità di eventi del genere, pari al 3,5% del totale, si arriva a 6.818.375 abitanti che risiedono in aree di moderata pericolosità, per toccare i 12.257.427 abitanti che si trovano in aree a bassa pericolosità, pari ad un quinto dei residenti italiani. Nel caso delle imprese, 225.874 operano in aree di elevato rischio alluvione, pari al 4,7% delle imprese di industria e servizi, per passare a 642.979 in aree di moderato rischio, che rappresentano il 13,4% delle imprese di industria e servizi, ed arrivare a 1.149.340 esposte ad un basso rischio.

In aree ad elevata probabilità di alluvione si contano 623.192 edifici e 16.025 beni culturali, in quelle a pericolosità media si passa a 1.549.759 edifici e 33.887 beni culturali per arrivare infine a 2.703.030 edifici e 49.903 beni culturali in aree a bassa pericolosità. Le regioni con i valori più elevati di popolazione a rischio frane e alluvioni sono Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Lombardia, Veneto e Liguria. Sarebbe dunque necessaria una continua manutenzione del territorio per scongiurare gli effetti di un così elevato indice di rischio. Nell’Unione Europea, invece, gli eventi meteorologici e climatici estremi sono per tre quarti eventi idrologici, come inondazioni e smottamenti di terreno (43,0%), ed eventi meteorologici come i temporali (34,0%), spesso concause dei primi. 
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