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Trump lascia sola Kiev, dà ragione ai russi e boicotta il G7: tensione alle stelle

- di: Jole Rosati
 
Trump lascia sola Kiev, dà ragione ai russi e boicotta il G7: tensione alle stelle
L'amministrazione di Donald Trump segna una svolta radicale nella politica americana verso l'Ucraina, opponendosi alla definizione della Russia come "Paese aggressore" in una dichiarazione del G7 e in una bozza di risoluzione dell'Onu, proprio in occasione del terzo anniversario dell'invasione russa. La mossa ha sollevato tensioni diplomatiche e un duro botta e risposta tra Washington e Kiev.

Una linea dura contro Zelensky
Keith Kellogg, inviato Usa per il conflitto russo-ucraino, ha annullato una conferenza stampa prevista a Kiev, mentre il consigliere per la Sicurezza nazionale americana Mike Waltz ha invitato Volodymyr Zelensky (foto) ad "abbassare i toni" nelle critiche al presidente americano e a firmare invece l'accordo con Washington per lo sfruttamento delle terre rare.
Trump, parlando alla Future Investment Initiative a Miami, ha lanciato pesanti attacchi contro il presidente ucraino, definendolo "un comico di modesto successo" e "un dittatore non eletto" che "si rifiuta di indire elezioni". Ha inoltre ammonito Kiev a "muoversi rapidamente" per evitare di perdere ulteriori territori, sostenendo che "la guerra sta andando nella direzione sbagliata". A bordo dell'Air Force One, Trump ha rincarato la dose, affermando che "i russi hanno le carte in mano perché hanno conquistato molto territorio".
La tensione tra i due leader si è aggravata ulteriormente dopo che Trump ha adottato la narrativa russa, arrivando a definire Zelensky un dittatore. A seguito di queste dichiarazioni, Kellogg ha cancellato la prevista conferenza stampa congiunta con il presidente ucraino, mentre Waltz ha ribadito l'invito a firmare l'accordo sulle risorse minerarie.

La risposta di Kiev e le implicazioni internazionali
Dopo il faccia a faccia con Kellogg, definito "produttivo", Zelensky ha cercato di mantenere aperta la porta al dialogo con Washington. "L'Ucraina è pronta per un accordo forte ed efficace di investimenti e sicurezza con il presidente degli Stati Uniti. Abbiamo proposto il modo più rapido e costruttivo per ottenere risultati. Il nostro team è pronto a lavorare 24 ore su 24, 7 giorni su 7", ha scritto il leader ucraino su X. Ha inoltre ringraziato gli Stati Uniti "per tutta l'assistenza e il supporto bipartisan all'Ucraina e al popolo ucraino".
Intanto, in vista del terzo anniversario dell'inizio della guerra, Washington sta cercando di ammorbidire il linguaggio ufficiale del G7 e dell'Onu, evitando di definire Mosca un "aggressore" e astenendosi dal sostenere una risoluzione delle Nazioni Unite che ribadisca l'integrità territoriale dell'Ucraina.

Il nodo delle sanzioni e il ruolo dell'Europa
Il segretario al Tesoro Scott Bessent ha indicato che, nei negoziati per un possibile accordo di pace, si potrebbe considerare un alleggerimento delle sanzioni contro la Russia. "Gli Stati Uniti sono pronti ad aumentare o ridurre le misure in base alla volontà di Mosca di negoziare", ha affermato Bessent, segnalando un'apertura che potrebbe cambiare l'assetto geopolitico del conflitto.
Tuttavia, per modificare il regime sanzionatorio, Washington dovrà ottenere il consenso degli alleati europei, che finora hanno mantenuto una posizione più rigida. A tenere aperto un canale di dialogo tra le due sponde dell'Atlantico saranno le imminenti visite alla Casa Bianca del presidente francese Emmanuel Macron (lunedì) e del premier britannico Keir Starmer (giovedì), due tra i leader più attivi nel sostegno a Kiev.
Il giorno stesso in cui Macron sarà a Washington, i vertici dell'Unione Europea e il premier spagnolo voleranno a Kiev per riaffermare il loro sostegno all'Ucraina nel terzo anniversario dell'invasione russa. Il braccio di ferro diplomatico tra Stati Uniti, Russia e Unione Europea sembra destinato a intensificarsi, mentre l'equilibrio geopolitico del conflitto si fa sempre più incerto.

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