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Turchia, scatta la censura: licenziati attori anti-Erdogan

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Turchia, scatta la censura: licenziati attori anti-Erdogan

La repressione del dissenso in Turchia assume oggi un nuovo volto. Dopo l’arresto del sindaco di Istanbul, Ekrem İmamoğlu, figura di spicco dell’opposizione kemalista, il governo di Recep Tayyip Erdoğan ha iniziato a colpire chi ha manifestato solidarietà nei suoi confronti. Tra i primi a pagare il prezzo di questa stretta ci sono volti noti del mondo della cultura: attori e attrici che avevano espresso pubblicamente il proprio sostegno a İmamoğlu sono stati rimossi dai palinsesti della televisione pubblica TRT. La decisione ha l’effetto di una purga politica nel cuore del mondo artistico turco.

Turchia, scatta la censura: licenziati attori anti-Erdogan

Gli attori coinvolti non sono semplici comparse, ma figure centrali delle produzioni televisive e teatrali del Paese. Alcuni erano volti amati del pubblico, attivi anche nel mondo del cinema. Il loro errore, secondo Ankara, è stato quello di aver condiviso sui social o in interviste parole di solidarietà nei confronti del sindaco detenuto. Per questo, le loro collaborazioni con la rete pubblica sono state interrotte senza preavviso. Un segnale chiaro: anche l’arte deve piegarsi alla linea del governo. Alcuni hanno già lasciato il Paese, altri si sono visti cancellare contratti e tournée.

Un regime che teme la cultura
La decisione non sorprende chi conosce l’evoluzione autoritaria della Turchia sotto Erdoğan. La cultura è da tempo uno dei bersagli preferiti del potere: giornalisti arrestati, registi censurati, docenti epurati. Il licenziamento degli attori rientra in una strategia più ampia di controllo dell’immaginario collettivo. Lo Stato vuole decidere chi può parlare, chi può recitare, chi può scrivere. E chi disobbedisce viene spinto ai margini. In questo contesto, la protesta degli artisti diventa un gesto politico, anche quando assume i toni pacati di una dichiarazione o di una fotografia condivisa.

Il caso İmamoğlu e la frattura nel Paese
L’arresto di Ekrem İmamoğlu ha scatenato indignazione internazionale e tensioni interne. Sindaco di Istanbul dal 2019, esponente del CHP, è stato accusato di "insulti a pubblici ufficiali" per aver criticato il Consiglio elettorale supremo. La condanna a oltre due anni di carcere e la decadenza dal suo incarico hanno provocato proteste di piazza in diverse città. La mossa è apparsa a molti come un tentativo diretto di eliminare il principale rivale di Erdoğan in vista delle prossime presidenziali. In questo clima, ogni parola di solidarietà viene considerata un atto sovversivo.

Un Paese sempre più isolato
Le reazioni internazionali non si sono fatte attendere. Organizzazioni per la libertà d’espressione hanno condannato duramente la censura contro gli attori, mentre alcuni eurodeputati hanno parlato di “giustizia piegata al potere”. Ma il governo turco prosegue dritto, convinto che la repressione preventiva sia l’unico modo per mantenere saldo il controllo. L’arte diventa così campo di battaglia tra autorità e dissenso, tra paura e libertà. E mentre il mondo guarda con crescente inquietudine, la Turchia sembra sempre più chiusa in un silenzio imposto dall’alto.

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