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Ucraina, Macron: "Perseguire la pace, ma senza umiliazione"

- di: Diego Minuti
 
Ucraina, Macron: 'Perseguire la pace, ma senza umiliazione'
Lo si può anche fare bersaglio di battute grevi, di stoccate, di insinuazioni. Ma da oggi Emmanuel Macron si erge a livello di personalità politica di respiro mondiale, mettendo, primo tra gli statisti del Continente, un paletto alla guerra in Ucraina. Lo ha fatto nel corso di un discorso a Strasburgo, in occasione di una conferenza sul futuro dell'Europa, quando ha detto chiaro e tondo quel che pensa del conflitto, di come si debba affrontare e, soprattutto, degli errori in cui non bisogna cadere. 

Emmanuel Macron è intervenuto al termine della Conferenza sul futuro dell'Europa

"Non dobbiamo cedere alla tentazione dei revanscismi" - ha detto Macron, da poco reinsediatosi all'Eliseo - "Domani avremo una pace da costruire''. Un processo che non si fermerà con il cessare del rimbombo delle armi, perché, ha spiegato dicendo quello che tutti hanno davanti agli occhi, ma che molti si rifiutano di ammettere, che ''dovremo farlo con Ucraina e Russia attorno al tavolo. Ma questo non si farà né con l’esclusione reciproca, e nemmeno con l’umiliazione''.

Parole chiare e fortissime, seppure nella loro essere semplici e forse scontate. Ma che qualcuno doveva pure pronunciare, forse anche con coraggio, segnando una cesura tra quanto è stato detto e fatto sino ad oggi dall'invasione dell'Ucraina e un auspicabile futuro immediato, che potrebbe essere difficile da affrontare se non lo si farà dando la medesima dignità a tutti i giocatori di questa drammatica partita.
In questo periodo storico (quando si pensava che i conflitti di lunga durata in cui siano coinvolti delle potenze militari fossero un capitolo ormai chiuso), la guerra in Ucraina, che si trascina ormai da due mesi ed il cui bilancio vero di vittime e danni è ancora lontano dal potere essere scritto, la pace non deve restare un valore astratto, sebbene chi l'abbia violentata ha nome e cognome.

Ma appunto per questo, appunto perché si ha una chiara contezza delle responsabilità, non si può pensare di tornare ad un clima di non belligeranza con l'obiettivo di annientare l'avversario di turno, anche se Vladimir Vladimirovič Putin non potrà essere perdonato: non da quell'entità indeterminata che sono i tribunali della Storia, ma dalla ragionevolezza e dalla serenità di un giudizio che deve tenere conto di quello di cui si è macchiato.
Ma se questa è una causale potentissima per emettere un verdetto di condanna, allo stesso tempo non può essere un binario sul quale fare marciare solo la macchina della punizione. Altrimenti non porterà a nulla, se non all'inasprimento dei contrasti e, quindi, ad un ulteriore accanimento.

Sulla pace tutti - speriamo - concordano, anche se il modo di ottenerla cambia a seconda della sensibilità e, purtroppo, dell'ideologia o della convenienza politica del momento. Ma oggi con le parole di Emmanuel Macron la politica è tornata e lo ha fatto al massimo livello, che dovrebbe avere una sponda anche dal nostro governo che, se ha fatto bene a inviare armi all'Ucraina aggredita sino ad un passo dallo sterminio della sua gente, ora deve farsi portavoce di un nuovo modo di guardare alla guerra. E per farlo basta guardare un po' più in là delle immagini di distruzione che le televisioni di mezzo mondo ci rimandano quotidianamente. Perché la pace, ricordiamo, deve essere fatta accettare a tutti e non essere, come accaduto alla fine dei due conflitti mondiali, una continuazione della guerra. Le condizioni di pace imposte, per due volte, alla Germania furono durissime e, nel caso della prima guerra mondiale, furono la base della seconda. Un errore in cui non ci possiamo permettere di ricadere. Pena il futuro del Pianeta.
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