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Trump pronto a imporre dazi del 25% su auto, chip e farmaceutici: commercio globale a un bivio

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Trump pronto a imporre dazi del 25% su auto, chip e farmaceutici: commercio globale a un bivio

Donald Trump è pronto a riaccendere la battaglia commerciale con l’Europa e l’Asia. L’ex presidente degli Stati Uniti, candidato per un nuovo mandato alla Casa Bianca, ha annunciato l’intenzione di introdurre tariffe del 25% sulle importazioni di automobili, semiconduttori e prodotti farmaceutici, con un annuncio ufficiale atteso per il 2 aprile.

Trump pronto a imporre dazi del 25% su auto, chip e farmaceutici: commercio globale a un bivio

La misura, se confermata, rappresenterebbe un ritorno aggressivo alle politiche protezionistiche che avevano già caratterizzato la sua prima amministrazione, e potrebbe avere conseguenze significative sui mercati internazionali e sulle relazioni tra Washington e i suoi principali partner commerciali.

Durante un incontro con la stampa a Mar-a-Lago, Trump ha spiegato che le nuove tariffe sono concepite per "proteggere l’industria americana e porre fine alla concorrenza sleale da parte dei produttori stranieri".

Secondo quanto riportato da Reuters, il piano prevede che le automobili importate saranno soggette a una tariffa fissa del 25%, mentre per semiconduttori e prodotti farmaceutici il tasso potrebbe essere anche più elevato e soggetto a ulteriori aumenti nel corso dell’anno. L’obiettivo dichiarato è quello di spingere le aziende a rilocalizzare la produzione negli Stati Uniti, in modo che i beni prodotti sul suolo americano possano essere esentati da queste tariffe punitive.

Ma dietro la retorica protezionistica, si celano tensioni economiche profonde che coinvolgono gli equilibri del commercio globale. L’Unione Europea, principale bersaglio delle nuove misure, è già sul piede di guerra. Il commissario europeo per il Commercio, Maros Sefcovic, sarà a Washington nelle prossime settimane per negoziare una risposta, con Bruxelles che si prepara a difendere i propri interessi.

In gioco ci sono miliardi di euro di esportazioni europee verso gli Stati Uniti, in particolare nel settore automobilistico, dove aziende come Volkswagen, BMW e Stellantis rischiano di subire un contraccolpo significativo.

Le tensioni non riguardano solo il comparto automobilistico. La decisione di includere anche semiconduttori e farmaceutici è particolarmente critica, in un momento in cui la catena di approvvigionamento globale sta ancora affrontando gli strascichi delle crisi pandemica e geopolitica.

Gli Stati Uniti dipendono in larga misura da forniture di chip provenienti da Taiwan, Corea del Sud e Giappone, e un inasprimento delle tariffe potrebbe aumentare i costi per il settore tecnologico americano, con ricadute su prodotti elettronici, veicoli elettrici e persino sistemi di difesa.

Per i prodotti farmaceutici, invece, l’obiettivo di Trump sembra essere quello di ridurre la dipendenza da medicinali prodotti all’estero, in particolare in India e Cina. Tuttavia, i produttori statunitensi temono che i costi più elevati derivanti da tariffe aggiuntive possano rallentare l’innovazione e aumentare il prezzo finale dei farmaci per i consumatori americani.

Le nuove tariffe si inseriscono in una strategia più ampia che Trump ha definito come "reciproca" rispetto ai dazi imposti da altri paesi sulle esportazioni statunitensi. In particolare, l’ex presidente ha accusato l’Europa di avere un deficit commerciale con gli Stati Uniti di 350 miliardi di dollari, sostenendo che l’UE non favorisca le importazioni di prodotti americani nello stesso modo in cui Washington accoglie merci europee. "Se l’Europa vuole vendere auto, farmaci e chip negli Stati Uniti, allora deve aprire di più il proprio mercato ai nostri prodotti" ha dichiarato Trump in un’intervista rilasciata a Fox Business.

Le reazioni sui mercati non si sono fatte attendere. Dopo le dichiarazioni di Trump, i titoli delle principali case automobilistiche europee hanno registrato un calo, con Volkswagen e BMW che hanno perso rispettivamente il 2,3% e l’1,8% alla Borsa di Francoforte. Anche il settore tecnologico ha subito oscillazioni, con i principali produttori di semiconduttori che temono un effetto domino sulle forniture.

Gli analisti di MarketWatch sottolineano che una politica commerciale così aggressiva potrebbe avere conseguenze imprevedibili. Da un lato, Trump spera di stimolare la produzione interna e di ottenere concessioni dai partner commerciali. Dall’altro, le ritorsioni europee e asiatiche potrebbero portare a una guerra commerciale simile a quella che si è verificata tra il 2018 e il 2019, quando l’amministrazione Trump aveva imposto dazi su acciaio, alluminio e altri prodotti importati dalla Cina.

A livello diplomatico, la Casa Bianca non ha ancora ufficializzato i dettagli delle nuove tariffe, e non è chiaro se il Congresso avrà un ruolo nel processo decisionale. Tuttavia, la prospettiva di dazi così elevati sta già generando pressioni interne, con alcuni settori industriali americani che temono un aumento dei costi delle materie prime e una reazione a catena che potrebbe pesare sull’inflazione.

Il tema delle tariffe sarà sicuramente uno dei nodi centrali della campagna elettorale di Trump. L’ex presidente sta cercando di conquistare consensi tra gli elettori del Midwest industriale, puntando su una retorica economica basata sulla difesa del lavoro americano e sulla lotta alle "pratiche commerciali scorrette" di Europa e Cina. Dall’altra parte, l’amministrazione Biden, sebbene non abbia escluso misure protezionistiche in alcuni settori, sembra orientata a evitare un’escalation tariffaria su larga scala, preferendo un approccio più calibrato attraverso accordi commerciali multilaterali.

Il 2 aprile si avvicina, e con esso l’atteso annuncio ufficiale. Le prossime settimane saranno cruciali per capire se le nuove tariffe diventeranno realtà o se, come accaduto in passato, ci sarà spazio per una mediazione diplomatica. Nel frattempo, i mercati restano in attesa, mentre l’Europa e l’Asia preparano le loro contromosse.

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