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Trump “invade” la California: “Fermatelo, è fuori controllo”

- di: Jole Rosati
 
Trump “invade” la California: “Fermatelo, è fuori controllo”
Il Governatore Newsom lo accusa di autoritarismo, lui replica: “Lo arresterei”. Intanto l’America affonda tra debito e caos.
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È più una provocazione: è un’invasione politica, militare e istituzionale. Donald Trump ha mandato 700 marines a presidiare Los Angeles, dopo aver già dispiegato 2.000 uomini della Guardia Nazionale in risposta alle proteste per le retate anti-migranti. Il governatore della California, Gavin Newsom, ha rotto ogni freno: “Questo uomo è fuori controllo. Sta trasformando gli Stati Uniti in un regime armato e instabile. È il momento di fermarlo”.
Nel frattempo, il Paese scivola verso un collasso economico annunciato: il piano di bilancio appena presentato – un monumento al debito e agli ultra ricchi – viene demolito da economisti, investitori e perfino da Elon Musk, che ora si dice “disgustato” dall’amministrazione che aveva sostenuto.
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Scene da stato d’assedio
Le immagini che arrivano da Los Angeles sembrano girate per un film distopico. Fumo, sirene, lacrimogeni e poliziotti a cavallo si scontrano con centinaia di manifestanti, molti dei quali sventolano bandiere messicane e centroamericane, altri scandiscono cori in difesa dei migranti espulsi senza processo. Alcuni hanno lanciato molotov, pietre e bottiglie. In risposta, Trump ha fatto blindare la città.
“Abbiamo evitato l’annientamento totale”, ha scritto su Truth Social il presidente, definendo i manifestanti “insurrezionisti mascherati” e accusando Newsom e la sindaca di Los Angeles, Karen Bass, di “proteggere i violenti”. Poi l’affondo più grave: “Newsom va arrestato per complicità. Non possiamo più tollerare la sua insubordinazione”.
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La California non ci sta
Newsom ha reagito con un atto senza precedenti: una causa federale contro Trump. Lo accusa di violare il decimo emendamento e di usare impropriamente la legge che consente la federalizzazione della Guardia Nazionale. “Non siamo uno Stato vassallo. Non tollereremo l’occupazione militare da parte di un presidente che cerca lo scontro per coprire il suo fallimento economico e morale”.
A Sacramento, studenti e attivisti hanno marciato sul Campidoglio. A San Francisco sono state arrestate 60 persone. Il fronte si allarga, e con esso la crepa fra lo Stato più popoloso d’America e una presidenza che appare sempre più isolata e pericolosa.
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Un bilancio scritto per l’1%
Il contesto non è neutro. Trump ha presentato al Congresso un piano di bilancio da 3 trilioni di dollari che secondo l’analisi della Tax Policy Foundation favorisce per oltre il 63% la fascia più ricca della popolazione, mentre taglia brutalmente su sanità pubblica, sussidi alimentari e investimenti ambientali. Se approvato nella sua forma integrale, il piano porterebbe il debito federale al 134% del PIL entro il 2030, stando ai dati del Congressional Budget Office.
Per il Premio Nobel Joseph Stiglitz, intervistato dalla CNN, è “il piano più regressivo mai presentato in un Paese avanzato. Una bomba a orologeria sociale che avvantaggia chi ha tutto e toglie ai più fragili”.
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La rottura con Musk
E arriva anche il siluro di Elon Musk. Intervistato dalla CNBC, il fondatore di Tesla e SpaceX ha definito la manovra “un abominio disgustoso. Pensavo che l’obiettivo fosse proteggere il libero mercato, non distruggerlo per fare piacere ai fondi hedge”. Un voltafaccia che segna la rottura definitiva tra il tycoon tecnologico e quello politico.
Dietro le quinte, si mormora che anche alcuni grandi donatori repubblicani stiano congelando le erogazioni. Il motivo? L’effetto boomerang di una presidenza che usa i marines per mettere a tacere i governatori scomodi, mentre Wall Street scruta i titoli di Stato con crescente diffidenza.
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Un precedente inquietante
Trump ha evitato – per ora – di invocare l’Insurrection Act, la legge del 1807 che autorizza l’uso dell’esercito per sedare disordini interni. Ma ha attinto a una norma del 1956 che permette la federalizzazione della Guardia Nazionale senza il consenso del governatore. “Un uso estremo e pericoloso”, secondo il costituzionalista Cass Sunstein. “Non siamo più nel campo della politica. Qui si sta riscrivendo l’equilibrio tra Stati e governo federale a colpi di manganello”.
L’ONU ha chiesto moderazione. La presidente del Messico, Claudia Sheinbaum, ha parlato di “militarizzazione incostituzionale” e chiesto un intervento della Corte interamericana dei diritti umani.
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Una strategia di distrazione permanente
Trump agisce con metodo: ogni crisi sociale è un’occasione per creare il nemico perfetto. L’immigrato. Il giornalista. Il governatore dissidente. Intanto gli Stati Uniti, privati di una politica industriale e schiacciati da un debito che esplode, vedono crollare la fiducia internazionale nei propri T-bonds. L’agenzia Fitch ha annunciato una “prospettiva negativa” per i conti USA. Il dollaro, per ora, non crolla benché sia sceso del 10%. Ma il vento gira.
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Un Paese in frantumi 
Il problema non è solo Trump. È un Paese in frantumi, in cui i muscoli sostituiscono le istituzioni, i miliardari dettano la legge e i governatori difendono le Costituzioni locali come ultimi baluardi. La battaglia per la California è appena iniziata. Ma la posta in gioco è molto più grande: il futuro della democrazia americana.

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